HENRI DE LA ROCHEJAQUELEIN, UN ARISTOCRATICO CONTRO LA RIVOLUZIONE

A suo tempo occupandomi della rivolta Vandeana contro la Rivoluzione Francese avevo promesso di fare una scheda di presentazione di uno dei capi vandeani che forse più di altri ha affascinato tanti giovani tradizionalisti controrivoluzionari appassionati di storie come il sottoscritto.

 

Henri nasce il 30 agosto del 1772 nella cattolica terra di Vandea, a La Durbelière, dal marchese Henri-Luis-August e dalla contessa Costanza di Caumont d’Ade.

Sin dalla tenera età fu educato secondo i principi della cristianità e della fedeltà indiscussa al sovrano. Una usanza molto comune in Vandea per quegli anni. Nonostante le idee illuministe, in Vandea, le tradizioni non erano state contaminate dal progressismo dei filosofi illuminati. All’età di dieci anni lascia la famiglia ed entra nella scuola militare di Sorez, in Languedoc. Qui conosce la vita di sacrificio e riesce a superarla, riceve il brevetto di sottotenente all’età di 13 anni.

Inizia una vita militare di lealtà e coraggio e ottiene la stima dei suoi superiori. Il giovane Henri segue le vicende della Rivoluzione e all’età di 18 anni manifesta la sua opinione, rifiutando il giuramento militare costituzionalista decretato dopo Varennes  dall’Assemblea.

Appena arriva il Terrore, l’aristocrazia è costretta a prendere la via dell’esilio. Il giovane marchese rimane in Francia, non fugge. Ben presto Henri entra da generalissimo a far parte dell’Armata Cattolica e Reale. La sua carriera sarà breve, ma luminosa, la sua azione bellica si racchiude in nove mesi (13 aprile 1793 – 28 gennaio 1794). Un periodo breve, ma quanto basta per mettere in evidenza la sua intelligenza, il suo valore nelle battaglie contro gli eserciti repubblicani. Il suo nome è legato a tre battaglie vinte: Saumur (10 giugno 1793); Entrammes (22 ottobre); Dol (21-22 novembre).

Purtroppo non sempre riuscì a vincere, fedele all’insegnamento cristiano, quando poteva evitare spargimento di sangue gioiva. «E’ storico il nobile perdono che ebbe dei prigionieri repubblicani ad Antrein mentre i suoi li volevano massacrare in rappresaglia dei feriti vandeani selvaggiamente trucidati dai repubblicani ad Avrances». (Maurizio Di Giovine, “I Quaderni della Controrivoluzione”, n. 9-10-11, agosto-settembre-ottobre 1972).

Ecco come viene descritto Henri da Jean Lagniau (in “Revue du Souvenir Vendeen”, marzo 1972): è un ragazzo di vent’anni, è alto (un metro e ottantuno) esile, fisionomia dolce, quasi timido, colorito pallido. Il volto è incorniciato da magnifici ed abbondanti capelli biondo cenere, gli occhi sono grandi e azzurri; è quasi un arcangelo che in quel mattino del 14 aprile 1793 appare ai rivoltosi del Bressuirais, venuti a cercare un capo.

Sono duemila persone, quasi tutti giovani, dai 18 ai 25 anni, appartenenti a tutti i ceti sociali, stanchi di subire vessazioni, e soprattutto non vogliono saperne di difendere la Repubblica che perseguita i loro preti. Si ribellano e cercano dei capi capaci di liberarli dai satrapi giacobini. Lo trovano in Henri de la Rochejaquelein, che si mette al comando su un cavallo insieme ad altri cavalieri, lo seguono una folla armata di fucili, di forche, di falci, di bastoni.

La Grande Armata, quella Cattolica, è un’armata soprattutto di giovani, anche i capi. Quelli più vicini ad Henri del la Rochejaquelein hanno un’età media tra i 25 e i 30 anni. Lagniau fa i nomi dei capi giovani: Pierre Bibard, Jaques David Joseph e Toussaint Texier.

Di giovani ve ne furono altri a centinaia a migliaia. Sono presenti in tutte le battaglie, tutti degni del loro giovane generale. Henri in battaglia è sempre in prima fila,esponendosi follemente per forzare la vittoria. Spesso veniva rimproverato di esporsi inutilmente. A Samur la sera dopo la vittoria con il rosario alla bottoniera, si trova nella chiesa di Saint Pierre, per ringraziare Dio del bel successo, ad un ufficiale gli confida: “rifletto sui nostri successi, essi mi confondono. Tutto viene da Dio”.

Il miglior biografo di Henri, il barone de la Tousche, scrive: «Una corrente di appassionato affetto, irresistibile, sale verso di lui da questa folla d’uomini […] Ha un bel restar modesto e tirarsi in disparte: egli si è troppo distinto dalla folla degli attori di questa insurrezione […]Egli non potrebbe impedire di irraggiare attorno a sé il suo eroismo, il suo animo affascinante, la sua rara dolcezza…Tutti adorano questo bell’adolescente».

Ai suoi combattenti Vandeani diceva: “Compagni, io non vi chiedo che una cosa, di seguirmi. Là dove vi è del pericolo voi mi troverete sempre”. E nella battaglia di Cholet, quando ormai assisteva alla sconfitta, ecco il suo grido: “Moriamo in queste lande, ma non indietreggiamo!”. Quando il Consiglio Superiore decide di dargli il comando supremo dell’esercito vandeano, egli spaventato, piangendo per tanta responsabilità, tenta di rifiutare, : «Perchè si vuole che io sia generale? Sono troppo giovane».

Il giovane Henri diresse nel duro inverno, la campagna d’Oltre-Loira, circa ottantamila persone, la metà composta da combattenti. Una campagna che ha dovuto affrontare i rigori del duro inverno e il fastidio della banda di sciacalli dei generali Kleber e Westermann.

Prima di una battaglia egli indirizza alle sue truppe questo proclama: «Amici miei, sappiate bene che la nostra salvezza consiste solo nella vittoria. Le vostre donne, i vostri figli come voi cacciati dalla patria per l’incendio o la morte, attendono con ansia il risultato della battaglia. E’ la causa di Dio, la causa del Re, la causa di tutte le famiglie che noi difendiamo […]».

Monsieur Henri non sempre andava d’accordo con gli altri generali, capi dell’insurrezione, in particolare con Charrette. A questo proposito, Lagniau sostiene che «la sua grande chiaroveggenza, il suo genio dell’organizzazione, sorprendente per un giovane di vent’anni, gli facevano intravvedere delle possibilità di condotta dell’insurrezione vandeana che, se fossero state condivise dai suoi colleghi del comando generale, avrebbero portato i Vandeani alla vittoria».

Il giovane Henri muore sul campo di battaglia il 28 gennaio 1794, «Monsieur Henri cade, vittima della sua magnanimità. Il soldato, al quale egli si appresta a concedere la grazia, s’avanza per arrendersi, ma con un gesto brusco, spiana il fucile e tira: ‘Henri de la Rochejaquelein non aveva che 21 anni. Chissà che cosa sarebbe diventato!’».

 

Domenico Bonvegna

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