ESAMI DI STATO: IL 99% SONO PROMOSSI, SIGNIFICA CHE LA SCUOLA E’ FALLITA

Ogni anno poco prima dell’inizio dell’esame di Stato del secondo ciclo riprende sui giornali e sui social il dibattito attorno alla maturità. Si deve abolire oppure no? L’esame è ancora utile? Dopo gli anni caratterizzati dal covid, si è tornati alla versione ufficiale dell’esame di Stato del secondo ciclo, con le due prove scritte e il colloquio. Orizzontescuola.it del 2 luglio ha acceso il dibattito sugli esami di Stato, Fabrizio De Angelis ha raccolto alcune dichiarazioni a cominciare dal direttore editoriale di Libero, Vittorio Feltri, che ritiene inutile l’esame e “forse lo è sempre stato”.

 

Prove che risalgono a Gentile e che probabilmente oggi la loro applicazione è discutibile. Se uno studente riesce a completare il liceo, non è certo “stupido”. Se non fosse così, i professori durante i cinque anni di studi lo avrebbero redarguito o persino fatto ripetere l’anno. Per Feltri, l’esame di Maturità, diventa addirittura un’ulteriore tortura. I professori, secondo lui, sono le uniche persone qualificate per giudicare la maturità degli studenti, rendendo l’esame una mera formalità superflua.

C’è ovviamente chi è contrario all’abolizione della maturità. Come ad esempio il filologo classico Luciano Canfora, che si dice “favorevole, molto favorevole, agli esami di maturità purché siano fatti in modo serio perché purtroppo sono andati via via deperendo, sono diventati sempre meno seri, sempre più all’acqua di rosa. Posso quindi capire che Feltri dica di abolirli. Però, l’altra via è farli bene“. Canfora che appartiene all’area culturale di sinistra, ritiene Gentile un grande ministro,

Quello era un “mondo che funzionava bene, l’esame era serio” e verteva “su tutto il triennio finale. Dopodiché avevi il titolo con il quale entrare dignitosamente in una facoltà universitaria. Capisco l’indignazione di Feltri ma rivendico il fatto che fu un’ottima invenzione“.

Sul tema è intervenuto anche lo psichiatra Paolo Crepet, che ha le idee chiare, legando comunque la questione maturità a tutto ciò che non funzionerebbe nella scuola: “Il 99 percento dei ragazzi agli esami di maturità sono promossi. Cosa puoi fare per essere bocciato? Qualcuno ha un’idea? Non studiare non basta. Ma una scuola che non boccia è una scuola marcia. La vera trasgressione è studiare. Fare le cose fatte bene”. Più avanti lo psichiatra scrittore e saggista rispondendo ad altri interrogativi afferma sui giovani: “Smettiamola di tutelarli nei modi peggiori e di pensare che andare a scuola sia un modo per parcheggiare i figli in un diplomificio”,

“A valle di tutto questo c’è un dato terrificante di cui nessuno si preoccupa, una percentuale altissima, il 99% dei ragazzi che oggi si trovano inseriti in un percorso studi, viene promosso. Basta che si respira si viene promossi. La scuola è fallita. Avete mai visto genitori o ragazzi in sciopero generale contro questo dato evidentemente catastrofico? No perché va bene che quel diploma non conti nulla, perché va bene che metta sullo stesso piano tutti, chi si è sforzato di fare, con chi non ha fatto nulla. Non credo che in questi anni le difficoltà siano aumentate da parte dei professori”.

