Lo sguardo nitido

“Sì, io mi lego con affetto sincero a tutto ciò che mi circonda. Amo le strade che percorro, la fontana che mi disseta; a malincuore mi separo dal ramoscello che ho staccato per caso da una siepe e, dopo averlo gettato via, continuo a seguirlo con lo sguardo, poiché avevamo già fatto conoscenza; rimpiango le foglie che cadono e persino lo zefiro che passa.” #Xavier_de_Maistre

 

Lo sguardo rapido e intenso, intriso di realtà, coglie l’essenziale, ove consideri il fascino della vita che filtra da ogni percezione e se ne fa opera d’uomo, quale artefice del proprio destino, schiudendosi al mondo. È infatti la vita di ciascuno, quella che densamente si esprime nell’esperienze intensamente vissute, e non il sopravvivere, l’entità che gratifica la mente e ne suscita i pensieri che, come lineamenti, definiscono e qualificano il profilo e le sue manifeste azioni, che ammantano di bellezza i gesti, riannodandoli alle idee.
Oggi ciò che manca è il pensiero originale, quello che proietta la presenza significativa dell’uomo , sin dall’essere cucciolo d’uomo, oltre il verificarsi dei fatti, perché saggia, prima di altri, una prospettiva che ànima il desiderio e il piacere delle scoperte: ossia quella che riesce a elevare la personale visione a momento realizzativo di un perché. Qui si unisce e coniuga il volto autentico di chi esalta, distinguendosi con la propria bellezza, con l’affermazione di un valore proprio in grado di tradursi in una soluzione, in una scoperta, racchiudendo e valorizzando il merito esistenziale di ciascuno.
Ciò avviene mediante il percorso cerebrale di quell’adamantina certezza di vedere e interpretare l’uomo nella sua icastica relazione col mondo, carica di sfumature, in grado di scolpire con originalità personale un modo particolare ed unico di intendere una coniugazione, sì da rendere ogni relazione con ciò che sta intorno momento esplicativo di potenzialità uniche.
Non ci si ripete occasionalmente in ogni dove, ma ciascuno lascia traccia secondo l’unicità del proprio patrimonio interiore, traendo linfa dalle prove che mettono a frutto il compiersi della vita, che non è un confuso gomitolo, ma la sola ed esclusiva trasfigurazione di una complessità che merita un’articolazione espressiva, la rappresentazione evidente senza semplicioneria, del dispiegarsi di un patrimonio ricco di tensioni e del rassicurante profilarsi di un’idea che teorizza e applica insegnamenti; perché da lì si diparte il fuoco che illumina l’uomo in termini di consapevolezza e di traduzioni pratiche di professioni. Ciò accade e si invera perché, se non fosse così, senza poesia la vitale liberazione rimarrebbe prigioniera dell’io, egotico, egoista, esiziale. Anche in politica, arte aristocratica dello stare e del vivere insieme, la promessa di felicità non può liberarsi solo nella suggestione, ma deve incanalare l’umana risorsa che brama, affinché colga la dignità nel vigore della lotta che convince, nel segno di una immortalità dell’anima che diviene storia, lasciando il segno di sè.

Rino Nania