IL VIAGGIO: PELLEGRINO A SARAGOZZA

Non capita spesso ricevere un viaggio “regalo” di grande ed elevato significato. Sono stato a Saragozza, la città spagnola, capitale dell’Aragona, dove è presente il Santuario dedicato alla Madonna del Pilar. Ho vissuto giorni intensi non solo di fervore religioso ma anche di curiosità storiche e artistiche. Avevo una conoscenza parziale del miracolo e della storia della Madonna. Prima del viaggio ne ho approfittato di leggere e recensire il testo che Vittorio Messori, che aveva scritto nel 1998, “Il Miracolo. Spagna, 1640: Indagine sul più sconvolgente prodigio mariano” (Rizzoli), testo che era presente nella mia biblioteca, e che “aspettava” di essere letto. Naturalmente ora dovrei trovare qualche testo, possibilmente in italiano, per avere una maggiore conoscenza della storia sulla venuta di Maria Vergine nella città aragonese, ma anche del mastodontico santuario e della fede religiosa che caratterizza il popolo d’Aragona. Intanto mi sono accontentato di alcuni contributi sintetici trovati su internet.

La venuta della Madonna del Pilar a Saragozza ebbe luogo nel 40 d.C., quando Maria viveva ancora in Palestina. A differenza di altre apparizioni mariane, come quelle di Fatima o Lourdes, questo evento è considerato una venuta, non un’apparizione. A differenza del resto delle apparizioni mariane che avvengono dopo l’Assunzione in cielo, nel caso della Vergine del Pilar, più che un’apparizione in sé, si tratta di una traslazione o bilocazione, poiché la sua venuta a Saragozza avvenne durante la sua vita mortale, quando viveva ancora in Terra Santa.

La tradizione pilarista sostiene che la Beata Vergine Maria è intervenuta in modo straordinario per confortare e di incoraggiare San Giacomo e un gruppo di convertiti, lasciando loro una colonna di diaspro come simbolo della fermezza della fede cristiana per evangelizzare l’Hispania. Questo evento è all’origine principale della devozione mariana nella Penisola Iberica e, successivamente, in America. Secondo la pia tradizione, nelle prime ore del 2 gennaio del 40 d.C., la Vergine Maria apparve in carne e ossa nella città romana di Caesaraugusta (Saragozza). La Cattedrale-Basilica del Pilar conserva documenti del XIII secolo che confermano che questa tradizione risale ai tempi della Chiesa primitiva. Secondo questi documenti: “Passando per le Asturie, giunse con i suoi nuovi discepoli attraverso la Galizia e la Castiglia, fino all’Aragona, territorio che allora si chiamava Celtiberia, dove sorge la città di Saragozza, sulle rive dell’Ebro. Lì Giacomo predicò per molti giorni e, tra i molti convertiti, scelse otto uomini come compagni, con i quali di giorno discuteva del regno di Dio e di notte passeggiava lungo le rive per riposarsi.”

La notte tra il 2 il 3 gennaio del 40, nel corso della sua vita terrena, la Beata Vergine apparve all’apostolo Giacomo che stava pregando sulla riva dell’Ebro e supplicando l’intercessione di Maria per la buona riuscita dell’evangelizzazione in Spagna. La Madonna, accompagnata da diversi cori di angeli che portavano una sua raffigurazione e una piccola colonna di diaspro, comunicò all’apostolo la volontà divina di edificare un tempio a Lei dedicato: nacque così la prima chiesa della Spagna e dell’intera cristianità. Solo dopo averla costruita Giacomo tornò a Gerusalemme dove, primo tra tutti gli apostoli, subì il martirio durante le persecuzioni di Erode Agrippa.

La tradizione del Pilar è antichissima ed è confermata dalle rivelazioni avute nell’età moderna dalla beata Anna Caterina Emmerick e, prima ancora, dal dettagliato racconto della venerabile Maria di Agreda che riporta le parole della Vergine all’apostolo: «L’eccelso Re ha prescelto questo posto affinché in esso gli innalziate un tempio, dove sotto il titolo del mio nome il Suo sia magnificato […]. Egli darà libero corso alle sue antiche misericordie a vantaggio dei credenti e questi per mezzo della mia intercessione le otterranno, se le domanderanno con autentica confidenza e pia devozione». Aggiunse la Madonna: «Questo pilastro con sopra la mia immagine resterà qui e durerà con la santa fede fino alla fine dei tempi».

