Il Vangelo secondo Andrea Filloramo. Preti, sesso, scandali e verità

di ANDREA FILLORAMO

Sono pochi oggi i preti che riconoscono che la sessualità rivesta un ruolo fondamentale nella vita individuale e si presenti come un elemento preponderante della vita umana, che rientri tra i bisogni fisiologici fondamentali dell’uomo, al pari della sete e della fame e, quindi, come questi sono da controllare e regolare”.

Mai, quindi, si può abusare, di questo “dono di Dio”,  arrecando anche con il suo uso sproporzionato, danni a terzi, particolarmente se deboli per natura e per età.

E’ ovvio che vogliamo qui fare riferimento alla pedofilia che è diventato, ma forse lo è stato sempre, anche se nel passato non si voleva parlare, un cancro che con le sue metastasi distrugge il corpo sano della Chiesa che, in questi ultimi anni con Papa Francesco ha cercato di combattere.

Diciamo la verità: quello degli abusi sessuali e della pedofilia è un fenomeno strutturale clericale, dovuto non tanto al celibato ecclesiastico, ma a una falsa dottrina sulla sessualità, dalla quale anche discende, forse, lo stesso celibato, in cui i preti rimangono maledettamente invischiati, diventando nello stesso tempo difensori e propugnatori ma anche in una certa misura vittime di una dottrina ascientifica.

Basta, infatti, passare in rassegna la copiosa mole documentaria, che si avvale di fonti archivistiche, giornalistiche, giudiziarie, di produzione letteraria e scientifica, per porci al cospetto di una realtà così torbida da indurci a voler rovesciare la “volontà di sapere” in “volontà di non sapere”.

Così ha scritto Michel Foucalt, pensatore tra i più geniali del secolo scorso, che continua ad esercitare una grande influenza in svariati settori disciplinari.

Egli, in La Volonté de savoir (1976), saggio in cui esamina come si sia formato il campo di conoscenze chiamato “sessualità“, quali pratiche e istituzioni abbiano contribuito a generarlo e quali conseguenze coercitive abbia comportato.

Non si ferma Papa Francesco in questa battaglia.

Come si ricorderà, nel 2019, nel Motu proprio “Vos estis lux mundi” egli aveva introdotto delle procedure con cui si stabiliscono in modo preciso come comportarsi di fronte alle segnalazioni di casi di abuso e assicurano che vescovi e superiori religiosi”.

Ora con la nuova versione del “motu proprio”, che entra in vigore il 30 aprile, anche i laici a capo di associazioni internazionali devono “ rendere conto del loro operato e sono obbligati – con un precetto legale stabilito universalmente – a segnalare abusi dei quali sono venuti a conoscenza”.

Il nuovo documento continua a comprendere non soltanto le molestie e le violenze sui minori e sugli adulti vulnerabili, ma riguarda anche la violenza sessuale e le molestie conseguenti all’abuso di autorità.

Questo obbligo include dunque anche qualsiasi caso di violenza sulle religiose da parte di chierici, come pure il caso delle molestie a seminaristi o novizi maggiorenni.

Molte altre modifiche sono state introdotte per armonizzare il testo delle procedure contro gli abusi con le altre riforme normative introdotte dal 2019 ad oggi.

Tra queste c’è ad esempio quella che riguarda gli adulti “vulnerabili”. Mentre prima si parlava di “atti sessuali con un minore o con una persona vulnerabile” nella nuova versione si parla di “delitto contro il VI comandamento del decalogo commesso con un minore o con persona che abitualmente ha un uso imperfetto della ragione o con un adulto vulnerabile”.

Un’altra modifica riguarda la tutela di chi presenta la segnalazione di un presunto abuso: mentre prima si affermava che a colui che segnala non può essere imposto alcun vincolo di silenzio, ora si aggiunge che questa tutela va estesa, oltre a chi effettua una segnalazione, anche “alla persona che afferma di essere offesa e ai testimoni”. Rafforzata anche la parte dove si chiede di salvaguardare “la legittima tutela della buona fama e la sfera privata di tutte le persone coinvolte”, nonché la presunzione di innocenza per chi è indagato in attesa che vengano accertate le sue responsabilità.

Nella nuova versione di “Vos estis lux mundi” viene anche specificato che le diocesi e le eparchie devono dotarsi di “organismi e uffici” – nel vecchio testo si parlava più genericamente di “sistemi stabili” – facilmente accessibili al pubblico per ricevere le segnalazioni di abusi. Ed è anche precisato che il compito di procedere con l’indagine è compito del vescovo del luogo dove sarebbero avvenuti i fatti denunciati.