La pandemia ha fatto emergere tante inadeguatezze dei sistemi sanitari e carenze nell’assistenza

di ANDRFEA FILLORAMO

L’11 febbraio sarà celebrata la XXIX giornata del malato, che, mentre ancora infuria la pandemia ma nello stesso tempo si accende la speranza di poter nel tempo attraverso il vaccino,  sconfiggere o almeno di tenere sotto controllo il coronavirus che ha causato tanti morti, tanta sofferenza fisica, sociale ed economica, Papa Francesco, in un suo messaggio, invita tutti a riconsiderare il fatto che assistere gli ammalati è una priorità, che la salute è un bene comune e che occorre investire molte più risorse e che occorre stipulare unpatto tra i bisognosi di cura e coloro che li curano” che metta al centro la dignità del malato”.

Per comprendere il pensiero di papa Francesco, che, se considerato superficialmente, sembra un semplice pronunciamento attinente aspetti solo antropologici, concernenti una categoria molto fragile, com’è quella degli ammalati. Se visto, però, nel contesto del suo messaggio evangelico, sottintende una critica ad “un’economia dell’esclusione e dell’iniquità”, un’economia che “uccide”, fatta ripetutamente nel suo breve pontificato.

Il Pontefice – ed è questa l’ennesima volta –  solleva una questione morale di grande importanza,  non per porre mano direttamente ad una riforma dell’attuale sistema finanziario dal punto di vista strutturale e tecnico (non è questo il compito specifico della Chiesa, semmai della politica e dello stesso mondo economico), ma  per lanciare ancora una volta il messaggio etico del Vangelo nel cuore del capitalismo contemporaneo, la cui impostazione, sembra prescindere dalle persone, preoccupandosi principalmente del profitto a brevissimo termine e “quando al centro del sistema – afferma il papa in un’intervista – non c’è più l’uomo ma il denaro, uomini e donne non sono più persone, ma strumenti di una logica ‘dello scarto’ che genera profondi squilibri”.

Papa Francesco condanna, quindi, apertamente un’economia succube della “cultura dello scarto”, che con la sua logica finisce per tenere fuori – oltre che dal mondo del lavoro – dalla società e dalla politica numerosi cittadini, specie i giovani e le donne. Si tratta di una cultura che, in definitiva, produce soggetti-rifiuti,avanzi”.

Essa appare logico corollario del capitalismo finanziario, per il quale il lavoro non sarebbe più necessario – o per lo meno non sarebbe più uno degli strumenti principali – per produrre ricchezza. La ricchezza delle Nazioni verrebbe creata dalla speculazione e non dall’imprenditoria e dal lavoro, per cui non ci si dovrebbe preoccupare delle masse di disoccupati. Il lavoro andrebbe considerato come una semplice variabile dipendente dei meccanismi finanziari e monetari.

Papa Francesco si oppone con forza ad una simile concezione neoliberista dell’economia e del lavoro, che in definitiva mortifica la dignità umana di molti. Occorre reagire e non accontentarsi di soluzioni – utili, ma insufficienti – centrate sulla carità assistenziale. Vanno affrontate e risolte le cause strutturali della povertà e dell’iniquità, vanno superati i piani assistenziali che sono soluzioni provvisorie. Va creata un’economia nuova ed “onesta”, inclusiva, con l’aiuto di una politica “buona”, di istituzioni pubbliche riformate.

Non è sufficiente sperare che i poveri raccolgano le briciole che cadono dalla tavola dei ricchi. Sono necessarie azioni dirette a favore dei più svantaggiati, l’attenzione per i quali, come quella per i più piccoli all’interno di una famiglia, dovrebbe essere prioritaria per i governanti.

L’attualità e l’importanza di questo messaggio di Papa Francesco, si può facilmente trarre da quanto Papa Bergoglio dice dell’attuale pandemia in occasione della giornata del malato: “L’attuale pandemia ha fatto emergere tante inadeguatezze dei sistemi sanitari e carenze nell’assistenza alle persone malate. Agli anziani, ai più deboli e vulnerabili non sempre è garantito l’accesso alle cure, e non sempre lo è in maniera equa. Questo dipende dalle scelte politiche, dal modo di amministrare le risorse e dall’impegno di coloro che rivestono ruoli di responsabilità. Investire risorse nella cura e nell’assistenza delle persone malate è una priorità legata al principio che la salute è un bene comune primario”.