Il Vangelo secondo Andrea Filloramo: Il possesso delle cose, il potere, la fama, sono il veleno delle passioni in cui si radica il male

di ANDREA FILLORAMO

Il “possesso” è una “patologia” che non conosce differenze di genere, d’età, travalica i legami di sangue, i confini delle nazioni, genera divisioni, lotte, guerre.  Ha una forza d’urto di tale intensità che non ci sono argini per poterla contenere.

La parola possedere deriva latino “pois” che significa padrone e dal verbo “sedere” che significa risiedere, e quindi “risiedere da padrone”.

Il concetto di padrone per antinomia richiama quello di servo.

La figura del “servo padrone” è richiesta dalla dialettica hegeliana rintracciabile nella sua “Fenomenologia dello Spirito”.

Il “bellum omnium contra omnes”, cioè “la guerra di tutti contro tutti”, poi, è di hobbesiana memoria, e nasce dal senso del possesso, che dovrebbe fare paura, che rende ad un tempo alcuni padroni e altri servi.

Nulla facciamo, come suggerisce lo stesso filosofo inglese, per cercare la pace, non sappiamo, però, come fare e ci scusiamo col dire: “Non dipende da noi”.

Tutti stiamo pagando lo scotto di una lunga notte in cui “tutte le vacche sono nere”, non abbiamo tenuto conto per molto tempo che stiamo tutti sotto la medesima tenda che ci ha riparato soltanto dalla pioggia e dal vento, non abbiamo riconosciuto gli altri nei loro desideri, nei lorio diritti, nella loro alterità.

La smania di possesso nasce dalla paura di un “terzo” che può appropriarsi di quanto forse, intimamente, sentiamo di non essere in grado di padroneggiare.

Spesso questa inadeguatezza non è consapevole ma è proiettata sulla “vittima” che viene disconosciuta, nella sua identità.

La “ribellione” della vittima può essere vissuta dal “perpetratore” di tale violenza come un attacco al sé che può portare, come contro risposta, anche alla morte.

Parole confuse enigmatiche le mie? Forse ma sicuramente non troppo.  Riferimenti a pagine o a righe di filosofi che possono essere inadatte? Sicuramente. Difficoltà per suggerire terapie per sconfiggere un morbo che appesta l’uomo fin dalle sue origini che ha causato tante guerre che ci sono nel mondo e che da un mese ci assale da vicino causando una guerra nel cuore dell’Europa che non sappiamo ancora a che cosa ci condurrà? Proprio così.

In tutte le lingue esiste un aggettivo e pronome possessivo che usiamo sempre in prima persona “mio”, del quale anche abusiamo che indica, appunto, ‘proprietà, possesso sia nel significato giuridico del termine (la mia casaquesta casa è mia ; dammi i miei libri ), sia nel valore molto più ampio di ‘appartenenza o relazione’ tanto dal punto di vista fisico o morale (il mio corpola mia anima ; la mia volontài miei pensieri, mia moglie, i miei figli etc ), e per tal motivo, la guerra è sempre possibile col vicino di casa, fra fratelli, fra genitori e figli,  in famiglia, nelle nazioni, nel mondo”.

Cancellare il termine mio – lo sappiamo – non si può, ma usarlo convertendolo nella prima persona plurale cioè con il “noi”, si può e si deve fare.

Cade ancora nel vuoto la parola di Papa Francesco che dice: “Il possesso delle cose, il potere, la fama, sono il veleno delle passioni in cui si radica il male?”.