Periferie: Save the Children, più di 1 giovane su 3 in Italia vive nelle città metropolitane. Necessario superare le disuguaglianze e garantire la tutela dei diritti

In Italia più di un giovane su tre (36,8%) tra  0 e 24 anni  vive in una delle 14 città metropolitane[1]: 4,8 milioni di ragazzi e ragazze , che rappresentano il 22,6% della popolazione totale. Sempre nelle città metropolitane, il 9% dei 15-24 anni (più di 190mila) non studia e non lavora, con grandi disuguaglianze territoriali: a Napoli e a Palermo, infatti, sono circa 14 su 100 i giovani esclusi dal sistema di istruzione e dal mercato del lavoro[2].

Ma le disuguaglianze non si radicano solo tra città. Anche crescere in un quartiere o in un altro all’interno della stessa città può fare la differenza sul futuro di bambini, bambine e adolescenti.

Secondo i più recenti dati elaborati da Istat, a Milano a esempio, se nella zona di Ripamonti circa un giovane su 15 (il 6,9%) abbandona precocemente gli studi (contro il 12,4% della media comunale) e il 14,6% non studia e non lavora (contro il 20,4% a livello comunale),  in quella di Parco MonluèPonte Lambro ben il 28% abbandona precocemente gli studi e quasi uno su 3 (il 32,1%) non studia e non lavora[3].

A Palermo, nel quartiere di Malaspina-Palagonia il 5,2% dei giovani abbandona precocemente gli studi e il 17,3% non studia e non lavora, valori ben lontani da quelli che si osservano a livello comunale dove circa un giovane su 5 (il 19,8%) abbandona precocemente gli studi e circa uno su 3 (il 32,4%) non studia e non lavora. Le famiglie in potenziale disagio economico sono il 5,8% a Palermo[4], il 2,2% a Malaspina – Palagonia. Valori molto diversi si osservano a Brancaccio-Ciaculli, dove le famiglie in potenziale disagio economico sono quasi una su 10 (il 9,9%), un giovane su 3 (il 33,1%) abbandona precocemente gli studi e quasi la metà (il 45,3%) non studia e non lavora.

A Roma, nel quartiere Trieste – dove poco meno del 2% delle famiglie è in potenziale disagio economico – circa un giovane su 20 (il 5,4%) abbandona precocemente gli studi (a fronte di una media comunale del 9,5%) e quasi uno su quattro (il 17,2%) non studia e non lavora (3 punti percentuali in meno rispetto alla media del 20,8% del Comune). La situazione cambia nettamente nella zona della Magliana, dove più di un ragazzo/a su 4 (il 27,9%) abbandona precocemente gli studi e quasi due su 5 (il 38,7%) non studiano e non lavorano.

“Migliaia di bambini, bambine e adolescenti in Italia vivono nelle periferie urbane, dove spesso le disuguaglianze socio-economiche, la scarsità di servizi scolastici, come mense e tempo pieno, e l’emergenza abitativa aumentano il rischio di fragilità sociale e  isolamento. Ma le periferie sono anche luoghi di grandi potenzialità, dove si sperimentano risposte nuove ai bisogni delle persone e delle comunità, attraverso l’innovazione e la creazione di reti e alleanze. Rigenerare le periferie non è solo una questione urbanistica: è una scelta politica e culturale. È prendersi cura delle persone e dei territori insieme. È immaginare città più giuste, dove la qualità della vita, i diritti e le opportunità siano distribuiti in modo equo, ovunque si abiti. Per questo motivo sono necessarie scelte politiche chiare e investimenti mirati per garantire pari opportunità di crescita a tutti i bambini e le bambine, senza lasciare indietro nessuno”, ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children, aprendo i lavori di “Periferie: dove cresce il futuro”, confronto promosso oggi a Roma dall’Organizzazione tra attori istituzionali, organizzazioni della società civile attive nelle periferie e rappresentanti del settore privato.

L’incontro è nato con l’obiettivo di creare uno spazio di confronto e dialogo sul tema delle periferie, guardandole dal punto di vista dei diritti di minori e giovani. Assieme a rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali, organizzazioni della società civile attive nelle periferie, e a partire da alcuni spunti di riflessione e proposte elaborati da Save the Children, l’iniziativa ha voluto favorire la costruzione di idee condivise per politiche e interventi capaci di andare oltre la narrazione delle periferie come meri luoghi di fragilità e marginalità, e invece riconoscerle come spazi vivi e fertili di sperimentazione, creatività, cura e partecipazione. E’ essenziale immaginare e realizzare politiche capaci di trasformare le periferie, a partire dalle buone pratiche già esistenti, in spazi di opportunità dove tutti i bambini, le bambine, gli adolescenti e i giovani abbiano eque possibilità di crescita, benessere e prospettive future.

