Fino al 31 ottobre 2025 è possibile visitare, presso le sale della Galleria della Biblioteca Angelica (MiBACT), prestigioso spazio espositivo adibito alle mostre di arte contemporanea, la mostra Fractura di Maria Pacheco Cibils, a cura di Francesca Barbi Marinetti, accompagnata dai testi di Francesca Barbi Marinetti, Barbara Volpi e Maria Pacheco Cibils.
In esposizione una serie di dipinti e una installazione multisensoriale che vogliono riflettere sull’accettazione delle nostre ferite e sulla capacità di trasformarle in punti di forza, proprio come nella tecnica del Kintsugi.

Come scrive la curatrice nel testo critico, «Fractura, spaccatura, crepa, apertura, fenditura, squarcio, varco, passaggio, spiraglio, pertugio, buco… e poi sutura, ricucitura, cerniera, collegamento, resistenza, cambiamento, conversione… il ciclo di opere che l’artista argentina-portoghese Maria Pacheco Cibils presenta per il RAW 2025 è dedicato all’antica arte del Kintsugi e alla potente metafora che essa rappresenta. […] L’indagine pittorica di Pacheco Cibils è per sua natura in sintonia con questa antica pratica, essendo da anni impegnata a far emergere le grandi potenzialità dell’arte nella conoscenza olistica, guardando alle interconnessioni profonde e alle energie sottese tra spirito e materia nelle diverse sfere di cui siamo composti. Una affinità sentita che si percepisce dalla forza e dagli equilibri che compongono le policromie astratte e materiche di grandi, medie dimensioni. Il gesto pittorico stratificato ricompone lacerti coloristici con un simbolismo acceso e caldo, rossi, arancioni e gialli con abbagli reiterati di viola, o di confortanti colori della terra, suggestivi di conversioni, trasmutazioni e saldature sul filo lucente dell’oro.»

E nel testo di Barbara Volpi: «Cicatrici e fratture dell’anima che, nella mostra di Maria Pacheco Cibilis, nella poliedricità espressiva dei colori, tutto riconosciamo e tutti vogliamo abbracciare come mente collettiva che si unisce nella testimonianza della forza vitale di una linea dorata che, dalla visibilità dei tratti pittorici incisi con forza vitale sulla tela, arriva alle leve mentali profonde delle memorie, della resilienza e della rinascita. Come nel Kintsugi, ciò che si è spezzato può diventare parte della propria preziosità: le cicatrici parlano, illuminano e raccontano la nostra capacità di resistere, fronteggiare e vivere una vita degna di essere vissuta che trae luce anche dal dolore. La sofferenza collettiva diviene allora forza mentale di tutti e per tutti testimoniata nell’oro della trasformazione universale di menti che non si arrendono ma evolvono all’unisono e che guardano le fratture dell’anima con rispetto e gratitudine.»
