Oltre il Covid: Non è necessario che tu esca di casa. Rimani al tuo tavolo e ascolta

di ANDREA FILLORAMO

Lo sappiamo ormai tutti: l’aggettivo “kafkiano”, è entrato a far parte del linguaggio comune, fa riferimento ad un tratto caratteristico delle opere più importanti dello scrittore boemo Kafka, cioè quello di descrivere situazioni assurde o surreali in cui i protagonisti precipitano improvvisamente; è questa una caratteristica narrativa che rispecchia le angosce e le contraddizioni profonde dell’autore. 

Approfitto anch’io di questo aggettivo molto usato e talvolta anche abusato e lo riferisco ad una situazione paradossale, che tutti stiamo vivendo, una situazione, quindi Kafkiana, dovuta al coronavirus, che si è infiltrato nella nostra vita, distruggendo in poco tempo quanto in anni avevamo costruito, sgretolando ogni speranza, creando fuori e dentro di noi, un deserto, dove è difficile vivere, dove regna il silenzio che appare come un vuoto da riempire a tutti costi anche perché non abbiamo nulla da dire.

Prima della pandemia nessuno o pochi pensavano, però, che il silenzio al quale siamo obbligati, rimanendo chiusi in casa, è uno spazio in cui è possibile creare un rapporto franco con se stessi, liberandoci del superfluo, di entrare in risonanza con gli altri, anche se ci è proibito incontrarli, e quindi di comprendere che negli altri riverbera la stessa energia che è possibile rintracciare in noi.

Ritorna, quindi il pensiero di Kafka estrapolato da una delle sue opere in cui scrive. “Non è necessario che tu esca di casa. Rimani al tuo tavolo e ascolta. Non ascoltare neppure, aspetta soltanto. Non aspettare neppure, resta in perfetto silenzio e solitudine. Il mondo ti si offrirà per essere smascherato, non ne può fare a meno, estasiato si torcerà davanti a te”.

Il pensiero di Kafka mi appare molto chiaro nella sua sinteticità.

Al suo invito di osservare e rispettare il silenzio e il vuoto che si crea attorno a noi, è da aggiungere quello buddista che recita: “Quando vedi un fiore di pruno, o senti il suono di una piccola pietra che colpisce il bambù, questa è una lettera dal mondo del vuoto”.

Smascherare il mondo” significa: comprendere, partecipare, esserci, infilare la testa nel reale, anche quando c’è da attendersi solo brutte sorprese. Lo sappiamo: il  racconto del reale, dentro il quale stiamo vivendo la brutta avventura del coronavirus,  resta un viaggio dove da soli non sapremmo andare…senza filtri, senza paura, inseguendo il vero;  ma, non è difficile pensare, che il più grave pericolo, che rompe il nostro silenzio, da smascherare, sia la valanga delle informazioni che ci piovono addosso da tutti i mezzi di comunicazione, che ci frastorna, che  avvelena  una delle conquiste più importanti e necessarie dell’umanità, quella di essere informati e di informare, dati i limiti e gli svantaggi che in ogni campo comporta l’ignoranza.