Il Vangelo secondo Andrea Filloramo: La storia della Chiesa insegna che nessun Papa governa nel vuoto

di Andrea Filloramo
Cerco di rispondere alla domanda, che molti si pongono e cioè: “Papa Leone XIV seguirà veramente le orme di Papa Francesco così come promette di fare o porterà la Chiesa Cattolica indietro nel tempo?”
Ogni pontificato si colloca in una linea di continuità con la storia della Chiesa, ma al tempo stesso porta con sé la possibilità – e spesso la necessità – di correzioni.
Papa Leone XIV non fa eccezione: il suo inizio di pontificato è segnato dalla domanda se avrà il coraggio di affrontare alcune delle eredità più controverse lasciate dal suo predecessore.
La storia della Chiesa insegna che nessun Papa governa nel vuoto
Giovanni XXIII, convocando il Concilio Vaticano II, scelse di inaugurare una stagione di discontinuità, capace di aggiornare l’istituzione.
Paolo VI, suo successore, si trovò invece a dover gestire le tensioni generate dall’attuazione del Concilio, operando una mediazione che non mancò di lasciare fratture. Giovanni Paolo II consolidò alcune aperture ma irrigidì altre posizioni, specie in campo morale. Benedetto XVI, con il suo stile teologico, cercò di “purificare” la modernità. Papa Francesco preferì spingere sul versante pastorale e sulla sinodalità, scatenando entusiasmi ma anche critiche.
Ogni passaggio fra un pontificato e l’altro, segna, dunque, un confronto tra eredità ricevuta e discernimento sul futuro.
Leone XIV si muove oggi dentro questo solco.
Le aree più sensibili dentro le quali Egli è obbligato a muoversi sono: l’area della teologia della sessualità e del celibato; quella della struttura istituzionale della Chiesa e, non ultima, quella del rapporto con la modernità.
Per quanto concerne la sessualità e il celibato, Leone XIV dovrà decidere se proseguire nel solco del suo predecessore e, quindi, mantenere delle caute aperture o se imprimere una svolta più radicale.
Della Struttura istituzionale della Chiesa, occorre necessariamente dire che, se negli ultimi anni si è rafforzata una certa centralizzazione vaticana spesso giustificata in nome dell’efficienza e della trasparenza, ciò ha creato, però, malcontento nelle conferenze episcopali, che rivendicano una maggiore autonomia.
Sarà, quindi, compito di Leone XIV valutare se rafforzare la sinodalità in senso reale o se mantenere la linea di controllo dall’alto.
Il rapporto con la modernità è indubbiamente, a partire dal Concilio Vaticano Secondo, il tema centrale della dialettica all’interno della Chiesa.
Il precedente pontificato ha oscillato tra le aperture significative – soprattutto su temi sociali e ambientali – e le posizioni di chiusura in ambito dottrinale. Questa ambivalenza ha lasciato la Chiesa esposta al rischio di apparire incerta o incoerente.
Leone XIV dovrà chiarire se intende privilegiare un dialogo più lineare con il mondo contemporaneo o riaffermare con forza l’identità cattolica come controcultura.
Un discernimento si ritiene, però, necessario: la sfida non consiste solo nel “fermare” o confermare alcune scelte, ma nel discernere con lucidità ciò che ha prodotto frutti e ciò che invece ha alimentato divisioni.
In questo senso, Leone XIV ha la possibilità di essere un Papa della ricucitura: colui, cioè, che, dopo un pontificato vissuto anche all’insegna della polarizzazione, saprà rimettere al centro la comunione ecclesiale.
Se sceglierà questa strada, non sarà la prima volta nella storia che un Pontefice assume il compito di correggere la rotta lasciata in sospeso dal predecessore.
Molto dipenderà dai suoi gesti e dalle sue decisioni che si attendono: saranno, senz’ombra di dubbio, dei segni concreti che mostreranno se il nuovo pontificato sarà segnato dalla prudenza della continuità o dall’audacia della revisione.
Sappiamo che Papa Leone XIV ha incontrato più volte tutti i capi dei dicasteri, per i quali fino ad ora – ed è prematuro – non ci sono state decisioni chiave, né sono stati pubblicati documenti cruciali. Da rammentare che cinque di loro hanno più di 75 anni

Ha approvato nomine, ha inviato messaggi. Sta imparando- come egli dice – di fare il Papa.

Leone XIV non ha preso ancora decisioni di governo realmente sostanziali.

Presto arriverà, tuttavia, un momento critico in cui sarà chiaro come egli intenda veramente governare.

E quel momento riguarderà principalmente il Dicastero per la Dottrina della Fede, ex Sant’Uffizio, che è uno dei principali organismi della Curia Romana, l’insieme, cioè, degli uffici che aiutano il Papa nel governo della Chiesa cattolica, il cui compito più importante è gestire le questioni più delicate su temi etici, bioetici, teologici e morali.

Papa Leone XIV non può non tenere conto che il Dicastero è stato riformato nel 2022, con la Costituzione apostolica “Praedicate Evangelium “da papa Francesco, che ne ha aggiornato l’organizzazione, mettendo in luce non solo la funzione di “custodia”, ma anche quella di promozione positiva della fede.

Eli sa che il prefetto è dal 1° luglio 2023, cioè da recente, il Cardinale argentino Víctor Manuel Fernández), nominato da Papa Francesco; che il suo arrivo è stato accolto da numerose proteste da parte degli ambienti conservatori informati, che l’ hanno accusato addirittura di incompetenza teologica.

Fernndez si è fatto notare fin dalla sua nomina, in particolare con la Dichiarazione “Fiducia supplicans” sulla benedizione delle coppie dello stesso sesso,

Nel gennaio 2025, qualche mese prima della morte di Papa Francesco, Fernández annunciò che il Dicastero stava preparando documenti sul valore della monogamia, sulla schiavitù nel corso della storia e sulle varie forme di schiavitù odierne, sul ruolo delle donne nella Chiesa e, in effetti, su alcune questioni mariologiche. Nulla o solo indiscrezioni si sono fatte su questi documenti e non sappiamo se saranno condivisi dal Papa.
In effetti, sembra che ci sia una certa pressione su Leone XIV affinché dimostri se voglia o meno essere in continuità con Francesco.
Rimane, quindi, il fatto che questi documenti, chiamiamoli pure sospesi “sospesi”, sono attualmente una spada di Damocle sul pontificato.
Abbiamo la certezza che Leone XIV non sia un uomo che cerca di seminare divisione e, quindi ci chiediamo: “cosà farà di fronte agli agenti di divisione che nella Chiesa mai mancano? Come contrasterà l’immancabile narrazione che lo riguarderà? Avrà il coraggio di fermare alcune delle eredità più controverse del precedente pontificato? Queste sono domande ancora aperte per ora. Rispondere a queste domande ci permetterà di comprendere meglio la direzione del suo pontificato