“Con questa ricerca confermiamo il nostro impegno per l’innovazione – ha commentato Innocenzo Cipolletta –. Lo sviluppo delle IA ci vede impegnati prima di tutto accanto ai nostri partner europei per ottenere una legislazione chiara ed efficace a tutela del diritto d’autore, ma al contempo monitoriamo l’adozione di strumenti di IA da parte delle imprese per sostenerle in questo processo. Il gap a sfavore degli editori più piccoli ci conferma che sono necessarie politiche industriali pubbliche che permettano a tutti di cogliere le opportunità delle nuove tecnologie, anche a chi ha risorse economiche limitate”.
“Gli strumenti di IA sono entrati diffusamente nei flussi di lavoro delle case editrici a più livelli – spiega Andrea Angiolini –. Come Associazione supportiamo tutti gli editori in questo momento di forte innovazione, fornendo innanzitutto la formazione necessaria per cogliere le opportunità delle nuove tecnologie evitando allo stesso tempo i rischi collegati a un’adozione acritica”.
Per le case editrici italiane l’IA è uno strumento, o una serie di strumenti, che già oggi sono utilizzati nei flussi di lavoro, ma allo stesso tempo questa tecnologia alimenta preoccupazioni sul versante del rispetto del diritto d’autore e dell’affidabilità nelle risposte che fornisce. All’indagine hanno partecipato 97 editori, per un totale di 184 marchi editoriali coinvolti.
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Quanti editori utilizzano l’IA. Tre editori su quattro, il 75,3%, dichiarano di utilizzare strumenti di IA. Tra i grandi editori, oltre i 5 milioni di euro di vendite annue, la percentuale di chi usa strumenti di AI è del 96,2%. Per gli editori tra uno e cinque milioni si scende al 75%, 66,7% per gli editori da 500mila a un milione di euro, 63,6% per gli editori da 100mila a 500mila euro, 62,5% per gli editori sotto i 100mila euro.
Per cosa si utilizza l’IA. Tra gli editori che utilizzano strumenti di IA, il 67,1% cita tra gli utilizzi la realizzazione di materiali per ufficio stampa e comunicazione, il 67,1% la redazione di paratesti e metadati, il 50,7% la realizzazione di copertine e illustrazioni, il 49,3% l’editing, la revisione bozze, le traduzioni, il 31,5% attività amministrative o operative, il 21,9% l’accessibilità, il 19,2% attività commerciali come previsioni di vendita e analisi di dati. Il 17,8% utilizza l’IA per lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi come software educativi interattivi (lo fa il 50% degli editori scolastici) e servizi e software su banche dati (riguarda il 33% degli editori professionali. Erano possibili più risposte.
Le preoccupazioni riguardanti l’IA. Sul versante delle criticità, delle preoccupazioni che l’IA alimenta per il futuro, il 63,9% del campione cita la tematica della revisione dei contratti, i rapporti con i collaboratori, la gestione dei diritti. Il 58,8% indica la violazione del copyright da parte delle aziende che gestiscono i Large Language Models nelle fasi di addestramento, il 50,5% le allucinazioni generate dall’IA presentate come fatti, il 46,4% il fatto che i sistemi di IA siano addestrati con dati imprecisi, falsi o distorti, il 44,3% il tema di come proteggere il materiale generato con l’IA, il 42,3% la difficoltà a stare al passo con i rapidi cambiamenti, il 39,2% le difficoltà a spiegare agli autori in che modo le loro opere sono protette, considerando che le condizioni delle piattaforme di IA sono poco chiare, il 32% la proliferazione del self publishing prodotto da IA, il 16,5% l’impatto sull’organizzazione interna della casa editrice, il 16,5% la sfiducia nelle aziende che sviluppano IA, il 16,5% il dover prevedere investimenti considerati eccessivi. Solo il 6,2% non ha alcuna preoccupazione. Erano possibili più risposte. |
