Le Stagioni del Cervello al centro della Settimana Mondiale del Cervello dal 14 al 20 marzo iniziative in tutta Italia

“Non solo malattie per vecchi” si potrebbe dire, parafrasando il titolo di un famoso film, a proposito delle patologie neurologiche che solitamente si manifestano in tarda età, come demenza e Parkinson, per le quali però si assiste a un progressivo aumento della diffusione tra i giovani. Per questa ragione mantenere un cervello sano in tutte le età della vita è l’obiettivo cui richiama oggi la Società Italiana di Neurologia (SIN) in occasione della Settimana del Mondiale del Cervello, la campagna di sensibilizzazione promossa nel nostro Paese dal 14 al 20 marzo che quest’anno sarà dedicata a “Le stagioni del Cervello”.

 

Le malattie neurologiche hanno un grosso impatto sulla popolazione, basti pensare che in Italia 6 milioni di persone soffrono di emicrania, 12 milioni soffrono di disturbi del sonno e sono oltre 1.200.000 le persone affette da demenza, di cui 720.000 da Alzheimer; 800.000 sono i pazienti con conseguenze invalidanti dell’Ictus, patologia che ogni anno fa registrare 180.000 nuovi casi, e 400.000 coloro che sono colpiti dal Morbo di Parkinson. Solitamente associate all’invecchiamento, in realtà le patologie neurologiche possono manifestarsi nelle varie età del cervello.

 

Sempre più studi scientifici indicano, per esempio, che la malattia di Parkinson inizia a svilupparsi oltre 10 anni prima della comparsa dei suoi sintomi cardinali che in genere si manifestano fra i 50 e i 60 anni. Inoltre, è in crescita il cosiddetto Parkinson giovanile che compare fra 21 e 40 anni e che è passato negli ultimi 60 anni da una frequenza dell’1% a punte del 18,5%, mantenendo una media generale del 5% circa.

Analogo discorso è valido per le forme di demenza giovanili, chiamate YOD (Young Onset Dementia), che si possono manifestare già dai 30 anni, talvolta legate a forme ereditarie di mutazioni genetiche, la cui diagnosi è piuttosto complessa e che spesso sono pertanto mis-diagnosticate.

Fa riflettere, infine, il sensibile aumento di casi di ictus in soggetti di età inferiore ai 45 anni, che si è verificato negli ultimi anni nel nostro Paese, da attribuire anche alla maggior diffusione di alcol e droghe. L’insorgenza di ictus nei giovani adulti, tra l’altro, si associa a un tasso maggiore di mortalità e a un aumento di disabilità permanente, che risulta più grave anche in ragione della più lunga aspettativa di vita

 

“Quando si ha a che fare col sistema nervoso – sottolinea il Prof. Alfredo Berardelli, Presidente della Società̀ Italiana di Neurologia e Professore Ordinario di Neurologia presso l’Università Sapienza di Roma – occorre sempre considerare la sua straordinaria capacità di neurogenesi e di neuroplasticità che si mantiene anche in età avanzata e che, se accompagnata soprattutto da corretti stili di vita, può aiutare il cervello a contrastare e rallentare anche alcune malattie neurodegenerative”.

 

Nella settimana dal 14 al 20 marzo, i neurologi apriranno le porte delle Cliniche neurologiche per diffondere al pubblico le conoscenze sul nostro organo più complesso, il cervello, sulle strategie per contrastarne l’invecchiamento e su come combatterne le patologie. Le iniziative gratuite saranno quindi incontri divulgativi, convegni, attività per gli studenti delle scuole e open day. Il calendario degli eventi è disponibile sul sito www.neuro.it .

 

I focus della Settimana del Cervello 2022:

 

  1. L’Emicrania: impatto e prospettive di cura nelle diverse età e per genere.

Prof.ssa Simona Sacco, Professore Ordinario di Neurologia – Università dell’Aquila

 

L’emicrania è la cefalea primaria che per frequenza e disabilità ha il maggior impatto nella popolazione generale, ma è anche ampiamente sotto-diagnosticata. Nelle varie fasi della vita, l’emicrania ha importanti variazioni, per epidemiologia, per presentazione clinica, per fattori associati o scatenanti, e per possibilità di trattamento.

La sua massima prevalenza è l’età giovane-adulta, tra i 20 e i 50 anni, dove si registra anche una importante differenza di genere, in quanto le donne hanno una prevalenza 3 volte maggiore degli uomini. Nella donna gli ormoni estrogeni hanno un ruolo attivo: la fase mestruale del ciclo è associata al verificarsi di attacchi, la gravidanza coincide per molte donne con un periodo di remissione, mentre la menopausa segna per molte donne il momento in cui l’emicrania migliora o scompare del tutto.

Merita attenzione l’età infantile quando l’emicrania è caratterizzata dall’assenza di dolore e dalla presenza di altri sintomi che derivano da disfunzione neurovegetativa come vomito, dolore addominale, vertigini, torcicollo. Nei bambini il principale fattore scatenante è il sovraccarico psicofisico correlabile all’attività scolastica.

