
Per chi intende prendere in considerazione un prototipo della testimonianza, possiamo scegliere Carlo Casini, un vero testimone della vita nella sua famiglia, nella sua parrocchia a Firenze, nel suo partito, nel mondo della cultura, nella società…
Carlo Casini si è battuto per la vita fino agli ultimi mesi della sua esistenza. Una difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale.
Nato a Firenze il 4 marzo 1935, salito al cielo il 23 marzo 2020 in pieno Covid 19. E’ stato tra i fondatori del Movimento per la Vita, di cui è stato guida, anima e motore. Apprezzato giurista, prima, come magistrato in Toscana e poi come parlamentare italiano ed europeo. Tra le mie recenti “visite” al banchetto librario della Consolata, ho “catturato”, “Carlo Casini. Storia privata di un testimone del nostro tempo”, di Stefano Stimamiglio e di Marina Casini, Edizioni San paolo (2023) Recensire un libro sulla figura del politico cattolico fiorentino, lo sento come un atto doveroso e di riconoscenza, per un uomo che in passato, per certi versi ho sottovalutato per via della sua militanza politica. Casini ha lottato con amore e rara perseveranza per convincere l’umanità che la vita umana va sempre e comunque rispettata in ogni momento. E’ una figura che meritava e merita rispetto e gratitudine, un uomo, un padre di famiglia, un politico, un eccellente testimone che a tratti ha combattuto, forse da solo, contro la pratica dell’aborto.
Un testimone avversato dal suo stesso partito e forse anche nello stesso mondo cattolico. Don Stefano Stimamiglio intervistando la figlia Marina offre una sintesi biografica della vita privata a partire dalla sua nascita, a come ha trascorso la sua infanzia durante la guerra, i suoi anni giovanili, in cui maturarono la sa fede e la vocazione per la giustizia. E’ un libro intervista a Marina Casini, primogenita, figlia di Carlo, che risponde alle domande del direttore di Famiglia Cristiana. In questa intervista si scoprono particolari inediti della sua famiglia d’origine, del padre, della mamma Maria Nitti, sposa di Carlo. A fianco di un grande uomo, c’è sempre una grande donna, scrive don Stefano. Casini fu un uomo ricco di fede e di umanità. Diede un grande valore a Dio come Provvidenza, la viveva come qualcosa di concreto, reale, tangibile, a cui potersi abbandonare con fiducia.
Per lui la famiglia era qualcosa di sacro, dove regnava l’amore e la concordia. Marina racconta diversi episodi veramente edificanti che fanno a pugni con certe “famiglie” di oggi, dove regna l’odio, dove ci sono battaglie continue. Sull’impegno socio-politico di Carlo Casini, Marina sottolinea lo studio e l’importanza della diffusione della Dottrina Sociale della Chiesa e per formare il laicato cattolico. La figlia però sul tema non fa intravedere nulla del contrasto con la linea politica democristiana. “IL mio dovere principale è lo studio” sosteneva Casini, un imperativo poco conosciuto dai politici italiani. I suoi riferimenti culturali erano Thomas Merton, Gilbert Keith Chesterton, Francois Pollien. Inoltre le sue figure di riferimento erano San Giovanni Paolo II, il Pontefice che si è speso maggiormente nella difesa della Vita e Madre Teresa di Calcutta, altro gigante nella difesa della vita.
Era profondamente legato a queste due figure straordinarie. Fu un grande uomo politico che per le sue idee non ha avuto vita facile. Entrò in politica ispirandosi a Giorgio La Pira. Casini era convinto che l’uomo politico non doveva mai rinunciare alla forza e all’originalità dell’ispirazione cristiana. Un cristianesimo che doveva essere verificato fino in fondo anche sul terreno della politica cominciando dal disinteresse per le questioni personali, dallo spirito di servizio e dalla massima attenzione per gli ultimi. Il politico deve coltivare le virtù dell’umiltà, il servizio e la povertà. Casini ha contesto sempre quell’idea politica come luogo di conquista di un potere personale, possibilmente di una poltrona importante. E’ sempre stato lontanissimo dai favoritismi per catturare applausi e consenso. Era convinto che la politica deve essere al servizio della gente, che deve ascoltare e aiutare le persone, ma non per ricevere un compenso in termini di voti, ma per rendere la gente protagonista e soggetto attivo della vita della polis.
Uno così non poteva avere vita facile nella Dc, anche se era entrato come indipendente. Marina ha ammesso che la fedeltà di suo padre all’umanesimo cristiano nella vita politica lo ha portato in diversi momenti all’emarginazione, per questo soffriva, “ma andò avanti con il sorriso, con determinazione cercando comunque il dialogo”. Non era un illuso, si rendeva conto che c’era da fare un lavoro immane per la “centralità politica del diritto alla vita”. Era convinto che alla fine la Provvidenza si serviva della sua “pochezza” per lasciare delle tracce, degli stimoli che un giorno sarebbero fruttificati senza che lui ne fosse gratificato. Pertanto, “bisogna andare avanti”. Marina, sottolinea la forte spiritualità del padre, citando una esortazione abbastanza profonda del padre: “Di fronte a Te, Signore, mi interrogo sul valore del mio impegno per la vita nascente. Confesso la mia insufficienza, le mie colpe. So che occorre la santità per parlare della grandezza della vita umana e io non solo non sono un santo, ma in questo ‘servizio alla vita’ non ti ho amato abbastanza”.
E ancora, “alla proclamazione del valore della vita umana voglio consacrare la mia vita che resta”. E qualche anno più tardi ringraziava il Signore per l’emarginazione che gli procurava probabilmente perché difendeva la vita umana. E chiedeva di essere illuminato dal Signore per capire cosa deve scegliere e fare. Concludo con la domanda più politica che Stimamiglio ha fatto alla figlia di Casini. Qual era il suo rapporto con la DC e come ha vissuto il suo crollo con l’avvento della “Seconda Repubblica”. Casini era consapevole che la Politica non aveva una buona reputazione. “Era evidente che era legata al malaffare e alla corruzione. Era il contrario della formazione del babbo, che andava nella direzione opposta”, dice Marina. Sintetizza le sue scelte elettorali da quelle al Parlamento italiano a quello europeo.
Per tutta la vita è stato un uomo libero e non ha mai risparmiato critiche alla DC, a cominciare dalla “neutralità del governo nella Legge 194”. Anzi diceva che “la debolezza della Dc era proprio quella di non aver colto la grandezza rivoluzionaria, propulsiva unitiva, del diritto alla vita come spinta per un rinnovamento a tutti i livelli: morale, civile, politico”. Pertanto, continua la figlia Marina: “non scordava, perciò, la distanza rispetto alla linea del partito che invitava a relegare soltanto nella sfera privata della coscienza certi valori – che sono proprio caratteristici dell’antropologia cristiana – in quanto considerati ostacolo, come si diceva da parte di alcuni, alla facilità di contatto con le masse e alla cooperazione politica”. Dopo Mani Pulite, cercò di salvare il possibile, è interessante il giudizio sul partito: “la questione della DC è una questione di identità – ripeteva – e la vera corruzione non è solo quella economica e delle tangenti, ma anche quella ideale dei valori e dei fini che danno senso ad una presenza che vuole dirsi ‘cristiana’ di cui la vita e la famiglia sono il carattere distintivo”. Forse la vera Dc non c’era mai stata, pertanto, occorreva rifondarla.
DOMENICO BONVEGNA
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