L’opinione: Joe Biden e la lotta per i diritti civili

di ANDREA FILLORAMO

È Joe Biden il 46° Presidente eletto degli Stati Uniti d’America, al di là della “rabbia” manifestata dal suo concorrente D. Trump, che non vorrebbe lasciare la Casa Bianca, ma che si deve rassegnare alla volontà della maggioranza degli americani democraticamente espressa.

Ciò dovrà necessariamente avvenire anche se quello che per quattro anni è stato il Presidente della più grande potenza internazionale ha e forse per molto tempo avrà un forte credito popolare al di là dell’Oceano.

L’elezione di Biden, sicuramente dispiacerà alcuni “politici nostrani”, che non contano affatto nel panorama della politica americana e meno ancora nella politica internazionale, che sono obbligati necessariamente a prendere atto che non hanno più il riferimento esemplare politico e culturale di un personaggio “strano”, che passerà alla storia come un’atipica figura di “narcisista patologico”, che, è stato eletto e ha esercitato il suo personalissimo potere per quattro anni in virtù del denaro e ha condizionato la politica internazionale con le sue a dir poco bizzarre prese di posizione.

  1. Biden, già vice presidente di Obama, possiede tutte le qualità, per essere un grande Presidente della superpotenza americana, come la solidarietà incarnata, la competenza concreta, la lunga esperienza politica, la moderazione, che sono necessarie in questa fase della storia per uscire dalle nebbie dell’incertezza e del marasma politico, al quale l’ha trascinata inopinatamente il suo predecessore.

Egli è un cattolico che si fa forte di una fede convinta e concretamente vissuta, che gli fa dire: “Sono cresciuto con gli insegnamenti della dottrina sociale cattolica, per cui la fede senza le opere è morta” e “occorre lavorare molto per garantire che tutti gli uomini e le donne non solo siano creati uguali, ma siano trattati allo stesso modo”.

Biden indubbiamente rivive nella sua vita e nella sua politica quello che è lo spirito del Concilio Vaticano Secondo, al quale, tutti i cattolici della sua generazione che hanno vissuto quell’esperienza, sono stati educati.

Ha vissuto, altresì il periodo della lotta per i diritti civili, quando negli anni ’60 in molti Stati degli USA erano in vigore leggi che discriminavano duramente i neri, negando loro i più elementari diritti civili.

Visse, ancora, il periodo della guerra in Vietnam, Iniziata come tentativo da parte della guerriglia comunista di rovesciare il governo del Vietnam del Sud, e poi degenerò nel conflitto tra il Vietnam del Sud e il Vietnam del Nord, il primo appoggiato dagli Stati Uniti, il secondo dall’Unione Sovietica e dalla Repubblica Popolare Cinese.

Biden frequenta la chiesa regolarmente; talvolta è stato sorpreso con il rosario in mano in momenti cruciali del suo impegno politico, prima di un comizio o durante l’operazione che portò alla cattura di Bin Laden.

La fede è stata il suo supporto quando a 29 anni, eletto come il più giovane senatore del suo Stato, il Delaware, si trovò ad affrontare la morte della prima moglie e della figlia durante un incidente stradale. E sempre la fede è stata l’àncora nell’agonia del figlio maggiore, morto di tumore al cervello durante la presidenza Obama.

In nome della fede, la politica, quindi, per lui, serve come un mezzo per vivere una vocazione e non come un progetto di vanità.

Come corollario aggiungiamo che la moglie di Joe Biden che è nata nel 1951, ha origini siciliane, precisamente di Gesso, villaggio di Messina.

Fu, infatti il nonno che approdò negli Stati Uniti dalla Sicilia. Il suo cognome originario infatti era Giacoppo, trasformato poi in Jacobs negli States.

Fin da piccola ha sempre dato molta importanza all’istruzione e alla cultura, anteponendola anche alle sue apparizioni in pubblico insieme al marito.