  1. I disturbi del sonno nelle diverse età.

Prof. Giuseppe Plazzi, Direttore del Centro del Sonno – Università di Bologna.

Trascorriamo dormendo circa un terzo della nostra vita ed il sonno rappresenta uno stato importante ed indispensabile per la vita stessa. Indispensabile perché è una condizione necessaria alla sopravvivenza, importante per le modificazioni neuronali, biochimiche, metaboliche che avvengono con il sonno e durante il sonno. Dormire bene è indispensabile per la memoria; un sonno frammentato e disturbato predispone alla deposizione patologica di proteine anomale, associate a fenomeni neurodegenerativi, all’infiammazione, alla arteriosclerosi.

Una progressiva riduzione del tempo di sonno ed una graduale frammentazione del sonno fanno anche parte dell’invecchiamento fisiologico. L’accelerazione di quest’ambito di ricerca ci potrà presto fare conoscere quale è il confine fra ciò che è fisiologico e quello che può rappresentare un campanello d’allarme, una red-flag, sulla quale poter intervenire per arrestare o contrastare la neurodegenerazione.

La scoperta, oramai 20 anni fa, quasi accidentale di un sistema che controlla come un interruttore l’alternanza fra veglia e sonno profondo, il così detto sonno non-REM, o sonno ad onde lente, sistema coordinato dai neuroni orexinergici dell’ipotalamo laterale, ha aperto nuove strade per nuove osservazioni scientifiche e nuove prospettive terapeutiche. I neuroni orexinergici che governano l’interruttore “veglia-sonno non-REM”, favorendo lo stato di veglia, nell’anziano diventano ipereccitabili e scaricano troppo o lo fanno per minimi allarmi portando a un sonno leggero e frammentato che facilita, in un soggetto predisposto, una cascata di fenomeni neurodegenerativi. Prevenire, intercettare, trattare la disfunzione dei neuroni orexinergici, garantendo un sonno più stabile, potrebbe essere una promettente barriera contro la neurodegenerazione.

 

  1. Ictus: come cambiano fattori di rischio e prevenzione. Ictus nei giovani, un fenomeno emergente?

Prof. Mauro Silvestrini, Direttore della Clinica Neurologica del Dipartimento di Neuroscienze, dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona

 

L’ictus rappresenta la seconda causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari, e la prima causa di invalidità. Ogni anno, circa 180.000 italiani vengono colpiti da un ictus ischemico o emorragico. L’ictus è più frequente dopo i 55 anni e il 75% degli ictus si verifica nelle persone con più di 65 anni, con una prevalenza del 6,5% nelle persone di età 65-84 anni.

Tuttavia, l’ictus può presentarsi a qualsiasi età e sempre più spesso vengono colpiti soggetti in età giovanile. I fattori di rischio più importanti sono l’ipertensione arteriosa, il diabete, anomalie cardiache, e possono contribuire anche l’obesità, l’abuso di sostanze e di alcol, il fumo di sigaretta, la sedentarietà e i disturbi del sonno.

È fondamentale iniziare la prevenzione sin da giovani. Mantenere il cervello in buone condizioni e più resistente è fondamentale per arrivare all’età adulta con un profilo di rischio più basso. Sin dalla giovane età va quindi posta una particolare attenzione a uno stile di vita adeguato che dia spazio a una attività fisica costante, alimentazione equilibrata, riposo notturno adeguato e controlli medici.

 

  1. Demenze e malattie di Alzheimer: come curarle e prevenirle in tutte le età. La demenza giovanile: è ora di parlarne.

Prof.ssa Amalia Cecilia Bruni, Presidente SINdem, Associazione Autonoma Aderente alla SIN per le Demenze

 

Il deterioramento cognitivo e le demenze sono fenomeni patologici correlati all’invecchiamento ma non sono causati da esso. Esistono, per esempio, forme di demenza giovanili (YOD – Young Onset Dementia), talvolta ereditarie per mutazioni genetiche, con quadri clinici prevalentemente atipici, spesso correlate a disturbi psichiatrici e mis-diagnosticate. In questi casi la diagnosi si articola in un percorso che prevede un’accurata indagine anamnestica personale e familiare, e la verifica di luoghi di provenienza noti per la presenza di cluster genetici particolari.

Ma sono certamente in aumento le demenze senili ad esordio tardivo, dopo i 65 anni. Attualmente contano circa 35,6 milioni di casi nel mondo, ma si prevede che raddoppino nel 2030 e triplichino entro il 2050.