In una precedente intervista a tutto campo, sempre su Orizzontescuola.it del 20 giugno (“Esami di maturità? Abbiamo sostituito la meritocrazia con la mediocrità. Alunni più fragili che in passato? Non mi pare ci siano numeri a dimostrarlo”. A cura di Brancatisano) Paolo Crepet evidenzia che “la scuola italiana promuove tutti in un tripudio di generosità e di gioia. Quando l’esame di maturità promuove il 99% degli studenti, vuol dire che è tecnicamente fallita”. E per quanto riguarda l’esame di Stato che è visto come un test di crescita. Il giornalista chiede se è ancora così? O se è stato convertito in una conversazione rassicurante. Crepet risponde che l’esame, “Non esiste più. Non è più nulla, è un semplice passaggio burocratico, considerando anche che il ministro dell’Istruzione ha promesso che verterà su una conversazione rassicurante”. Insomma, dobbiamo tranquillizzare le famiglie per le ansie e le paure per questo esame. E chissà perché mai hanno tutta questa paura quando poi i loro figli saranno tutti promossi. Una volta l’esame di maturità aveva un significato, ora questo significato non c’è più”. Perché? “L’esame era un passaggio epocale della vita. Si diventava grandi. questo esame si è da tempo ridotto a un mero passaggio burocratico. Un tempo era un esame della maturità, non di maturità, e con quell’esame si diventava adulti. Oggi non è più così. L’esame assomiglia alla scuola che celebra. La scuola è in una situazione agonica e lo scrivo da anni”. Come mai siamo arrivati a questo punto? Risponde Crepet, “Da trenta, trentacinque anni, abbiamo deciso di togliere risorse alla scuola da tutti i punti di vista, non solo da quello finanziario. E non solo non l’abbiamo riformata – se l’avessimo fatto, oggi saremmo un’altra cosa nel mondo e invece non lo siamo – ma abbiamo perso autorevolezza nel paese perché non abbiamo una classe dirigente e questo perché i sistemi di istruzione sono caduti in una sorta di bonaccia dove non succede niente[…]” E infatti il finale di questa tragedia è quello che dicono i ragazzi: dicono che la meritocrazia è un male assoluto e che occorra fare di tutto per combatterla, la meritocrazia. Uno però dovrebbe chiedersi che cosa mettere al posto della meritocrazia”. Per Crepet  ci mettiamo: la mediocrità. “Davvero c’è qualcuno in questo paese che pensa che ci si possa basare sulla mediocrità? Io sono uno dei pochi che parla chiaro: c’è stato Galli Della Loggia che ha proferito alcune parole su questi argomenti. Per il resto, tra gli intellettuali di varia natura nessuno parla di questa cose”. Perché non se ne parla? “Intanto perché non frega nulla agli intellettuali. E poi perché a occuparsi di scuola si perdono elettori. Se parli di scuola sei un cialtrone, se parli di scuola fai la figura del maestro. Guardi i ragazzi: dicono che chi prende lo stipendio è uno sfigato. Ma hanno ragione: quanto guadagna un commesso parlamentare? Credo dalle tre alle quattro volte rispetto allo stipendio di un insegnante e allora mi si dica perché, visto che sono entrambi dipendenti dello Stato, un commesso parlamentare debba guadagnare più che un insegnante. Non è che l’altro faccia delle cose migliori o più importanti, anzi, spesso non fa granché. Quindi c’è la dimostrazione evidente che queste persone siano ritenute da noi di una professionalità importante e il che vuol dire che l’insegnante invece non svolge una professione importante”.

L’intervista abbastanza lunga prosegue con altri temi, pur interessanti. Tuttavia nella prima parte dell’intervista il professore metteva sul banco degli imputati gli adulti per l’evidente eccessiva “fratellizzazione genitoriale, che ha preso il posto del ruolo di guida che i genitori devono, dovrebbero sempre avere. Da tempo il mondo degli adulti, in primis quelli di riferimento dei minori, ma anche la società contemporanea in generale, sono sotto la lente di ingrandimento”. Infatti, “se i ragazzi di oggi stanno vivendo dei problemi esistenziali, questi problemi non possono che avere origine dai comportamenti, privati e pubblici, degli adulti. La crisi della scuola e dell’università, la scomparsa dei classici centri di aggregazione classici, il ruolo della televisione, l’avvento dei mass media hanno certamente influito, ma ha influito soprattutto l’eccessiva protettività genitoriale verso bambini e ragazzi ai quali non si consente più di crescere attraverso esperienze e fatica, destinati per questo a sentirsi inadeguati per molto tempo della loro esistenza”. Crepet porta l’esempio di un professore universitario che per evitare di affaticare troppo gli studenti “mi ha detto tempo fa che i libri di più di 400 pagine non devono passare”. Questo significa per Crepet, “che abbiamo già detto ai nostri figli che non ce la faranno mai”.

