Papa Francesco tuona contro lo “sterco del demonio”

Il Papa sa bene che il Vaticano si è compromesso col grande capitale finanziario e che in questi ultimi decenni questo scandalo ha assunto connotati particolarmente inquietanti e tenebrosi.

 

di ANDREA FILLORAMO

 

Papa Francesco tuona continuamente contro lo “sterco del demonio” – il denaro – per mettere in guardia cardinali, vescovi e preti dal non farsi attrarre troppo dai beni materiali, pur sapendo che il “virus “del denaro si annida nella Chiesa.

Il Papa sa bene che il Vaticano si è compromesso col grande capitale finanziario e che in questi ultimi decenni questo scandalo ha assunto connotati particolarmente inquietanti e tenebrosi.

Ciò è accaduto particolarmente sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, che molti considerano quale esempio di un pastore della Chiesa animato dalle migliori intenzioni e sollecito unicamente nel difendere la fede dei cattolici, lontano da qualsiasi debolezza o concessione demagogica e opportunistica al cosiddetto spirito del mondo.

Ma nelle scelte e nell’azione della Chiesa diretta dal papa polacco molte sono le zone d’ombra.

Si parla addirittura, con documenti e testimonianze alla mano, di soldi della mafia impiegati per la battaglia contro il comunismo.

Dietro tutto questo c’è un uomo, ormai passato alla storia come il più spregiudicato banchiere della Chiesa: Paul Casimir Marcinkus, l’americano, il vescovo amico di Roberto Calvi, il banchiere di Dio.

Una storia nera che si consuma in tre anni, dal 1980 – anno di nascita di Solidarność e secondo anno nel pontificato di Wojtyla – fino al 1983. In questo breve intervallo di tempo accade di tutto.

Bergoglio conosce bene questa brutta storia sa che forse occorreranno degli anni e altri pontificati, dopo il suo, per “smontare” pezzo per pezzo il sistema economico – finanziario ereditato dal Papa polacco prima che prenda corpo quella Chiesa povera che egli vuol realizzare e che ancora egli ha soltanto abbozzata.

Occorrerà ancora del tempo per portare a compimento la selezione della classe dirigente vaticana che si ripropone con drammaticità.

La difficoltà di Francesco è quella di circondarsi di persone giuste che riaffiora in ogni ragionamento di alleati e avversari, persone, cioè non compromesse con il passato e che vogliono, con il Papa una Chiesa più evangelica.

Senza venir meno all’impegno assunto probabilmente nel Conclave davanti ai Cardinali elettori, di ripulire la Chiesa dal “sozzume”, accumulato negli anni, che si aggiunge a quello della pedofilia clericale, ambedue confliggenti vergognosamente con il Vangelo, Bergoglio pianifica, pur con molte difficoltà e con l’ostilità di tanti, i suoi interventi amministrativi e organizzativi.

Non abbandona mai quelli catechetici, in cui dimostra di essere un maestro per tanti vescovi e preti le cui omelie inducono al sonno.

Gli interventi di Papa Francesco sono volti a rieducare i cattolici e i preti, a tenersi lontani dal denaro nell’esercizio del loro ministero e particolarmente nell’amministrazione dei sacramenti, di cui condanna l’idea malsana di pubblicare il “prezzario”.   

A proposito di questa “tabella “, rammento le sue parole pronunciate qualche tempo fa nell’omelia della Messa alla Domus S. Marta, quando ha detto: “Quante volte vediamo che entrando in una chiesa ancora oggi c’è lì la lista dei prezzi: per il battesimo, la benedizione, le intenzioni per la messa. E il popolo si scandalizza” (…). Le Chiese non diventino mai case di affari, la redenzione di Gesù è sempre gratuita. Io penso allo scandalo che possiamo fare alla gente con il nostro atteggiamento, con le nostre abitudini non sacerdotali nel Tempio: lo scandalo del commercio, lo scandalo delle mondanità”.

A queste parole se ne aggiungono altre nell’aula delle udienze quando, parlando a braccio rivolgendosi ai fedeli, afferma che non deve essere pagata neppure la messa in suffragio dei propri defunti e dice: “Nessuno e niente è dimenticato nella preghiera eucaristica, ma ogni cosa è ricondotta a Dio. Nessuno è dimenticato. E se io ho qualche persona, parenti, amici, che sono nel bisogno o sono passati da questo mondo all’altro, posso nominarli in quel momento, interiormente e in silenzio o fare scrivere che il nome sia detto. “Padre, quanto devo pagare perché il mio nome venga detto lì?” “Niente”. Capito questo? Niente! La messa non si paga. La messa è il sacrificio di Cristo, che è gratuito. La redenzione è gratuita. Se tu vuoi fare un’offerta falla, ma non si paga. Questo è importante capirlo”.

Altro che papa eretico al di là di quello che pensano o dicono di pensare distorcendo anche altri suoi discorsi gli studiosi, i sacerdoti, i cardinali e i vescovi che l’hanno accusato di eresia o di scisma tramite lettere, pubblicazioni, locuzioni pubbliche e interviste private, fingendo di non comprendere che Francesco ha fatto sentire forte il suo anatema nei confronti della Chiesa affarista, una Chiesa che pensa solo a fare affari e che fa “peccato di scandalo”, alla quale forse essi stessi sono contenti di appartenere.

Mai un papa nel passato aveva osato fare sue le accuse del popolo di Dio, rivolte ai sacerdoti, stanco delle vendite delle messe e dei sacramenti, concettualmente collegabili alla vendita delle indulgenze, volute dai papi cinquecenteschi contro le quali aveva fatto sentire la sua voce il monaco agostiniano Lutero, dal quale ha preso origine la riforma protestante.

Nessuno, a giudizio del Papa può rimanere indifferente di fronte a questo commercio, molto simile a quello dei “venditori del tempio” di evangelica memoria, contro i quali Gesù usò le “maniere forti”; i laici devono intervenire se vogliono essere veri cristiani. Ecco il consiglio del papa: “Se io vedo che nella mia parrocchia si fa questo devo avere il coraggio di dirlo in faccia al parroco. È curioso: il popolo di Dio sa perdonare i suoi preti quando hanno una debolezza, scivolano sul peccato… sa perdonare. Ma ci sono due cose che il popolo di Dio non può perdonare: un prete attaccato ai soldi e un prete che maltratta la gente (…) la Redenzione è gratuita. E quando la Chiesa o le Chiese diventano affariste, si dice che non è tanto gratuita la salvezza”.