Le scarpe dell’antimafia. In cammino tra i beni confiscati in Sicilia dal 16 settembre al 3 ottobre

Per combattere la mafia bisogna levare i soldi ai mafiosi. Coi soldi e i beni confiscati tolti ai mafiosi si possono dare case a chi ha bisogno, spazi alle attività sociali, lavoro dignitoso a chi non ne ha.

Bisogna fare una legge, sul modello di quella portata avanti da Pio La Torre ma più avanzata, per rendere davvero operativa la gestione dei beni confiscati – che finora è svogliata e lenta – e soprattutto per gestire in modo rapido e diffuso i miliardi di euro confiscati ai mafiosi, che possono risolvere il dramma economico e generazionale che, al di là dei bei discorsi, sta ammazzando l’Italia.


Chi siamo. “Le scarpe dell’antimafia” è un’idea dei Siciliani e di Arci Sicilia, sostenuta da Geotrans e Banca Etica. Nata dall’unione della più solida esperienza della società civile e della più antica storia di antimafia sociale è nato un lavoro di mappatura, inchiesta e riuso sociale dei beni confiscati alla mafia, condiviso anche con gruppi come Asaec e Aiab e con vari coraggiosi giornalisti e attivisti. Adesso chiediamo a tutte e tutti coloro che se la sentono di dare una mano e mettersi in cammino insieme a noi.


Dove andiamo. In giro per la Sicilia. Toccando i territori più significativi e attraversando decine di beni confiscati alla mafia. Incontrandoci in assemblee, entrando nei beni abbandonati, scavalcando i mafiosi che ancora occupano le vecchie proprietà, raccontando le storie di come si riutilizzano i beni confiscati destinati a scopi sociali.


Perché. In Sicilia ci sono 15790 beni confiscati alla mafia. E ci sono anche centinaia e centinaia di milioni di euro confiscati ai clan. Eppure per i servizi sociali, per le politiche abitative, per i giovani senza lavoro mancano sempre spazi e soldi. L’utilizzo dei beni e dei soldi tolti alla mafia può risollevare le sorti del nostro territorio, di migliaia di giovani costretti a scappare lontano o ad abbandonare i loro sogni.

Ma oggi quasi il 90% dei beni confiscati è abbandonato, distrutto, saccheggiato o addirittura ancora occupato dai vecchi boss. I soldi confiscati ai mafiosi, che potrebbero servire a recuperare il patrimonio confiscato e a gestirlo concretamente, vengono invece versati nel Fondo Unico Giustizia, dispersi nelle spese generali. Per riutilizzare i beni non restano neanche le briciole.

Allacciamoci gli scarponi. Basta con gli eleganti convegni, mattiamoci in marcia! Autorità come Montante e Saguto, nel silenzio di confindustrie e istituzioni, hanno inventato la falsa “antimafia” degli affari, smascherata alla fine dai giornalisti liberi. Noi siamo l’antimafia che lavora insieme, che coinvolge la gente, che pensa al bene di tutti e non solo ai reati. Che si fida dei giovani e si batte

per tutti loro.