
Fu una crociata la controrivoluzione del Generalissimo Francisco Franco operata nel 1936 per liberare la Spagna dal socialcomunismo? Per il novantenne Alvaro D’Ors, lo fu senz’altro. D’Ors è un giurista, pensatore e politico, professore di Diritto Romano nelle università di Granada, Santiago di Campostela e di Navarra, insignito della Laurea honoris causa da quella di Roma.
In una conferenza a Coimbra nel 1945 si presentava categoricamente con queste parole: “Appartengo ad una generazione comparsa sotto Marte che vide la luce quando una devastava i campi della Spagna e venni alla vita operante nella splendida congiuntura di una crociata religiosa come fu la nostra Guerra di Liberazione […]”. D’Ors è un intellettuale che non si vergogna delle proprie idee, scrive Maurizio Schoepflin in una sintetica scheda pubblicata da Il Domenicale del 6 dicembre 2003, n. 49. D’Ors nel suo libro “La violenza e l’ordine”, Marco Editore; (pp172; e. 15,00; 2003) spiega meglio come si è arrivati alla giusta reazione nazionale contro l’anarchia della Repubblica, che si ammantava sotto il pretesto della legalità (1931-1936). Fu una necessità storica per il professore spagnolo. D’Ors è convinto che la reazione militare nazionalista, non fu una “guerra civile”, ma una nuova “crociata” religiosa contro il comunismo e l’anarchia, molto simile all’antica crociata spagnola contro l’islam. E come se non bastasse D’Ors giustifica esplicitamente la “necessità della violenza (forse voleva dire della forza) per ristabilire e mantenere un ordine prettamente civile”, rifiutando di piegarsi all’attuale political correctness, che a suo giudizio nasconde gli errori del secolo. Uno di questi errori, per il professore, è quello di ritenere che la caduta del Muro di Berlino abbia decretato la scomparsa del comunismo, mentre la verità è che, dopo il 1989, si è definitivamente cementata l’alleanza dei vincitori del 1945: il capitalismo, che si è annesso l’economia, e il marxismo, che si è impossessato dell’etica. D’Ors da cattolico, forse di un’altra epoca, crede che la potestà legittima, deriva da una delegazione divina, di Cristo Re, a cui compete l’unica sovranità di questo mondo. Le altre potestà meritano obbedienza provvisoria e relativa. Per il professore spagnolo il cristianesimo e il pacifismo sono inconciliabili. Approva la guerra come legittima difesa. Tra i principi di Dottrina sociale della Chiesa, evidenzia l’importanza del principio di sussidiarietà. Il terrorismo è da combattere militarmente e non come una attività criminale da perseguire giuridicamente. Alla Chiesa cattolica dev’essere attribuito l’interpretazione autentica del diritto naturale; è dalla sua autorità, che, “dipende l’obbligazione morale di obbedire al potere costituito”. Il testo si conclude con una significativa riflessione, il professore spagnolo confessa che è stato ispirato a scrivere, da quella fede e quel coraggio, di quel sacrificio eroico, da tutti quei compagni morti per la crociata, dal loro ultimo grido: “Viva Cristo Re!”. Che non era solo un grido in un momento di sacrificio, ma anche l’affermazione di un inizio, per una autentica politica cristiana, costruire una società a misura di uomo e secondo il piano di Dio; un messaggio importante da non occultare.
DOMENICO BONVEGNA