Preti & scandali sessuali. La pagina nera della Chiesa

Preti & scandali sessuali: il fenomeno della pedofilia clericale, oltretutto, ancora non è stato del tutto analizzato con strumenti psicanalitici, capaci di penetrare negli oscuri meandri del mondo clericale sconosciuto ai più.

 

 

di ANDREA FILLORAMO

Da alcuni dati ufficiali della “Congregazione per la dottrina della Fede” sui preti pedofili risulta che solo nel 2017 si contavano 410 denunce ritenute “verosimili” e che dal 2013 a oggi in media è stato segnalato come presunto pedofilo, ogni giorno, un prete.

Non vogliamo discutere su questi dati né su altri presunti, che coprono, a mio giudizio, solo in minima parte la grande galassia di un fenomeno che tende, per sua stessa natura, a rimanere in parte o in buona parte occulto.

Il fenomeno della pedofilia clericale, oltretutto, ancora non è stato del tutto analizzato con strumenti psicanalitici, capaci di penetrare negli oscuri meandri del mondo clericale sconosciuto ai più.

Non sono state analizzate, quindi, fino in fondo le nefaste conseguenze di una formazione data nei seminari che ha potuto spersonalizzare generazioni di preti ancor oggi attivi nelle varie diocesi, divenuti nel tempo anche monsignori e vescovi, rendendoli forzosamente “eunuchi per il regno dei cieli”- attraverso un processo educativo di neutralizzazione e di sublimazione delle pulsioni sessuali infantili, con  il quale si è fatto pensare che sarebbe stata disponibile l’energia per attività non istintuali.

Se questo è vero, tali preti, apparentemente casti, talvolta sono stati colpiti da varie patologie fisiche e psichiche dovute alle frustrazioni sessuali, che avrebbero condotto alcuni di loro (fortunatamente non tutti) alla pedofilia, dato il facile accesso nel rapporto che è possibile avere con i bambini.

Solo conoscendo, perciò, quello che si manifesta dell’esperienza esterna e/o dell’esperienza interna del prete che ha caratteri specifici e individuabili si ha la possibilità di conoscere i processi che hanno condotto alcuni o molti di loro ad infrangere alcune regole non date soltanto dal proprio status ma anche dalla morale comune o, addirittura sancite dal Codice penale.

Non desta, oggi, pertanto, meraviglia la notizia presente in tutti i telegiornali del mandato di cattura internazionale della magistratura argentina nei confronti del vescovo di Orán, monsignor Gustavo Zanchetta, accusato di abusi sessuali continuati, con l’aggravante di essere un religioso, nei confronti di due seminaristi. Lo hanno reso noto fonti della Procura di Salta. Zanchetta è considerato vicino a Papa Francesco, che nel 2017 lo aveva nominato consigliere di Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica.

Non occorre, quindi, dinnanzi a questi casi “stracciarsi le vesti”, che è stato sempre un atteggiamento tipico del mondo cattolico di fronte agli scandali sessuali che hanno come protagonisti degli uomini di Chiesa, un modo ipocrita per distanziarsi dai loro confratelli e non da un sistema educativo al quale si vuole rimanere debitori. Applicabile a loro è il pensiero del gesuita, scrittore e filosofo spagnolo Baltasar Gracián y Morales 16011658)  che scrive: ”Ci sono individui composti unicamente di facciata, come case non finite per mancanza di quattrini. Hanno l’ingresso degno d’un gran palazzo, ma le stanze interne paragonabili a squallide capanne.”

Non stracciarsi le vesti non significa, però, tacere.

Bene ha fatto, per esempio, frère Alois, attuale priore della comunità cristiana monastica ecumenica internazionale di Taizé fondata nel 1940 da Roger Schutz, meglio conosciuto come frère Roger (fratello Roger) che ha denunciato 5 casi di abusi su minori e altre aggressioni verificatisi da parte di 3 fratelli, due dei quali morti più 15 anni fa, che facevano parte del gruppo. Un vero e proprio fulmine a ciel sereno la sua denuncia, se si considera che la comunità di Taizé viene raggiunta ogni anno, sulle colline borgognesi, da centinaia di giovani che, in arrivo soprattutto dall’Europa e appartenenti alle varie chiese cristiane, intendono fare un percorso di formazione spirituale, con preghiere, meditazioni e condivisioni. Eppure, anche questo luogo, fondato ormai da quasi 80 anni da frère Roger, sarebbe stato in passato teatro di gravi fatti di pedofilia.

“Quando sono stato informato di queste accuse – ha scritto frère Alois – il mio primo passo è stato quello di ascoltare, con altri fratelli, le vittime, nel rispetto assoluto della loro parola, della loro sofferenza e accompagnarle il meglio possibile. Oggi i nostri primi pensieri vanno verso di loro; ascoltando ciò che hanno vissuto e sofferto, proviamo vergogna e un dolore profondo. È possibile che questo nostro parlare porti altre eventuali vittime a farsi conoscere: le ascolteremo e le accompagneremo nei passi che vorranno compiere. Se parlo oggi, è perché lo dobbiamo alle vittime, ai loro cari e a coloro che cercano a Taizé uno spazio di fiducia, sicurezza e verità”.