La notte insonne di un prete

Giovinazzo -Bari Raffaele Sollecito. photo by Daniele La Monaca

È notte. Il sonno tarda ad arrivare, nonostante lo sfinimento della giornata. Immagini, parole, emozioni, roteano nella testa e fanno sussultare il cuore. Amici in difficoltà per malattie che sventrano corpo e anima…

Sofferenze indicibili provocate dalle membra che lacerano e fanno sanguinare il Corpo. Il coperchio dell’umore vola via. Nel petto esplode la collera disegnando infinite tracce, risonanze simboliche di giochi pirotecnici.

Come il cielo squarciato dai traccianti all’uscita di S. Agata. Adesso resta solo cenere e odore di bruciature. I tuoni scuotono la casa e coprono a meraviglia i singhiozzi. Il cuore inquieto vorrebbe trovare pace in Te. 

I petali del mandorlo strappati via dalla burrasca, sono caduti nel fango. Ci saranno frutti dono questa carneficina? Sara possibile restaurare la bellezza della fioritura distrutta dal temporale?

Dopo tanto male, si riuscirà a riparare il danno che ha distrutto tantissime vite, causato migliaia di abbandoni, fatto piombare nel mutismo innocenti e frantumato l’armonia del Corpo?

Emergono rimpianti di lotte mancate contro la belva che graffia il profondo dell’anima, la stessa fiera che si serve di mani rapaci, per far sentire sporco il corpo e devastato lo spirito di uomini, donne e bambini abusati.

La pioggia batte forte e rapida sulle finestre chiuse. Invoco, attendo ben altro diluvio che possa lavare e guarire le ferite profonde di tutto il Corpo.

E.S.