La violenza sessuale lascia le donne cristiane perseguitate in una sorta di “morte vivente”

Open Doors/Porte Aperte, organizzazione globale a scopo benefico che lavora per sostenere i cristiani perseguitati nel mondo con risorse pratiche e conforto spirituale il suo rapporto 2020 sulla persecuzione religiosa di genere: la relazione analizza in modo più approfondito le ripercussioni della persecuzione subita in modo diverso dagli uomini e dalle donne.

I due tipi di persecuzione maggiormente segnalati nei confronti delle donne e delle ragazze cristiane sono, a livello globale, la violenza sessuale e il matrimonio coatto. Entrambi sono stati citati dall’84% delle persone che hanno partecipato alla nostra ricerca nei primi 50 Paesi in cui è più difficile vivere come cristiani, secondo la World Watch List 2020 di Open Doors/Porte Aperte, pubblicata a metà gennaio.

La combinazione tra violenza sessuale e matrimonio coatto significa che, in ogni regione del mondo, tale tipo di violenza continua ad essere il mezzo più diffuso per esercitare potere e controllo sulle donne e ragazze cristiane, nonché uno strumento di punizione. Spesso la violenza sessuale è esterna al matrimonio, ma talvolta una donna/ragazza è costretta a sposarsi con il violentatore stesso. È utilizzata intenzionalmente per disonorare la donna/ragazza cristiana e, di conseguenza, la sua famiglia e comunità.
Sebbene il matrimonio coatto possa offrire una parvenza di rispettabilità, può anche diventare solo un contratto per giustificare la violenza sessuale, dal quale una donna non può scappare e nell’ambito del quale possono essere esercitate altre forme di violenza e pressione.

Nei Paesi in cui è più difficile vivere come cristiani (i primi 11 della World Watch List 2020), donne e ragazze subiscono questa persecuzione, nella sua massima espressione, come una sorta di “morte vivente” (violenza sessuale, matrimonio coatto e arresti domiciliari), specialmente se si sono convertite da un’altra fede, come l’islam o il buddismo.

Queste giovani donne sono fisicamente vive, ma sono nascoste e isolate, perciò la loro sofferenza è spesso ignota. Sono inoltre lontane dalla comunità cristiana ed escluse dal futuro della Chiesa.
Questa esistenza perseguitata può essere quindi evidenziata dai tipi di pressione citati dalle donne, che si classificano entrambi al terzo posto nel rapporto: violenza fisica e divorzio coatto (citati dal 64% dei primi 50 Paesi).
Helene Fisher, specialista della persecuzione di genere globale di Open Doors/Porte Aperte, afferma: “Il rapporto di quest’anno rivela l’impatto di tutta una vita della persecuzione sofferta dalle donne e dalle ragazze a causa della propria fede. Quando sessualmente aggredite, le donne e le ragazze sopportano abusi fisici e psicologici indicibili, talvolta intrappolate anche in “matrimoni” forzati.

Se riescono a sottrarsi all’orrore di un matrimonio forzato, saranno comunque colpite per il resto della vita da uno stigma devastante e dal rifiuto. Questa vergogna ha lo scopo di costringere queste donne a vivere senza un futuro. Purtroppo, il rifiuto esiste anche nelle comunità cristiane, causato dalla vergogna e dalla mancanza di conoscenza. L’assenza di futuro per loro significa anche che non potranno fare parte di una futura famiglia all’interno della loro comunità religiosa”.