Le guerre di religione, le persecuzioni contro gli ebrei, il sostegno

Le guerre di religione, le persecuzioni contro gli ebrei, il sostegno al colonialismo, alla discriminazione etnica e sessuale, la quiescenza contro le ingiustizie sociali, la misogenia, l’inquisizione, le crociate, la caccia alle streghe, le torture, l’eccidio degli ugonotti etc…

 

di ANDREA FILLORAMO

Le guerre di religione, le persecuzioni contro gli ebrei, il sostegno al colonialismo, alla discriminazione etnica e sessuale, la quiescenza contro le ingiustizie sociali, la misogenia, l’inquisizione, le crociate, la caccia alle streghe, le torture, l’eccidio degli ugonotti etc…..

 

Sono questi e altri gli errori o i peccati della Chiesa cattolica nei venti secoli della sua storia, Alcuni di questi sono definibili, oggi, come crimini contro l’umanità.
Nel passato, però, erano ritenuti, a causa del fondamentalismo utilizzato nell’esegesi del Vecchio e Nuovo Testamento – che oggi vediamo ancora applicato dai musulmani nell’interpretazione del Corano – modi e strategie per garantire la fermezza della fede e il potere o lo strapotere della Chiesa.
Per tutti questi “peccati”, “errori” e “omissioni” il Papa Giovanni Paolo II, nel Giubileo del 2000 ha chiesto pubblicamente perdono.
“Sarebbe necessario – ha commentato allora il biblista Giuseppe Barbaglio – che la richiesta di perdono per le infedeltà del passato sia abbinata a quella per le infedeltà del presente. A esprimere il pentimento – scriveva ancora Bargaglio – dovrebbe poi essere tutta la Chiesa, perché è essa che ha mancato gravemente al suo compito. Il papa potrebbe essere il portavoce della Chiesa in questo gesto di richiesta di perdono… Io sono molto favorevole a questo gesto, che però dovrebbe essere completato e dovrebbe mobilitare tutte le comunità cristiane cattoliche. Perché non si tratta tanto di chiudere un passato, quanto di aprire un futuro nuovo: chiedere perdono del passato vuol dire soprattutto impegnarsi a non ripetere quelle infedeltà”.
Qualunque altra cosa si può dire ancora a commento di questo gesto che rimane, tuttavia, il più grande “mea culpa” della Chiesa per i suoi errori.
Fino allora, oltretutto, l’insegnamento cattolico, ribadito fino alla soglia del Concilio Vaticano II, era quello che la Chiesa è una società giuridicamente perfetta ed è corollario della perfezione e quindi non può sbagliare.
Il Pontefice polacco ha passato al setaccio 2000 anni di cristianità e ha chiesto scusa per gli sbagli dei suoi predecessori.
La Chiesa Cattolica, quindi, dopo duecento anni dall’Illuminismo, movimento sul quale si poggia quasi tutt’intero il pensiero moderno, in pieno contrasto allora con la Chiesa, ha cancellato in un certo senso e in una certa misura il suo passato e ha voltato pagina alla sua storia, passando dal radicalismo e dalla rigidità alla duttilità in osservanza, però, dei dettami evangelici.
Si è, quindi, appropriata ma solo in parte, anche se con ritardo (ma i tempi della Chiesa non coincidono con i tempi della storia) dello spirito illuministico, cioè di quella filosofia, con cui, secondo Immanuel Kant si sancisce l’uscita dell’essere umano dallo stato di minorità, “minorità – scrive Kant nella Critica della Ragion Pura – è l’incapacità di servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro. Colpevole è questa minorità, se la sua causa non dipende da un difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi di essa”.
La Chiesa, quindi, anche se con molto ritardo con l’Illuminismo, ha coraggiosamente accettato, essendo nello stesso tempo giudicante e penitente, di essere una chiesa che “semper reformanda est”, come ogni altra società fatta dagli uomini,
Dopo secoli, quindi, in cui ha mantenuto la tradizionale posizione rispetto ai propri errori che era quella di soprassedere e di seppellire i suoi peccati mettendoci una pietra sopra si riconosceva peccatrice di orribili delitti.
Da allora, però, altri errori restavano di cui pentirsi e altri si aggiungeranno in un susseguirsi continuo fino a giungere a Papa Francesco che in modo trasparente denuncia il suo clero che sporca e deturpa il volto della Chiesa, condanna ogni tipo di fondamentalismo, restituisce al vangelo la sua originalità, si proclama peccatore e chiede sempre e a tutti di pregare per sé, dimostrando una grande umiltà.
A tal proposito il Papa dice: “Qualcuno crede che essere umile è essere educato, cortese, chiudere gli occhi nella preghiera”. “No, essere umile non è quello”. Per “sapere se sono umile, c’è un segno, un segnale, l’unico: accettare le umiliazioni. L’umiltà senza umiliazioni non è umiltà. Umile è quell’uomo, quella donna, che è capace di sopportare le umiliazioni come le ha sopportate Gesù, l’umiliato, il grande umiliato (…) germoglio che cresce in noi, custodire la crescita, custodire lo Spirito”.
Questo corso della Chiesa, è voluto e vissuto oggi da Papa Francesco, contro il quale i tradizionalisti, dall’interno gli fanno guerra, facendolo diventare un bersaglio privilegiato.
Critiche verso gli ultimi papi si erano già levate, ma Francesco viene delegittimato, è sospettato di non essere fedele alla tradizione cattolica, di essere ripiegato sulla mondanità imperante, di annacquare la fede secondo le attese del mondo.
È vero che lui dice di essere in pace e che, da uomo di preghiera qual è, sceglie il silenzio piuttosto che rispondere violentemente alla violenza scatenata contro di lui, ma questa situazione fa soffrire molti cristiani e rischia di scandalizzare.