Sono passati quasi duemila anni e l’attuale gigantesco santuario di Saragozza – sopravvissuto a tre bombe sganciate all’inizio della guerra civile spagnola (1936-1939), nessuna delle quali esplose – sorge sullo stesso luogo dell’apparizione e custodisce il prezioso pilastro all’interno di una cappella, con un oculo che consente ai pellegrini di baciarlo e venerarlo. Questa grande devozione verso la Vergine, patrona della Spagna e di tutta l’ispanità, è constatabile anche nella diffusione del nome Pilar, nelle tantissime edicole e nei canti che le sono dedicati.

Nelle mie ricerche emerge un dettaglio importante: Il collegamento tra Pilar e Santiago, e anche l’argomento merita di essere approfondito.

La devozione pilarista è strettamente legata alla tradizione giacobina di Compostela, divenendo due assi fondamentali della spiritualità in Spagna.

Ci sono delle prove archeologiche e storiche. Fin dall’antichità, i cristiani di Caesaraugusta costruirono una dimora attorno alla Sacra Colonna, forse il primo tempio dedicato alla Vergine Maria. Numerose sono le testimonianze che confermano l’antichità di questa devozione:

Il sarcofago di Sant’Engracia (IV secolo) mostra un bassorilievo della Vergine che scende dal cielo per apparire a San Giacomo. A questo proposito visitando la Chiesa, che ha una bellissima facciata, ho ricevuto in dono un testo “Aragonia sacra”, uno studio di vari autori, di ben 475 pagine, naturalmente in lingua spagnola, monografico su S. Engracia e la città di Zaragoza. Il testo corredato di numerose immagini sulla Santa, originaria di Braga in Portogallo, che ha subito il martirio nel 303 d.C insieme a diciotto compagni. Non solo ma è ricco di immagini anche de Los Sarcofagos Romano-Cristianos che troviamo nella cripta della Basilica.

La venuta della Madonna a Saragozza è la prima apparizione mariana documentata della storia, divenendo la radice principale della devozione alla Vergine in Spagna e in America. La sua unicità risiede nel fatto che avvenne mentre Maria era ancora in vita, in carne e ossa, il che la distingue da altre apparizioni successive.

Questa forte devozione spinse la Santa Sede a riconoscere ufficialmente la Venuta della Vergine come “antica e pia credenza” e a consentire l’istituzione dell’Ufficio del Pilastro. Da allora, ogni 2 gennaio, la Basilica del Pilar ospita una Veglia Eucaristica presieduta dall’Arcivescovo, in commemorazione di questo evento. Inoltre, in questo giorno, l’immagine della Vergine viene mostrata senza mantello, lasciando visibile il fusto del Pilar. La grande Festa di Nuestra Senora del Pilar si svolge il 12 ottobre di ogni anno.

Il 13 ottobre 2009 la Tradizione del Pilar è stata riconosciuta come Tesoro del Patrimonio Culturale Immateriale della Spagna, insieme al Cammino di Santiago. Qualche cenno storico sulla Basilica.

Esiste un documento del 714, anno dell’occupazione musulmana, che attesta come Saragozza fosse un’importante meta di pellegrinaggio per la cristianità.

Intorno all’anno 835, un monaco di nome Almoino, del monastero di Saint – Germain de Paris, scrisse un codice in cui faceva riferimento alla chiesa della Vergine Maria di Saragozza, indicando che nel III secolo vi aveva prestato servizio il grande martire San Vincenzo. Mentre nel XV secolo, Ferdinando il Cattolico notò la diffusione del culto della Vergine del Pilar a Saragozza.
A metà del XVII secolo si iniziò a progettare la costruzione di una nuova
chiesa più ampia, in linea con le linee guida del Concilio di Trento. Nel 1681 fu posata la prima pietra dell’attuale basilica, la cui costruzione si protrasse fino al XX secolo, nonostante diverse modifiche e interruzioni dei lavori. Una menzione speciale merita l’architetto Ventura Rodríguez, che progettò la Santa Cappella, realizzata tra il 1754 e il 1765. All’interno della Basilica meritano di essere sottolineate anche altre opere di grande valore artistico, come la pala dell’altare maggiore in alabastro di Damián Forment, gli stalli del coro scolpiti da Esteban de Obray e la volta affrescata del Coreto di Francisco de Goya, originario di Zaragoza.
Il Pilastro e l’immagine della Vergine