“Da più di dieci anni Save the Children lavora, in collaborazione con una rete di partner locali, per supportare bambini e bambine, adolescenti e famiglie nelle periferie italiane al Nord, al Centro e al Sud del Paese – ha sottolineato Fatarella –  Il nostro impegno per portare i diritti dei minori che vivono nelle periferie  al centro della discussione pubblica e dell’agenda politica proseguirà con la terza edizione della Biennale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza – “IMpossibile 2026”, dal 20 al 22 maggio a Roma, alla quale abbiamo voluto dare proprio il titolo “Investire sulle periferie, investire sull’infanzia”.

All’evento, che si è svolto stamattina a Roma presso la Sala Crestini (ISMA), moderato dal giornalista Andrea Pennacchioli, hanno partecipato On. Vittoria Baldino (Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati), Giuseppe Battaglia (Assessore alle Periferie del Comune di Roma), On. Alessandro Battilocchio (Presidente Commissione Parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie), Caterina Boca (Caritas Italiana), Mauro Casinghini (Presidenza del Consiglio dei Ministri), Stella Cervogni (Comunità di Sant’Egidio), Enrico Giovannini (Direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), Simone Gullà (Comitato Giovani di Ostia Ponente di Save the Children), Paolo Lozzi (Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo “Ennio Morricone” di Roma), Veronica Nicotra (Segretaria generale ANCI), Marco Rossi-Doria (Presidente Impresa Sociale “Con i Bambini”), Pisana Posocco (Docente di architettura presso la Sapienza Università di Roma, membro del gruppo G124 di Renzo Piano), On. Marco Sarracino (Vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati), Andrea Valcalda (Consigliere Delegato di Enel Cuore Onlus) e On. Filiberto Zaratti (Commissione Parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie). Sono intervenute inoltre Giorgia D’Errico, Direttrice Relazioni Istituzionali di Save the Children, Antonella Inverno, Responsabile Area Ricerca, Analisi e Formazione dell’Organizzazione e Annapaola Specchio, Responsabile Area di Innovazione sociale.

Gli interventi di Save the Children

Sono numerosi gli interventi di Save the Children nei quartieri e nelle aree più svantaggiate e prive di servizi in Italia.

Nel 2014, l’Organizzazione ha deciso di intervenire per contrastare la povertà educativa in Italia, realizzando, in collaborazione con una rete di partner locali, i Punti Luce. Sono spazi ad alta intensità educativa che sorgono in quartieri svantaggiati e privi di servizi e che offrono  ai bambini, alle bambine e agli adolescenti opportunità educative e formative gratuite. Attualmente sono 27, in 15 regioni. Dodici di questi hanno negli anni integrato la tutela della prima infanzia con lo Spazio Mamme, un intervento che promuove il benessere delle famiglie più vulnerabili, rafforza le reti di cura territoriali e supporta l’accesso ai servizi educativi e socio-sanitari rivolti alla fascia 0-6 anni.

“Qui, un quartiere per crescere” è un programma promosso da Save the Children per trasformare cinque quartieri potenziando le opportunità di crescita per bambini e adolescenti. Il progetto prevede la creazione di un vero e proprio Piano di sviluppo per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, un documento di lavoro co-costruito  con i diversi attori del territorio e con la partecipazione delle ragazze e dei ragazzi.

I Poli Millegiorni sono centri educativi territoriali, realizzati da Save the Children in collaborazione con partner locali, che offrono gratuitamente attività per bambini e bambine tra 0-6 anni e supporto alle loro famiglie e che dal 2023 ad oggi hanno offerto i loro servizi a più di 3300  bambine e bambini, e a 2500 genitori e adulti di riferimento. La metodologia di intervento dei Poli Millegiorni ha tra i suoi obiettivi: migliorare la qualità dell’offerta educativa per i bambini e le bambine ­ aumentando anche gli spazi e gli orari di offerta; favorire la conciliazione del lavoro extra familiare dei genitori con le loro responsabilità di cura; sostenere concretamente i genitori e rafforzare le loro competenze e informazioni; rendere sicuri i contesti dell’educazione attraverso formazioni sul tema della Child Safeguarding Policy; promuovere una formazione mirata sui primi mille giorni di vita e sull’approccio alle vulnerabilità, per educatori, insegnanti di nidi e scuole dell’infanzia, operatori sociali e socio-sanitari, per rafforzare le competenze necessarie a garantire percorsi coordinati e di qualità per tutti i bambini e le loro famiglie; promuovere un’azione globale di cura territoriale attraverso un’ampia collaborazione degli attori educativi locali.