Evangelii Gaudium e il pontificato del Papa

Papa Francesco ha scritto e tracciato i contorni del suo pontificato nella Esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’, edita il 24 novembre 2013, cioè all’inizio del suo pontificato. L’esortazione che egli allora ha fatto ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi è da considerare il programma che egli si è posto, che, visto oggi alla distanza di cinque anni, dimostra la coerenza del papa argentino che, pur in mezzo a tante difficoltà e ostilità all’interno del collegio episcopale e da parte di alcuni cardinali, cerca di realizzare il suo impegno per una chiesa aperta e disponibile al cambiamento.

 

di ANDREA FILLORAMO

 

Papa Francesco ha scritto e tracciato i contorni del suo pontificato nella Esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’, edita il 24 novembre 2013, cioè all’inizio del suo pontificato. L’esortazione che egli allora ha fatto ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi è da considerare il programma che egli si è posto, che, visto oggi alla distanza di cinque anni, dimostra la coerenza del papa argentino che, pur in mezzo a tante difficoltà e ostilità all’interno del collegio episcopale e da parte di alcuni cardinali, cerca di realizzare il suo impegno per una chiesa aperta e disponibile al cambiamento.

 

Di tale lunga esortazione mi piace citare soltanto quanto ci può indurre a riflettere sulla necessità di una piena condivisione con quanto il papa pensa e vuole, che è un modo e una strategia per tener viva in noi la speranza che la chiesa supererà la crisi che, al di là di quanto il pontefice riesce a fare, la tiene ancora prigioniera del passato.
Papa Francesco scrive:
“Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato”. “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”. “Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti”.
Basta con la cultura dello “scarto”, dove: “Gli esclusi non sono ‘sfruttati’ ma rifiuti, ‘avanzi’ ”, dove domina una “nuova tirannia invisibile, a volte virtuale”, di un “mercato divinizzato”, dove regnano “speculazione finanziaria”, “corruzione ramificata”, “evasione fiscale egoista”.
La Chiesa- a parere di Papa Francesco – deve essere in grado di lottare contro la “mondanità spirituale che si nasconde dietro apparenze di religiosità”, arriva a mostrare il “dolore e la nostra vergogna per i peccati di alcuni membri della Chiesa” e a toccare anche la politica.
“Chiedo a Dio che cresca il numero di politici capaci di entrare in un autentico dialogo che si orienti efficacemente a sanare le radici profonde e non l’apparenza dei mali del nostro mondo. La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune”. “Non possiamo più confidare nelle forze cieche e nella mano invisibile del mercato”.
“Ascoltare il grido dei poveri” è una raccomandazione che il Pontefice fa propria accogliendola dalle indicazioni di molti episcopati. “L’opzione per gli ultimi, per quelli che la società scarta e getta via”, ha continuato Bergoglio ha “una notevole attualità nel contesto presente, dove tende a svilupparsi un nuovo paganesimo individualista; la bellezza stessa del Vangelo – ha concluso – non sempre può essere adeguatamente manifestata da noi, ma c’è un segno che non deve mai mancare”, e questo segno è l’opzione per gli ultimi. Tra loro anche “i migranti”. “I più deboli, i senzatetto, i tossicodipendenti, i rifugiati, i popoli indigeni, gli anziani sempre più soli e abbandonati”. “Nelle nostre città – ha denunciato – è impiantato questo crimine mafioso e aberrante della tratta e molti hanno le mani che grondano sangue, a causa di una complicità comoda e muta”. Più spazio a laici, donne e giovani. “Allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa”, in particolare “nei diversi luoghi dove vengono prese le decisioni importanti”. È un obiettivo indicato dal Papa: “Le rivendicazioni dei legittimi diritti delle donne non si possono superficialmente eludere”. Bergoglio ritiene poi che anche i giovani debbano avere “un maggiore protagonismo”. Ma al tempo stesso “non si possono riempire i seminari sulla base di qualunque tipo di motivazione”.
“Sull’aborto la chiesa non cambia posizione, ma le donne vanno capite”. Per Papa Francesco, “non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana. “Però è anche vero che abbiamo fatto poco per accompagnare adeguatamente le donne che si trovano in situazioni molto dure, dove l’aborto si presenta loro come una rapida soluzione alle loro profonde angustie, particolarmente quando la vita che cresce in loro è sorta come conseguenza di una violenza o in un contesto di estrema povertà”. “Chi può non capire tali situazioni così dolorose?
“Nello stato in cui versa il mondo abbiamo bisogno di un’autorità morale, come Papa Francesco. Gli rendo omaggio in quanto leader e voce morale per il mondo intero e ringrazio Dio per avercelo dato proprio adesso”. Lo ha detto Bernice Albertine King, figlia minore di Martin Luther King.