Il Pilastro è un fusto cilindrico, senza modanature né ornamenti, alto 1,67 m e con un diametro di 25 cm. Realizzato in diaspro, è racchiuso da una copertura in rame argentato, che è ciò che appare ai fedeli. Per consentire ai fedeli di avvicinarsi e baciare questa colonna, è stata lasciata un’apertura ovale sul fondo della cappella attraverso la quale è possibile venerarla. L’immagine della Vergine poggia sul pilastro. Si tratta di un’effigie lignea alta 38 cm, scolpita secondo i canoni della scultura gotica europea della prima metà del XV secolo e attribuita allo scultore Juan de la Huerta. Rappresenta la Beata Vergine come regina e madre, con corona e manto imperiale, e con il Bambino in braccio. Alcune tradizioni suggeriscono che quest’immagine sia stata donata dalla regina Bianca di Navarra, sposata con Giovanni II d’Aragona, dopo la sua guarigione da una grave malattia. Esistono prove documentali che nel 1433 si svolse un pellegrinaggio in segno di gratitudine per questa guarigione, e il frutto e la testimonianza perpetua di ciò furono l’istituzione da parte della regina dell’Ordine del Pilar, l’unico ordine cavalleresco sopravvissuto nell’ex Regno di Navarra. Del miracolo di Calanda ne ho già parlato presentando il libro di Messori.

Tra le curiosità religiose e tradizionali da segnalare:

La collezione di mantelli

Generalmente, il pilastro è coperto da uno degli innumerevoli mantelli che la Vergine custodisce gelosamente, sebbene vi siano diversi giorni all’anno in cui viene scoperto per la venerazione dei fedeli. Questi giorni sono il 2, il 12 e il 20 di ogni mese, in commemorazione delle date più importanti della devozione pilarista: la venuta della Vergine a Saragozza il 2 gennaio 1940, la solennità della Madonna del Pilar il 12 ottobre e l’incoronazione canonica della Vergine del Pilar il 20 maggio 1905. Dal 1677, alcuni mantelli hanno acquisito un valore aggiunto. Dopo essere stati indossati dalla Vergine del Pilar, vengono prestati a chiunque li desideri per coprire i malati, anche in punto di morte. Molti necrologi recitano: “Morì sotto il manto della Madonna del Pilar “.

La richiesta di mantelli, sia dall’Aragona che dal resto della Spagna e dall’estero, era in crescita e a volte impossibile da soddisfare, così vennero create le “misure”. Si tratta di nastri di tessuto di tanti colori quanti mantelli della Vergine, la cui lunghezza corrisponde esattamente alla misura dell’immagine sacra . Servono allo stesso scopo: ricordarci la protezione della Madonna sui suoi figli in ogni momento.

Le bandiere

Una serie di bandiere offerte alla Beata Vergine in diversi periodi della nostra storia contemporanea è conservata a El Pilar di Saragozza. Una menzione speciale merita il gruppo di 19 bandiere donate dai paesi iberoamericani, giunte a Saragozza dopo essere state benedette da Papa San Pio X. Furono pronunciate il 29 novembre 1908 in una solenne cerimonia, i cui discorsi esprimevano la gratitudine dei popoli d’America per aver ricevuto la luce della fede dalla Spagna.
Ci sarebbero molti altri aspetti da sottolineare riguardo alla “Pilarica”. Ne ho evidenziati alcuni tra i più significativi per comprendere meglio questa devozione popolare, simbolo di identità per la Spagna e che ci permette di approfondire la spiritualità del popolo aragonese e spagnolo. Ho trovato un interessante studio, una tesis Doctorial: “Usos publicos de la Virgen del Pilar: de la guerra de la indipendencia al premier Franquismo” di Ramon Solans Francisco Javier.

Fonti

BUESA CONDE, Domingo J. e LOZANO LÓPEZ, Juan Carlos. Il Pilastro è una Colonna. La storia di una devozione. Governo dell’Aragona – Consiglio Comunale di Saragozza, 1995.

DÍEZ QUINTANILLA, José Manuel. Le apparizioni della Vergine Maria: Dottrina e storia. Free Books, Madrid, 2020.

PARDO, Andrés (dir.). Il libro del culto della Vergine. Alfredo Ortells, Valenza, 1998.
PASAMAR LAZARO, José Enrique e BLANCO LALINDE, Leonardo. Le bandiere del Pilar, in Emblemata nº11, 2005, pp.429-434. https://benditayalabada.blogspot.com

DOMENICO BONVEGNA

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