Il Raizes Teatro porta in scena la vita (non perfetta)

Gran lezione di civiltà quella del Raizes Teatro. Sto parlando della compagnia teatrale che si occupa di promuovere la tutela internazionale dei diritti umani. Fondata da Alessandro Ienzi, avvocato, autore, regista e attore diplomato presso la Scuola dei Mestieri del Teatro Biondo.

Ci sono storie che a pensarci non servono a nessuno raccontarle. E ci sono poi storie intense, belle, piene di cuore. Storie nelle quali il battito del cuore si sente, come il respiro di un grande amore. Poi ci sono cose nella nostra vita che a pensarci succedono. Come alzarsi la mattina e andare a lavorare. O lottare per i diritti negati agli altri. Insomma, storie di battaglie quotidiane di una vita non perfetta. Forse tutto ciò non rende giustizia ai protagonisti del Raizes Teatro che nel recente passato sono stati ospiti dell’Intergruppo per la Tutela dell’infanzia del Parlamento Europeo, in occasione del trentesimo anniversario della Convenzione ONU sui diritti dei minori, con “La Bambinanza”, ma ci provo lo stesso a lasciarmi andare nel piccolo racconto di loro. 

Il mondo in una stanza

Come si fa a definirli dei dilettanti quando interpretano la professione di attori così intensamente. Nella terra della cultura ci si chiede se serve davvero fare cultura come unica professione di vita. Si fa fatica, d’accordo e spesso non basta un secondo lavoro per permetterti il lusso di fare teatro, raccontare storie, viaggiare nell’animo della gente. Ma ciononostante bisogna sempre trovare un senso nelle cose. Alessandro Ienzi lo ha trovato, per fortuna sua e nostra che oggi lo celebriamo. Pensate  ha partecipato a Woman’s Freedom Iran, con “Rose Selvatiche”, rappresentazione su Nasrin Sotoudeh, con il patrocinio dell’ordine degli Avvocati e del Comune di Palermo; è menzione speciale al Premio Indivenire 2018, under 35 del Teatro Brancaccio di Roma, con “Apocalisse”. Nell’ultimo anno ha prodotto l’Utima Era, in scena nelle piazze siciliane per promuovere stopglobalwarming.eu, petizione proposta da Marco Cappato per la riduzione delle emissioni nocive; Ustica 80, commemorazione della Strage di Ustica in occasione del quarantesimo anniversario, in scena in Piazza Verdi a Palermo, il 27 giugno 2020; Andrea&Andrea, uno studio sul genere, sulla parità, sulla libertà sessuale, tratto da storie di cronaca, di violazione dei diritti e di violenza su giovani omosessuali e sulla transizione da un genere a un altro. Accipicchia, mi scappa di dire.

Le storie narrate, a me pare, sono raggruppate intorno ad alcune domande chiave: sono indipendenti i drammi sociali? Sono attendibili i censori dei costumi? Sono chiari onesti precisi i cosiddetti paladini che spopolano in televisione? E che rapporti hanno con il Paese reale e con il Potere criminale? Con la Magistratura? Con i centri di potere economico? Sono rimasto – grazie a Dio – uno che crede ancora nella generosità delle battaglie per gli ultimi, che vorrebbe capire: cos’è l’educazione civica, come è fatto l’uomo buono senza scopo di lucro, a che serve combattere la violenza, la corruzione, la mafia dei colletti bianchi? Come tutti gli scolari ritardati sono diventato però sempre più caparbio ed esigente: me lo volete spiegare, sì o no, cos’è questo modo di intendere la civiltà? 

Ecco perché dico grazie a Raizes Teatro che mi viene in aiuto. Prendiamo a esempio l’ultima perla:La Bambinanza. Storia che esplora il tema internazionale dell’infanzia negata, attraverso l’analisi dei temi del bullismo, del traffico internazionale di organi, dello sfruttamento del lavoro minorile, dei matrimoni illegali e prematuri. Il testo esalta l’infanzia quale stagione verde della vita in cui si forma la personalità dell’individuo, e esplora gli effetti che le privazioni possono provocare nel percorso di crescita del bambino.

TONIO
Tonio trascorre le sue giornate a torso nudo e a piedi scalzi per le strade di una piccola città del sud, girando in bici e giocando con il
suo cane Tobia. Un giorno, però, si imbatte nella violenza dei compagni e deve fare i conti con la distrazione dei suoi genitori…

STENN
Stenn cresce con sua nonna e i suoi cugini in un villaggio africano in riva al mare. Esce ogni giorno all’alba e torna al tramonto, impegnato a fare tuffi e ad esplorare spiagge e fondali, e rallegrando le giornate con la sua sonora risata, ma deve stare attento qualcuno vuole rubargli il cuore…

IQMAL
Iqmal vive in un piccola casa accanto al fiume in compagnia dei suoi genitori… Una notte degli adulti lo portano via, vogliono che lavori giorno e notte e che cresca il più in fretta possibile, vogliono privarlo della libertà…

Ci spiega il regista Alessandro Ienzi, che “La Bambinanza incontra la sua genesi nella voglia di esplorare l’infanzia, stagione verde che costituisce la prima occasione di conoscenza e il primo punto di osservazione del mondo che ci influenza per tutta la vita. Le storie sono tratte da notizie di cronaca o da racconti degli attori. Tonio narra la più classica delle esperienza di strada, di violenza di minori ai danni dei minori e di dinamiche che è facile osservare nei sobborghi del sud o leggere in testi noti quali “Il Signore delle Mosche”.
Stenn, è il frutto del racconto dell’attore che lo interpreta, originario di Capo Verde, a cui gli adulti presenti sull’isola in cui è nato chiedevano di stare attento ai turisti occidentali e bianchi tra i quali potevano celarsi dei trafficanti di organi, che lasciavano i bambini seviziati nelle spiagge e ne commerciavano gli organi interni.
Iqmal invece si ispira alla storia di Iqmal Masih bambino pakistano assassinato 25 anni fa. Iqmal era un operaio di 13 anni, divenuto il più giovane sindacalista pakistano. A quattro anni già lavorava in una fornace, a cinque fu venduto dal padre a un venditore di tappeti, per pagare un debito di 12 dollari. Fu quindi costretto a lavorare 10-12 ore al giorno, incatenato al telaio e sottonutrito, tanto da riportare un danno alla crescita. Divenne un simbolo per la lotta contro la schiavitù dei bambini nelle fabbriche tessili. Fu ucciso da quella che chiamano “la mafia dei tappeti”, che non tollerò mai la sua ribellione”.
La Bambinanza, insomma  è un viaggio di un’ora e dieci minuti tra i pensieri intimi e i sogni di tre bambini, che incontrano nell’immaginazione lo strumento più forte per fare fronte alla negazione dei propri diritti. Ecco, questa è in sintesi la storia. Il resto vi consiglio di apprenderlo andando a teatro: perché meritano di essere seguiti dal vivo e non per sentito dire. Di storie finte, in giro, ce ne sono parecchie. Quando ne scopri una vera è una delizia da “gustare” live. Domani saranno in scena allo Stand Florio, a Palermo alle ore 21.30 in via Messina Marine 40, con Andrea e Andrea, uno studio sulla parità e sulla libertà di genere. Tranquilli, amici miei, non è pubblicità!