Se ci si divide sulla famiglia, si dividono le famiglie

Qualche giorno fa, alla nostra mensa serale, abbiamo trovato a sorpresa anche Y., 11 anni. Y. sta affrontando – e lo affronterà ciclicamente per tutta la vita – un percorso di cura in lunga degenza per una malattia cronica. “Avevamo bisogno di sentirci a casa e, per una sera, abbiamo chiesto all’ospedale il permesso di uscire”, mi ha spiegato sua madre.

 

  1. e sua madre sono solo in due, e sono una famiglia. Con bisogni concreti che diventano domande concrete, che attendono risposte concrete: cura, accoglienza, ascolto, supporto, la possibilità per la madre di seguire la sua bambina senza rischiare di perdere il lavoro…

Chiediamo a una famiglia, a dieci, a cento famiglie – qualunque accezione vogliamo dare al termine famiglia – di che cosa abbiano bisogno, quali siano le loro esigenze. Chiediamo loro di definirsi. Le risposte, invariabilmente, si somiglieranno tutte.

 

Ma allora perché la fotografia che ci consegna il Congresso delle famiglie a Verona disegna un paesaggio così lacerato e diviso?

La famiglia – culla della vita e della forma più autentica e disinteressata di bene, fragile nella sfida dei tempi e, per forza di cose, forte nella sua capacità di reinventarsi e sostenere laddove lo Stato non c’è – non può diventare ostaggio dello scontro politico e ideologico.
Se ci si divide sulla famiglia, si dividono le famiglie.

 

Se, con ostinata pervicacia, ci si contrappone sulla famiglia, si contrappongono le famiglie.
Guardiamoci intorno. Con più umiltà di chi parla in loro vece senza nessun mandato, milioni di famiglie ogni giorno si definiscono e ridefiniscono prima di tutto in una pratica quotidiana di amore e solidarietà: nonni che si occupano dei nipotini, figli che si occupano degli anziani genitori, madri che ricorrono a ferie e permessi per portare un bambino dal pediatra, padri che si caricano di un doppio lavoro, amici che supportano oltre i legami di sangue.
Fuori da ogni campo di battaglia, ci sono bisogni che vanno ascoltati e diritti che vanno rispettati. Questo si deve alle famiglie, tutte.

 

Fr. Giampaolo Cavalli, Direttore Antoniano di Bologna