Maurizio Cinquegrani pubblica: CALIGOLA A CASTANEA DELLE FURIE

Quest’opera si apre con il richiamo alla storia, più precisamente alla visione storicistica degli eventi umani collettivi: «Il passato è scritto in modo così abbagliante, che la sua Luce accecherebbe chiunque provasse a leggerlo». Viene contestualizzata e datata in modo preciso: «Messina, Sicilia, Italia, Terra» con una successione dal particolare all’universale, come ad indicare la centralità della sua città. «Marzo 2020 dopo Cristo», poiché nasce un parallelo con l’epoca di Caligola (I secolo dopo Cristo).

La località, Castanea delle Furie, omonima di un contemporaneo fronte di confine di migranti siriani in Grecia (Kastanies) spinti dalla Turchia, è una frazione sulle colline di Messina dove si immagina che l’Imperatore avesse posseduto una villa e dove si svolgono le scene del lavoro teatrale. «…Durante la grande epidemia», con ovvio riferimento alla pandemia in atto, poiché l’autore desidera portare conforto, solidarietà, empatia per il grande dolore provocato: lui è medico che vive in prima persona la tragedia, non nuova nella storia, ma nuova per noi cittadini abituati alla società del benessere. Il testo è una libera rielaborazione di un lavoro teatrale di Camus il quale rappresenta la lotta tra la coscienza individuale e la burocrazia politica, raccontata tramite le vicende di un Imperatore folle e crudele in preda al delirio del potere: come oggi, che stiamo vivendo questo periodo di follia generale – dice il nostro autore – e d’incapacità di trovare soluzioni alle crisi che ci attanagliano (…).

Enzo Concardi (dalla prefazione)

 

(…) Senza scendere nel dettaglio dell’Opera che credo meriterebbe di essere messa in scena, non descritta, al fine di non cadere nel didascalico, Cinquegrani realizza con essa un’operazione didattica e quasi rivoluzionaria. Riesce infatti a rendere elastico il tempo e a dimostrare quanto i problemi di ogni genere tendano a ripresentarsi dopo millenni nella loro interezza, a volta addirittura amplificati. Nel leggere si pensa costantemente a quanto il tempo non risolva. Sembra di attraversare il nostro attimo terreno su una pellicola cinematografica dalla bobina ingannevole, che tende a riavvolgersi e srotolarsi di continuo, ripresentando gli stessi fotogrammi. D’altronde Maurizio Cinquegrani è artista di impegno civile, che tende a un’operazione non tanto diversa da quella che voleva attuare il velleitario Camus: indurre gli esseri umani a mutare il loro destino. In fondo l’Opera al quale il nostro coraggioso medico – storico messinese si è ispirato incarna l’eterna domanda di come può e deve porsi l’uomo di fronte al proprio ineluttabile destino mortale e alla consapevolezza degli aspetti assurdi della vita. Se nella sua dissertazione il trentenne algerino sceglieva l’azione con le sue sfaccettature paradossali, anche Cinquegrani non si arrende all’idea che l’uomo debba restare imbrigliato nelle verità acquisite, ma debba poter scegliere tra la contemplazione e l’azione. Non è detto che si possa sperare di vivere tutto potendo, ma di lottare contro il non potere tutto (…).

Maria Rizzi

(…) Se nella tragedia di Camus Caligola, dopo la morte della sorella – amante prova il sentimento dell’ assurdità della vita, costantemente minacciata ed è preda del nichilismo che lo induce a distruggere tutto ciò che lo circonda, per Cinquegrani la pazzia, in una prospettiva straniata, diviene proiezione dell’uomo contemporaneo. Si potrebbe dunque accostare l’imperatore romano descritto da Cinquegrani ai personaggi dei drammi pirandelliani, dove il folle è colui che scardina le convenzioni e smaschera l’inconsistenza e le mistificazioni della società, come accade ad esempio in Enrico IV. La vera follia è in realtà quella di coloro che fanno coincidere la sanità con le presunte certezze in un delirio di onnipotenza, ma che di fronte alle migrazioni, alle guerre, a microscopici virus rivelano a se stessi l’estrema fragilità e gli invalicabili limiti che imprigionano l’esistenza. Caligola appare folle agli occhi degli altri uomini, ma in realtà è lui il più saggio: “Non hai mai considerato che la guerra miete molte più vittime fra i giovani che la combattono? Perdere i giovani vorrebbe dire distruggere il nostro e i loro futuro” […]. Cinquegrani affronta attraverso le battute dei personaggi innumerevoli tematiche, anche di carattere politico ed economico, ma è chiara l’esortazione a non ripetere gli stessi tragici errori attraverso l’arma più efficace, la conoscenza, l’unica che può garantire la conservazione di diritti acquisiti con molta sofferenza attraverso i secoli fino ai nostri giorni (…).

Gabriella Veschi

Maurizio Cinquegrani (Messina, 27 febbraio 1957) è medico specialista in Medicina Interna, è stato ricercatore e docente nel Corso integrato di emergenze della Facoltà di Medicina dell’Università di Messina. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche e del progetto di sanità “Ora Cuore delta1”, volto a eliminare le liste d’attesa, e strutturato per sostenere le necessità dei pazienti più deboli nel rispetto del primario diritto alla cure. Tale progetto, scritto nel 2016, è stato rilanciato dal quotidiano “Il Sole 24 Ore”. Ha pubblicato i libri: Arnica. Storie d’amore, di eroi e di democrazia (2016), Il Sole dell’Italia (2017), Aiace Telamonio l’eterno (La Feluca Edizioni, Messina 2018), Messina, il 38° parallelo e la parabola degli Stretti (saggio storico, in Aa.Vv., Cara Messina, ti scrivo ancora…, ivi, 2020). È inoltre autore del poemetto, tutt’ora inedito, Antigone, l’alba della vita (2020). Nel 2018 ha conseguito il prestigioso “Premio Orione” (organizzato dall’Associazione Culturale “MessinaWeb.eu”, Messina) per l’impegno professionale in ambito medico, per il progetto “Ora Cuore delta1” e per l’impegno culturale testimoniato dal testo Arnica. Storie d’amore, di eroi e di democrazia.

Maurizio Cinquegrani, Caligola a Castanea delle Furie, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 56, isbn 978-88-31497-46-6; mianoposta@gmail.com.