Manca un pensatore autorevole che incarni i valori civili di un popolo, le esigenze politiche, le aspirazioni letterarie. Ci vorrebbe un nuovo Cicerone, lo scriveva il direttore de Il Domenicale, Angelo Crespi, il 10 maggio del 2003. E invece nell’epoca del nulla televisivo vivacchiano gl’intellettuali postmoderni che hanno immolato la verità agli interessi di bottega. Pertanto, in Italia manca un Cicerone.
Crespi intende fare una provocazione, aprire perlomeno una discussione sulla mancanza di autorevolezza di tutti coloro che si occupano di cultura e soprattutto di politica. Non solo manca un uomo che possa riassumere quelle virtù civili che hanno creato il popolo italiano, anzi mancano pure uomini che possano rappresentare, almeno una di queste virtù. Manca un uomo pubblico con autorevolezza morale con la possibilità e la capacità intellettuale di confrontarsi con i media. In un panorama desolante di allora, ma anche oggi non è migliore, un elenco di intellettuali percepiti come autorevoli, si contano sulle dita di una mano. Nell’ambito del giornalismo, Crespi tenta di individuare qualche nome che potrebbero essere validi anche oggi.
Per quanto riguarda le università si può sperare ben poco. Per le cattedre si premiano non i migliori, ma chi è abituato al compromesso delle relazioni. Una starlette televisiva qualsiasi ha più peso di un filosofo, certi sedicenti masmediologi hanno più credibilità di un cattedratico. Crespi fa alcuni esempi delle trasmissioni televisive satiriche, tipo “Striscia la notizia”, oppure quella delle “Iene”, perfino i cabarettististi di “Zelig”, sono più autorevoli di altre fonti. Dentro queste trasmissioni ci sono scrittori, considerati grandi opinionisti che vendono centinaia di libri. Volendo neanche il Papa, in certi ambienti, riesce a differenziarsi più di tanto. Citando Marcello Veneziani, già allora un intellettuale di valore.
In un suo libro, “La sconfitta delle idee” (Laterza), scriveva: Gli intellettuali sopravvivono negli anfratti dei media, negli intervalli della politica e dell’economica, tra le pieghe degli eventi spettacolari, vivono da pidocchi sul corpo di grandi animali, parassiti non felici, appena visibili…” Un altro intellettuale Pierluigi Battista racconta la crisi storica profonda in cui versano gli intellettuali, nel “Partito degli intellettuali” (Laterza) spiega il tradimento della verità, specie da parte dei chierici impegnati nella sinistra. La Verità viene sacrificata all’utilità della fazione e del partito, diventando inflessibili guardiani della giusta linea. Le loro stelle polari sono l’uniformità, l’obbedienza, la conformità.
Se qualcuno si azzarda o è tentato a dissentire viene percepito come un sabotatore, un eretico meritevole di essere sradicato anche con metodi inquisitoriali. Tuttavia, il vero nodo secondo Crespi da sciogliere è quello della televisione che ha assunto un grande peso nel panorama culturale. Qui tutto viene mischiato e omogeneizzato: discorso colto e triviale, buono e cattivo, brutto e bello. La Tv secondo Neil Postman non amplifica la cultura libresca, trionfa il chiacchiericcio senza senso. In Tv la continua emissione di immagini non aiuta. La Televisione con il suo delirio di divertimento e intrattenimento, con la sua velocità di immagini, supera definitivamente l’intellettuale, il pensatore, che appartiene alla logica del pensiero. Infatti, nella televisione, è vietato fermarsi a pensare, anche una breve pausa di una persona inquadrata, il regista deve subito cambiare inquadratura.
Pertanto, se manca un Cicerone, proliferano i ballerini dell’ovvio, i pensatori da cabaret, gli opinionisti da talk show. Ma a volte sono gli stessi intellettuali che si “vendono” per una apparizione televisiva, perché è solo il video che offre la possibilità di esistere. Ma qui l’intellettuale viene fagocitato, è impreparato all’etere, qui gioca una guerra con armi vecchie: quelle del ragionamento, del convincimento. In conclusione, per superare questo desolante spettacolo, si auspica un ritorno alle idee che fanno riferimento alla Verità. Una maggiore vicinanza alla Verità, come orizzonte del pensare e dell’agire culturale. Il pensatore deve avere un atteggiamento etico ancora più forte.
DOMENICO BONVEGNA
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