L’INTERVENTO: I DAZI AMERICANI EVOCANO I DRAMMI DEL PRESENTE

di Andrea Filloramo 

L’incontro di domani,17 aprile 2025, tra la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, rappresenta indubbiamente un momento cruciale per le relazioni bilaterali per l’intera Unione Europea.  

Esso è considerato un’opportunità significativa di influenzare positivamente le relazioni transatlantiche e di affrontare proattivamente le sfide economiche e geopolitiche attuali, messi in atto in modo insano dal Presidente Trump. 

Gli obiettivi principali dell’incontro sono: i dazi commerciali. 

Meloni deve affrontare direttamente e necessariamente con Trump la questione dei dazi imposti prepotentemente dagli Stati Uniti, che potrebbero avere ripercussioni molto significative sull’economia italiana ed europea, già in notevole difficoltà e, per tal motivo lei deve abbandonare quelle frange estreme del sovranismo su cui ha costruito fino a ora il consenso. 

Nel far ciò deve abbandonare ogni atteggiamento opportunistico ed è costretta dalla situazione a riflettere sul fatto che il negoziato con gli USA, che lei stessa ha voluto e programmato, al di là degli umori cangianti del presidente statunitense, al quale la Meloni ha sempre dimostrato amicizia e comprensione e al quale, però, non intende “ baciargli il culo”, coinvolge tutti i livelli istituzionali non solo italiani ma europei ed evidenzia la necessità di un impegno collettivo per affrontare questa sfida. 

Un’altra preoccupazione riguarda l’impatto della sovrapproduzione cinese e di altri paesi asiatici, colpiti dai dazi statunitensi, sul mercato interno europeo.  

Meloni non deve soltanto esprimere – come già ha fatto – sostegno alla proposta della Presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, di istituire una task force per monitorare le importazioni e proteggere il mercato europeo, ma deve impegnarsi ad assicurare l’Unità dell’Occidente, in un contesto internazionale sempre più complesso. 

Non solo deve dichiarare, come già ha fatto: “Farò di tutto per tenere l’Occidente unito, andrò a parlare con Trump”, ma deve agire in tal senso, cioè deve fare, operare, tradurre in azioni le parola e il pensiero. 

Sappiamo che l’incontro della Meloni con l’amico Trump non è facile e, giustamente, si può anche ipotizzare un totale fallimento. 

Se ciò dovesse accadere e se Giorgia Meloni, cioè, non dovesse ottenere quanto spera dall’incontro con Trump, potrebbero verificarsi alcuni scenari, sia a livello politico interno che internazionale, imprevedibili. 

Le ipotesi plausibili potrebbero essere le seguenti: Prime fra tutte quelle delle forti critiche, soprattutto da parte delle opposizioni che già vedono in Trump un interlocutore controverso e l’offuscamento della immagine dell Meloni di “leader internazionale capace di trattare da pari a pari”, costruita a fatica viaggiando in varie parti del mondo, che è diventata per lei l’unica bandiera che riesce a far sventolare. 

Da tenere presente, oltretutto, che un insuccesso diplomatico della Meloni potrebbe rafforzare i malumori dentro la maggioranza, soprattutto in un contesto dove Lega e Forza Italia cercano spazi d’iniziativa propri. 

Infine – e non è di poco conto – se l’incontro non producesse risultati tangibili, Meloni rischierebbe di vedere ridotta la sua credibilità anche in ambito UE, dove cerca di posizionarsi come ponte tra USA e Europa. 

Se Trump mantenesse una linea dura sui dazi, l’Italia — con la sua economia fortemente esportatrice — potrebbe subirne danni concreti, soprattutto in settori come agroalimentare, moda e automobili. 

Se il dialogo, infine, dovesse risultare infruttuoso, si potrebbe aprire un periodo di raffreddamento diplomatico tra Roma e Washington, con meno ascolto da parte americana nei prossimi dossier strategici.  

A noi non resta altro da dire o da fare che fare gli auguri alla Meloni con i cultori di Dante e della Divina Commedia, che, quando vogliono sottolineare l’eccezionalità di un’impresa che stanno per compiere (di qualunque genere si tratti), citano l’endecasillabo del secondo canto dell’Inferno: “O muse, o alto ingegno, or m’aiutate/ o mente che scrivesti ciò ch’io vidi, qui si parrà la tua nobilitate”.