La malattia di Alzheimer stessa inizia come processo biologico nel cervello anche venti anni prima dell’esordio dei primi sintomi. Resta ancora incerto quale sia la vera causa di innesco della malattia e occorre fare ancora molta ricerca sulla patogenesi e sulle cure. Recentemente sono stati presentati nuovi farmaci biologici e anticorpi in grado di legarsi alle sostanze accumulate nel cervello a causa dell’alterazione del metabolismo della beta amiloide e di eliminarle. I risultati però sono stati finora insoddisfacenti.

La prevenzione è più importante di quanto si pensi, molti fattori di rischio biologici, genetici ed epigenetici, e stili di vita inadatti aumentano il rischio di sviluppare demenza. Nella età di mezzo vanno combattuti i fattori di rischio cardio-cerebro-vascolari, l’obesità, l’abuso di alcol, la depressione e la sordità. Nell’età più avanzata la solitudine, l’inattività fisica, l’isolamento sociale, il fumo e il diabete.  

 

  1. La malattia di Parkinson: fattori di rischio e protezione in relazione all’età.

Prof. Alfredo Berardelli, Presidente SIN.

 

Il Parkinson va associato all’invecchiamento? Sicuramente i fattori degenerativi collegati all’età giocano un ruolo, ma sebbene l’eziologia della malattia non sia del tutto nota, è ormai accettata l’ipotesi di una origine multifattoriale​. Una complessa interazione tra fattori genetici e una combinazione di fattori di rischio e di protezione contribuisce allo sviluppo della malattia. Un gran numero di studi epidemiologici osservazionali suggerisce che fattori di rischio di natura non-genetica, come esposizione occupazionale, stile di vita, farmaci, abitudini alimentari, comorbidità, possono contribuire allo sviluppo di malattia. Al contrario, una pregressa abitudine tabagica, il consumo di caffè e l’attività fisica rappresentano fattori di protezione.  Fattori di rischio e di protezione sono in grado di modulare alcune caratteristiche cliniche della malattia, tra cui l’età all’esordio, la severità dei sintomi motori e la severità della sintomatologia non-motoria. Tali risultati hanno importanti implicazioni per quanto concerne la valutazione dei soggetti in fase pre-sintomatica, che rappresentano i candidati ideali per eventuali terapie di neuroprotezione o terapie preventive basate su modifiche dello stile di vita.

 

  1. Il Global Action Plan dell’OMS e le attività del Gruppo di Studio SIN in Africa.

Dr. Massimo Leone, Istituto Nazionale Neurologico “Carlo Besta” di Milano.

 

La SIN lavora all’Intersectoral Global Action Plan (IGAP) 2022-2031 on Epilepsy and other Neurological Disorders, il primo piano delle Nazioni Unite-OMS creato per garantire l’accesso alle cure per l’epilessia e altre malattie neurologiche, entro i prossimi 10 anni, a un miliardo di persone che ne sono prive. La metà di questi malati è in Africa. Nell’Africa subsahariana oggi si registra la più alta mortalità per epilessia, stroke e altre malattie neurologiche; circa la metà dei malati globali con epilessia (23 milioni); il più basso numero di neurologi, 1 ogni 3 milioni di abitanti (e la carenza proseguirà tutto il secolo); il più̀ carente sistema sanitario di base; il PIL più̀ basso e la più̀ bassa spesa per la salute pro-capite/anno: 80 dollari vs 6000 dei Paesi occidentale e 500 dell’America Latina. L’IGAP chiede di creare una neurologia territoriale nella rete di assistenza primaria: obiettivo principale del GdS SINAfrica è incrementare l’accesso a cure di eccellenza ai malati con epilessia e neurologici in Africa subsahariana. SIN opera in partenariato col programma DREAM e col sostegno dell’Istituto Besta di Milano, della Fondazione Mariani e della Global Health Telemedicine. Il programma offre formazione al personale locale africano; impianta tecnologie video EEG, piattaforme di tele-neurologia, pannelli solari per una sanità eco-sostenibile; gestisce i malati grazie ad uno specifico data-base; integra le cure per epilessia, stroke e altre malattie neurologiche con quelle per HIV, ipertensione, diabete etc.; coinvolge la società̀ civile con campagne nazionali di awareness e di lotta allo stigma, specie per l’epilessia.

 

Coordinata dalla European Dana Alliance for the Brain in Europa e dalla Dana Alliance for Brain Initiatives negli Stati Uniti, la Settimana del Cervello è il frutto di un enorme coordinamento internazionale cui partecipano le Società Neuroscientifiche di tutto il mondo e a cui la Società Italiana di Neurologia aderisce fin dall’edizione 2010.

 

La Società Italiana di Neurologia (SIN) conta tra i suoi soci oltre 3.000 specialisti neurologi e ha lo scopo istituzionale di promuovere, in Italia, il progresso della conoscenza delle malattie neurologiche, al fine di promuovere lo sviluppo della ricerca scientifica, di migliorare la formazione, di sostenere l’aggiornamento degli specialisti e di elevare la qualità professionale nell’assistenza alle persone colpite da condizioni morbose che coinvolgono il sistema nervoso.