La Chiesa e le nuove sfide

La crisi che sta vivendo la Chiesa cattolica, avviene in momenti di grandi cambiamenti, alcuni imprevedibili, che attraversano il mondo occidentale, che non possono non interessare la Chiesa che per secoli si è costruita un’etica che si ispira a principi cristiani, che dato l’avanzare di un’eticità laica, fondata sulla ragion pratica di kantiana memoria, del relativismo e di altre teorie etiche, non può non subire la crisi dovuta agli stessi cambiamenti.

di ANDREA FILLORAMO

Nessuno può mettere in dubbio che la Chiesa cattolica stia vivendo un momento molto difficile della sua millenaria storia. Essa segue pari passo la profonda crisi del mondo occidentale già prevista da Nietzsche alla fine dell’Ottocento, data dalla complessità dei processi di cambiamento presenti in   tutte le istituzioni che utilizzano gli strumenti costituiti dalla polarità accelerazione/resilienza e dalla dimensione della percezione del cambiamento stesso.

Anche la Chiesa, quindi, è obbligata ad assumere la consapevolezza della diversità di un’epoca che, entro certi limiti, si contrappone al passato e ciò comporta un mutamento nel rapporto tra tempo storico e tradizione, una trasformazione nella direzione dello sguardo verso il futuro.

La crisi che sta vivendo la Chiesa cattolica, avviene in momenti di grandi cambiamenti, alcuni imprevedibili, che attraversano il mondo occidentale, che non possono non interessare la Chiesa che per secoli si è costruita un’etica che si ispira a principi cristiani, che dato l’avanzare di un’eticità laica, fondata sulla ragion pratica di kantiana memoria, del relativismo e di altre teorie etiche, non può non subire la crisi dovuta agli stessi cambiamenti.

 A questo punto non si può non accennare ai recenti “Appunti” di Ratzinger sulla pedofilia e sugli abusi sessuali, in cui il Papa emerito individua l’origine della crisi particolarmente nella rivoluzione sessuale del 68. In questa analisi, il papa emerito, sostiene che a partire dagli anni ‘60 si è verificato un collasso della teologia morale cattolica che ha reso inerme la Chiesa di fronte a quei processi nella società…

Tale interpretazione, però, non è accettata dai teologi della morale di lingua tedesca che offrono una lettura preoccupata delle 18 pagine sulla pedofilia pubblicate da papa Ratzinger. Per essi il papa emerito ‘strumentalizza’ la “tematica degli abusi”, per reiterare una critica già ben nota a una teologia morale, le cui posizioni in campo di etica sessuale egli non condivide. E in questo va detto – essi ritengono – che “non si riscontra in lui una reale disponibilità a una valutazione differenziata e competente”.  Ed infine i teologi tedeschi hanno sottolineato che egli ha separato la fede dalla ragione: “Va riconosciuto che sempre Joseph Ratzinger/Benedetto XVI ha avuto a cuore che nella chiesa cattolica fede e ragione non andassero per vie separate. La sua recente ‘analisi’ minaccia proprio questo nesso, perché essa si rifiuta di prendere sul serio, senza pregiudizi di sorta, gli sforzi della teologia morale per generare un’etica cristiana della libertà e della responsabilità e le acquisizioni di conoscenze scientifiche in tema di abusi sessuali”. Se per “etica della libertà” si intende quel particolare atteggiamento etico che elegge la libertà individuale a bene primario, individuando in essa un principio irrinunciabile per l’etica, generale e fondamentale come o più di ogni altro, a cui si deve sussumere ogni fine etico particolare ed essa stessa un fine di natura etica, da preservare, difendere e sviluppare”.

Dopo Ratzinger arriva Papa Francesco, un papa che è venuto da lontano.

Lo sappiamo: l’argentino Bergoglio è un papa sui generis per il suo modo di agire e particolarmente per il suo linguaggio che ha stravolto il mondo della comunicazione ed ecco, e non solo per la presenza a Roma di Bergoglio, la chiesa cattolica entra ancora maggiormente in crisi, facendo temere che siamo alla vigilia di qualcosa che avrebbe delle ripercussioni imprevedibili. 

A parere dello storico Franco Cardini durante il pontificato di Papa Francesco, emerge “una tensione all’interno del mondo Vaticano, di origini piuttosto remote: la riforma avviata dal Concilio Vaticano II, le polemiche che ci sono state attorno, le diverse interpretazioni”. Per Cardini il pontificato di Francesco non è una causa, ma è un effetto di tutto questo. “L’abdicazione di papa Benedetto XVI – egli scrive – è stato un evento a suo modo unico, dirompente: al di là della personale stanchezza e della fragilità di Ratzinger, le motivazioni di questa sua scelta non sono ancora state chiarite del tutto. Si può fare un paragone con l’11 settembre 2001: a un certo punto, si è data una giustificazione ufficiale che, a prescindere dalle sue contraddizioni interne, della sua parzialità e della sua superficialità, è stata data per buona”. “Francesco è stato scelto come una risoluzione che attutisce le opposizioni a Benedetto XVI che, nel suo pontificato, era stato attaccato da tutte le parti. Giovanni Paolo II aveva solo apparentemente sistemato le cose, aveva regnato ma non governato: era dotato di grande carisma, ma non ha risolto molte situazioni che erano profonde e delicate. Francesco si è trovato ad amministrare una situazione che si potrebbe definire pre-rivoluzionaria, “con un collegio cardinalizio diviso, con quei mali che sembrano gli unici della Chiesa: il malumore di alcuni prelati verso il presunto autoritarismo di Francesco e gli scandali legati alla pedofilia

La realtà in cui si trova immersa la Chiesa cattolica in questo momento non è fra le più facili. La società tutta sta cambiando, si modificano i valori e mutano le coordinate entro le quali l’uomo e la donna occidentali vivono la propria vita, con la religione messa sempre più in secondo piano. La Chiesa si trova ad affrontare, quindi, nuove sfide e, in epoche di grandi trasformazioni sono sempre momenti di crisi. Ci sono nuove esigenze e ci si pongono nuove domande alle quali occorre dare delle risposte.