Il libro da leggere: La vita complicata di Giacomo Sereni. Storia di un eroe normale

Il mondo di Giacomo Sereni si regge su pochi assiomi basilari: c’è il bene e c’è il male, il crimine e l’onestà, il sacrificio e la lotta alle sopraffazioni. Carabiniere per vocazione, il suo idealismo si infrange contro l’esito del processo al Capitano Ultimo in seguito alla cattura del boss dei boss, Totò Riina. Uomo in crisi, tradito dallo Stato e distrutto dopo la morte della moglie, Giacomo decide di lasciare l’Arma.

La storia di Giacomo è la storia degli anni più bui del nostro Paese (tra attentati, stragi di mafia, tradimenti e complotti) ma il guaio di chi dice, a parole, di voler combattere il crimine organizzato, sta nel fatto che non si ferma a leggere con attenzione e saggezza la società in cui opera al fine di costruire un’azione capace di dare le giuste risposte ma continua ad agire per inerzia. Eppure se solo si guardasse con occhi diversi ai fatti accaduti in Sicilia, di segni ce ne sono molti. Sono solchi e graffi, scritte e buchi. E allora è possibile scoprire nelle pagine del romanzo di Roberto Gugliotta, “Ultimo di trentamila” – EllediLibro by Arpod, una vita fatta di buchi e graffi, ma anche di qualcosa che leviga e in un certo senso dà forma. Perché ci sono esigenze e emozioni che dobbiamo solo difendere, per il bene comune.

ono Giacomo Sereni, professione carabiniere, per la precisione maresciallo. All’età dei principi e nel massimo sentimento dei valori, ero impegnato in un servizio di appostamento per catturare Salvatore Riina, latitante boss tra i più sanguinari della mafia.

Erano le dieci di una calda sera d’agosto, l’ora in cui si alza timido quel piccolo alito di vento che porta la notte e che comincia a farsi sentire solo quando il sole è calato da molte ore – ma appena appena. La bellezza di Palermo, a quell’ora e in quella stagione, toglie il fiato. Ti riempie il cuore, gli occhi, i polmoni e la testa”.

 

I luoghi sono sempre gli stessi. Strada, procura, tribunale. E se va male, carcere. Perché la legge è uguale, sì, ma non per tutti. La Legge qui è uguale a sè stessa. Sembra giusta sulla carta, ma poi ti guarda in faccia e decide dove sputarti. Se non succede è perché si è intrapresa una strada poco battuta, dove le tappe fondamentali sono conoscenza, responsabilità e giustizia.

Quando si sentono ripetere certi slogan dai politici locali o dai paladini dell’antiracket, si arriva a pensare che, nella migliore delle ipotesi, tutto sia una fregatura. Nella peggiore, che il cielo ci aiuti! Ci sarebbe da stendere un velo pietoso su tutto questo, ma non è facile perché la situazione è sospesa a troppe incognite che fanno presagire la resa dei conti. Per restare in carreggiata, sono arrivato a lavorare tutto il giorno. Quando sei su un caso che scotta, su una persona da inchiodare, il tempo scorre senza che tu te ne renda conto.

Racconta un pezzo di esistenza di Giacomo e di come quel giorno, un giorno qualunque, Giacomo si sia fermato su una panchina per rimanerci degli anni. E ha chiuso la sua prima vita da carabiniere, diventando un barbone, un fantasma, un invisibile.

Nella sua anima rimane ciò che è successo da quel momento, anzi da quello che accadeva poco prima, quando Giacomo era un fedele servitore dello Stato, maresciallo dell’Arma dei carabinieri, investigatore a caccia di criminali e fedele uomo dello Stato. Un uomo che esisteva, un uomo che non si sedeva. Per la fretta dell’esserci, per prima cosa, e perché non sapeva aspettare. Così un giorno ha deciso di aspettare, guardare, osservare: come fanno i barboni, con calma e senza sentenze.

 

 

Da Palermo a Milano viaggio solo andata

Milano è una città frenetica, caotica, nervosa dove esiste una stazione dove passano tante vite che prendono i treni come Giacomo Sereni. Stranieri prima di diventare solo Giacomo. Qui rimangono gli altri, i barboni, i fantasmi, gli invisibili. Sono un popolo di sguardi attenti ma nascosti. Che osservano come invisibili. Perché loro sono invisibili. La vita se n’era andata via e avevo fatto finta di non accorgermene.

 

“Adesso è l’ora delle lacrime e della rabbia.

Denuncio prima di tutto me stesso, per non essere stato accanto a Grazia come avrei voluto, l’unico legame con il mondo di tutti i giorni, un mondo finalmente fatto di sentimenti, di amore, di piccole cose, le uniche veramente importanti.

Denuncio me stesso perché non ho fatto abbastanza per difendere i miei compagni dalla morte, perché non sono riuscito a fermare quelle menti assassine prima che colpissero. Perché non ho dato retta ai miei presentimenti che sentivano la morte in agguato. Potevo urlare, ostacolare, evitare: mi sono detto, sempre, che esageravo, che era solo paura la mia”.

 

 

Da questo momento avrà inizio per lui una discesa vertiginosa verso l’annullamento di sé, fino a sparire letteralmente, diventare invisibile tra gli invisibili, sperso nell’esercito dei trentamila senza tetto che popolano come fantasmi le vie delle nostre città. La strada lo ha aiutato a vedere la vita com’è davvero, a rallentare, prima di tutto. Poi a rivedersi come uomo. Quando vivi per strada o su una panchina, non hai più niente, perdi tutto. Ma ti puoi ritrovare, sei nessuno per gli altri, ma molto per te stesso. E lì senti il coraggio. Di vedere la vita come è davvero. Così Giacomo impara a dare spazio a tutte le sfumature che ci sono: al pianto, al sorriso, al fallimento, al riscatto. Impara che dalla libertà totale può nascere la sofferenza vera, che si può piangere e poi subito ridere. Che prima cadi e poi ti rialzi, più forte di prima. Certo, non è mai stato facile. Si provano tante di quelle cose lungo la strada o su una panchina. Ma nella vita, nella nostra esistenza non si saltano le fermate: bisogna avere il coraggio di accettare ogni debolezza. Compresa la voglia di abbandonarsi su una panchina qualunque, un giorno qualunque. Perché chi vive per strada si abitua a diventare spettatore. Ci vuole qualcuno che ti riaccenda il pensiero, l’anima, Solo così puoi rialzarti dalla panchina”.

 

Ultimo di trentamila

Autore:

Roberto Gugliotta

Editore:

EllediLibro by Arpod