La riflessione: Non è facile vivere ogni istante completamente consapevoli di dover morire

di ANDREA FILLORAMO

“Non è facile vivere ogni istante completamente consapevoli di dover morire. È come cercare di fissare direttamente il sole: si riesce a sopportarlo per poco” (Irvin David Yalom).

È proprio così, eppure dobbiamo aver il coraggio dinnanzi ad una pandemia che causa tanti morti, che ha seminato tanto terrore, di guardare in faccia una realtà tragica, al di là di quanti tendono a sdrammatizzare una situazione negando addirittura o l’esistenza di un virus  o l’efficacia di un vaccino che  – si dica con una certa chiarezza, – da solo non salva tutti dalla morte, non garantisce l’immortalità, ma, dato che fino a oggi non esistono o non sono state riconosciute  efficaci altre terapie alternative, il vaccino è l’unico mezzo che abbiamo per controllare un virus e, quindi per non fare arrivare tanti alle  terapie intensive e che ci dà la speranza di   non lasciarci la pelle .

Basta leggere i dati OMS del 18 novembre ore16,27 (Fonte: Health Emergency Dashboard), con cui veniamo a conoscere il numero dei morti confermati nel mondo dall’inizio della pandemia che è di 254.847.065.

Ma cerchiamo di riflettere pacatamente a più ampio raggio per capire i motivi per cui una strettissima minoranza che rende però incerta la campagna vaccinale alla quale moltissimi hanno partecipato.

Da un’inchiesta del 2015 risulta che in un anno, in Italia, siano stati spesi oltre 65 milioni di euro per curarsi; in testa ci sono i farmaci per malattie cardiovascolari, eccesso di colesterolo, ulcere gastriche e reflussi esofagei.

Da quel che si sa non risulta che qualcuno, pur conoscendo gli effetti indesiderati di tutte le medicine, abbia rinunciato a tali farmaci; probabilmente ci si è autoconvinti che gli eventuali effetti possano scomparire gradualmente con l’assuefazione ovvero con l’uso prolungato, o per quelli più gravi che non si protraessero più a lungo, tanto da fare rischiare la morte.

Mi chiedo: perché lo stesso comportamento non è tenuto da quanti rifiutano i vaccini anticovid, pur sapendo che la maggior parte degli effetti collaterali segnalati dei vaccini, aldilà di quanto apprendono dalla Rete che alimenta incertezze, dubbi, mette in circolo bufale strepitose, sono lievi o moderati e di breve durata e che sono molto rari altri effetti gravi collaterali?

Certamente non si può non essere d’accordo con loro sul costo della vaccinazione globale con i vaccini innovativi “mRNA” – sostenuto dall’iniziativa COVAX dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – che è molto alto e che potrebbe essere almeno 5 volte più basso. Ciò se i colossi farmaceutici non godessero dei monopoli sui brevetti dei vaccini Covid.

Di loro è condivisibile anche il fatto che le condizioni che le Ditte farmaceutiche hanno fatto pagare ai Paesi ricchi siano fino a 24 volte il costo stimato di produzione. L’accusa, però, di aver venduto un prodotto inutile e inefficace o addirittura dannoso e mortale, come sarebbe il vaccino, è totalmente assurda e non trova alcuna giustificazione, che fa a pugni, volendo riferirci solo all’Italia, con quasi il 90%, della popolazione che si è già vaccinato.

Accusandoli ancora che il loro vaccino sia ancora sperimentale, quando è stato attualmente testato da milioni di persone in tutto il mondo, è un grossolano errore.

Per capire di più, chiediamoci piuttosto quali siano le emozioni che possono nascere dinnanzi a questa pandemia, che ha messo tutto il mondo in assillante allerta, inclusi sicuramente anche quelli che si rifiutano di farsi vaccinare

Diciamo che gli esseri umani, pur sforzandosi di essere razionali, di affidarsi alla logica, sono profondamente illogici quando le emozioni giocano un ruolo fondamentale e stravolgono le scelte più pianificate o basate su dati di fatto.

Una delle reazioni più tipiche in questi casi nasce dalla paura, che vaccinati e non vaccinati hanno.

Da rammentare che la paura è un’emozione primaria, fondamentale per la nostra difesa e sopravvivenza: se non la provassimo non riusciremmo a metterci in salvo dai rischi.

In psicologia, la paura è definita come un’emozione che si manifesta come angoscia e inquietudine, facendo sì che la persona sia paralizzata dalla sua intensità.

Essa una reazione che può essere identificata cercando di evitare o fuggire da ciò che è percepito come pericoloso ma non sapendo come farlo talvolta c’è chi nega addirittura che possa esistere o possa nuocere.

 In tal caso non c’è alcun atto persuasivo che possa indurlo alla riflessione, nessun dialogo che possa convincere che solo assieme si vince la paura, nello “stringerci”, anche se non possiamo farlo fisicamente, rispettando alcune regole per proteggere noi stessi e chi amiamo, che solo utilizzando mezzi e strumenti che la scienza ci offre possiamo ricominciare a percorrere la stessa meta: un mondo a misura di tutti!

Non tutti, come si comprende, quindi, riescono a gestire la paura del Coronavirus, piccolo, sfuggente, invisibile all’occhio umano, facilmente trasmissibile, incontrollabile, che viene percepito o come un pericoloso predatore inarrestabile o uno sconosciuto con il quale non si deve aprire nessun conto per non precipitare nel terrore.

Non siamo fatti per reggere, tuttavia, situazioni di allerta o tensione troppo a lungo come sta avvenendo con la pandemia causata dal Covid 19.

Non ci resta quindi che utilizzare tutti la scialuppa di salvataggio che la scienza ci ha offerto per non precipitare nell’angoscia dalla quale stiamo uscendo

Secondo Irvin D. Yalom, psichiatra e psicoterapeuta americano, anche se la fisicità della morte ci distrugge, l’idea della morte ci salva.

Secondo l’autore alcune esperienze, che lui chiama esperienze di risveglio, ci fanno sintonizzare con il semplice fatto che le cose sono, che noi siamo, con il “miracolo dell’essere” in sé.

In questa modalità di pensiero non solo siamo più consapevoli dell’esistenza, della mortalità e delle altre caratteristiche immutabili della vita, ma anche più pronti a operare cambiamenti significativi.

Molti resoconti di cambiamenti significativi e durevoli originati da un confronto diretto con la morte sono una prova a sostegno di questa opinione.

Secondo Yalom i catalizzatori principali per un’esperienza di risveglio sono eventi pressanti dell’esistenza, come il dolore per la perdita di qualcuno che si ama, una malattia che mette a rischio la vita, traumi dovuti a eventi tragici. E c’è cosa più tragica di una pandemia che ha già ha fatto più morti di una guerra?