La lettera: Papa Francesco, l’Ici e i poveri

Nei giorni scorsi ha fatto scalpore la sentenza della Corte UE che ha stabilito che l’Italia debba recuperare dalla Chiesa l’Ici non versata tra il 2007 e il 2011 per un valore di circa 4 o 5 miliardi. Molti si sono chiesti perchè Papa Francesco, sempre così attento a commentare “affari” esterni come la cronaca e la politica, in questa vicenda che lo toccano da vicino, sia rimasto zitto.

L’enigmatico mutismo, che qualcuno potrebbe intendere quale espressione di ineffabile dolore, in realtà è una gioia non palesata. I motivi della letizia non sbandierata sono principalmente due. Il primo risale al 16 Marzo 2013 quando all’incontro al 16 Marzo 2013 coi rappresentanti dei media se ne uscì con la notissima esclamazione ” Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri”.

Il secondo suona persino profetico. Nel settembre  2015 auspicò (e predisse): “se i conventi si trasformano in alberghi è giusto che paghino le tasse come tutti gli altri”. L’ i have a dream della chiesa pauperista di papa Francesco è stato esaudito. Chissà se a debiti pagati e con le casse vuote, i preti in cassa integrazione renderanno grazia a Dio.

Gianni Toffali