La riflessione: Red Land e i ragazzi che ricordavano le foibe

Fa un certo effetto vedere l’affluenza del  pubblico nelle sale cinematografiche per la proiezione del film Red Land, diretto da Maximiliano Hernando Bruno e che racconta – partendo dalla figura di Norma Cossetto, seviziata e uccisa dai partigiani comunisti del maresciallo Tito nel 1943 -le persecuzioni contro  gli italiani di Istria, Fiume, Venezia Giulia e Dalmazia…

 

di Luca Basilio Bucca

Fa un certo effetto vedere l’affluenza del  pubblico nelle sale cinematografiche per la proiezione del film Red Land, diretto da Maximiliano Hernando Bruno e che racconta – partendo dalla figura di Norma Cossetto, seviziata e uccisa dai partigiani comunisti del maresciallo Tito nel 1943 -le persecuzioni contro  gli italiani di Istria, Fiume, Venezia Giulia e Dalmazia.

Fa ancora più effetto, la trasmissione dello stesso film l’otto febbraio su Rai Tre in vista della commemorazione, il dieci febbraio, del Giorno del ricordo istituito nel 2004 per fare memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo degli istriani, dei fiumani e dei dalmati per sfuggire alle azioni efferate delle bande titine sul finire della seconda guerra mondiale.

Ciò che oggi potrebbe sembrare normale in realtà non lo è se a distanza di oltre quindici anni dall’introduzione di questa giornata – per la cui istituzione sono trascorsi sessant’anni dagli accadimenti – vi sono ancora  ambienti politici che tacciano di fascismo il film, tentando di impedirne le proiezioni, spesso realizzate grazie all’interessamento di realtà culturali locali che si sono impegnate per superare il tentativo di boicottaggio al momento della distribuzione, che già in passato ha condannato all’oblio film “colpevoli” di avere raccontato fatti della storia d’Italia per troppo tempo passati sotto silenzio o mistificati.

E dunque fa effetto ed è significativo,  soprattutto per quanti ancora non più di venti anni fa, magari ragazzi sui banchi di scuola, non trovavano scritto nulla sui libri di storia che parlasse delle foibe – così come di altri eventi storici probabilmente per qualcuno scomodi da raccontare – e anche per questo si battevano per chiedere una “scuola libera e pluralista” e “contro la faziosità dei libri di testo”.

Da allora di tempo ne è passato ma di pagine di storia da restituire alla memoria condivisa di tutti gli italiani ne rimangono ancora molte, chissà se ci sono e ci saranno ancora giovani – e meno giovani – con quello stesso spirito dei ragazzi di ieri, grazie ai quali, così come oggi possiamo ricordare le foibe, domani potremmo raccontare altri fatti significativi e fondanti la nostra identità di italiani e di europei