Sugli Esami di Maturità è intervenuta pure la scrittrice Paola Mastrocola con motivazioni simili a quelli di Paolo Crepet, anche se si riferiscono al tempo del Covid.  «Dovremmo buttare tutto all’aria e ricominciare da zero. Il Covid ci ha fatto capire definitivamente che cosa le famiglie chiedono alla scuola: essenzialmente un luogo dove lasciare i figli mentre si lavora, dove possano «socializzare», e dove qualcuno si prenda in carico la loro educazione in senso lato. Ebbene, prendiamone atto e facciamola». Il governo ha eliminato i voti alle elementari? «Andrebbero subito ripristinati, senza si fa un danno ai bambini».

Sugli esami di stato. “L’esame di quest’anno ovviamente non verificherà nulla: l’allievo esporrà oralmente un «elaborato» che ha scritto (da solo?) su temi concordati un mese prima. Diciamo che è un modo di rivedersi e salutarsi, tra insegnanti e allievi”. In pratica secondo la Mastrocola è stata “una pacchia per chi ha studiato poco in tutto il triennio, e una sciagura per chi si è impegnato seriamente e, mi dispiace, rimarrà deluso e avvilito da un esame farsa”.

Tuttavia l’esame di maturità, ormai diventato un rito stanco, secondo la Mastrocola gli esami non andrebbero aboliti.
“Non abolirei gli esami. È bene che, almeno una volta ogni tanto, il giovane sia messo davanti a qualcuno a cui rispondere di sé. Li farei solo un po’ più veri, questi esami di maturità, cioè più difficili: una vera montagna da scalare, non pareti fittizie e addomesticate. Solo se la prova è reale si può provare soddisfazione e felicità nel superarla. Per esempio la smetterei con i quiz, i test, gli schemini da riempire. Prendiamoli sul serio, i nostri ragazzi!”

Negli ultimi vent’anni sono state fatte riforme ridicole, pertanto,“se la scuola italiana tutto sommato ha tenuto, è proprio perché la barca, senza capitano, motore né timone, è stata portata a remi da ogni singolo insegnante, che ha fatto quel che poteva, nei modi che ha ritenuto meglio. Certo, causando anche notevoli disparità e una discreta confusione… Meglio sarebbe avere, un giorno o l’altro, qualche dritta sulla rotta!”. Per quanto riguarda l’abolizione dei voti per le elementari, su pressione della sinistra, la Mastrocola risponde che I voti hanno un senso enorme! E andrebbero subito ripristinati. Cos’è questa paura del voto? Che un voto possa offendere, scalfire la serenità dei bambini? È vero il contrario, è proprio dicendo che va bene tutto quel che fanno, che produciamo danni. Un bambino ha bisogno di sapere se fa una cosa bene o male, e un voto è un sistema chiaro e veloce: se fai benissimo ti do 10, se fai male ti do 5, ma quando farai meglio ti darò 7, 8, 10. Vuol dire stimolare a progredire, insegnare ad autovalutarsi e accettare il giudizio esterno. Nella vita non abbiamo problemi a «dare voti»: chi corre più veloce arriva primo e sale sul podio, chi fa un bel film vince l’Oscar. Giudichiamo e valutiamo continuamente, nello sport, nell’arte, ovunque. Perché proprio a scuola non dovremmo farlo?”

 DOMENICO BONVEGNA

dbonvegna1@gmail.com