La lista dei primi 50 paesi dove esiste persecuzione anticristiana

Cresce la persecuzione anticristiana – Oltre 340 milioni di cristiani sperimentano un livello alto di persecuzione e discriminazione nel mondo (1 cristiano su 8) – Considerando solo i 50 paesi della WWList 2021, sono 309 milioni a sperimentare però un livello molto alto o estremo – Salgono a 4761 i cristiani uccisi per cause legate alla loro fede…

Porte Aperte pubblica la WORLD WATCH LIST 2021 (WWL – periodo di riferimento ricerche 1 ottobre 2019 – 30 settembre 2020), la nuova lista dei primi 50 paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo. Primo dato degno di nota: cresce ancora la persecuzione anticristiana in termini assoluti1. Un segno visibile di questo ulteriore aumento è che per la prima volta da quando si realizza questo report, tra i 50 paesi della lista vi sono solo nazioni con un livello di persecuzione e discriminazione molto alto e estremo, scomparendo dalla WWList il livello alto2. Ecco alcune considerazioni chiave:
• sono oltre 340 milioni nel mondo i cristiani che sperimentano almeno un livello alto di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede (1 cristiano ogni 8);
• salgono da 260 a 309 milioni nei primi 50 paesi della WWL i cristiani che sperimentano un livello molto alto o estremo di persecuzione e discriminazione a causa della propria fede;
• tra i 100 paesi monitorati dalla nostra ricerca, salgono a 74 quelli che mostrano un livello di persecuzione e discriminazione definibile alta, molto alta o estrema3;
• i cristiani uccisi per ragioni legate alla fede crescono del 60%, con la Nigeria ancora terra di massacri, assieme ad altre nazioni dell’Africa Sub-Sahariana colpite dalla violenza anticristiana: nella top 10 dei paesi con più uccisioni di cristiani troviamo 8 nazioni africane;
• appare evidente come il COVID-19 abbia aggravato le vulnerabilità delle minoranze cristiane, aggiungendo ulteriori discriminazioni e pressione4, compreso un aumento delle violenze domestiche in particolare contro convertiti al cristianesimo e donne;
• lo scorso anno Porte Aperte avvisava riguardo l’impatto della sorveglianza tecnologica sulla libertà di religione in Cina e quest’anno infatti entra nella top 20 della WWList, al 17° posto.

Salgono a 12 le nazioni che rivelano una persecuzione definibile estrema (punteggio superiore a 80). Le prime 6 posizioni rimangono invariate. Al primo posto sin dal 2002 troviamo ancora la Corea del Nord: il cambio nello stile di comunicazione di Kim Jong-Un non ha significato nulla per i cristiani del Paese. Le retate della polizia sono proseguite con l’obiettivo di identificare e sradicare qualsiasi cittadino con pensieri “devianti”, tra cui i cristiani: si stimano tra i 50 e i 70 mila cristiani detenuti nei campi di lavoro per motivi legati alla fede. Seguono 4 nazioni islamiche, come evidenza del fatto che l’oppressione islamica rimane una delle fonti principali di intolleranza anticristiana: Afghanistan (2°) con quasi lo stesso punteggio della Corea del Nord, Somalia (3°) e Libia (4°), ognuna delle quali totalizza un
punteggio superiore a 90. Qui le fonti di persecuzione sono connesse a una società islamica tribale radicalizzata, all’estremismo e all’instabilità endemica di questi paesi: la fede cristiana va vissuta nel segreto e se scoperti (specie se ex-musulmani), si rischia anche la morte. Poi il Pakistan, stabile al 5° posto, dove la persecuzione si manifesta in violenza anticristiana, ma anche in discriminazioni nelle varie aree della vita quotidiana dei cristiani (anche per effetto della legge anti-blasfemia).
La pandemia ha evidenziato ed esacerbato le vulnerabilità sociali, economiche ed etniche di milioni di cristiani nel mondo. È apparso evidente che essa sia diventata un catalizzatore di atteggiamenti oppressivi e repressivi, spesso nascosti. In India, più di 100.000 cristiani hanno ricevuto aiuto dai partner di Porte Aperte/Open Doors: l’80% di essi ha dichiarato ai ricercatori della WWList di essere stati mandati via dai centri di distribuzione aiuti. Alcuni di questi hanno dovuto camminare per diversi chilometri e tenere nascosta la propria identità cristiana per poter ottenere cibo da qualche altra parte. Episodi simili si sono verificati anche in: Myanmar, Nepal, Vietnam, Bangladesh, Pakistan, paesi dell’Asia Centrale, Malesia, Nord Africa, Yemen e Sudan.
Per via del confinamento, la violenza domestica è cresciuta esponenzialmente. Molti convertiti alla fede cristiana hanno vissuto chiusi in casa con coloro che maggiormente osteggiavano la loro nuova fede (familiari). La vulnerabilità domestica ha colpito specificamente le donne e i bambini appartenenti alle minoranze. Per milioni di cristiani il lavoro, l’istruzione e altri impegni esterni, forniscono sollievo dal controllo e/o dalle aggressioni domestiche nonché dagli abusi fisici, emotivi, verbali e psicologici. Tra i primi dieci paesi elencati nella lista, è aumentato il numero di donne che denunciano le violenze psicologiche e la perdita di contatti con la comunità ecclesiale. Purtroppo, sono aumentati i rapimenti (1.710), le conversioni e i matrimoni forzati ai danni di donne e ragazze. Ma il sommerso è enorme:
Porte Aperte/Open Doors negli ultimi anni sta potenziando la ricerca nel campo della violenza di genere, scoperchiando un universo di abusi sconvolgente (a fine febbraio 2021 seguirà report dedicato nell’area PRESS del nostro sito). Tale violenza colpisce anche i più piccoli: uno studio specifico su 18 paesi (disponibile da aprile nell’area PRESS), indica che i bambini sono colpiti tanto dalla violenza (abusi,
matrimoni forzati, tratta, riduzione schiavitù) quanto dalla discriminazione diretta e indiretta (dei genitori con arresti, vedovanza, negazione custodia dei figli e accesso a sanità, istruzione, ecc.).