DON BLACHINICKI AVVELENATO DAI COMUNISTI

Ancora un’altra storia di un religioso ucciso come atto deliberato da parte del regime comunista polacco, ce la racconta Wlodzimierz Redzioch, giornalista polacco, naturalmente esperto di storia del suo Paese. (Avvelenato dai comunisti, emerge la verità su don Blachnicki, 20.3.23, lanuovabq.it)

Le indagini sulla morte di don Franciszek Blachnicki si sono concluse nei giorni scorsi. Il ministro di giustizia e procuratore generale Zbigniew Ziobro ha informato l’opinione pubblica circa i risultati delle complesse indagini: “Nell’opinione degli specialisti, le sostanze trovate nel cadavere di padre Blachnicki non lasciano dubbi che sia stato assassinato. Per quanto riguarda il modus operandi dei servizi comunisti, non ho dubbi che i servizi abbiano utilizzato questo tipo di metodo. Negli ultimi anni abbiamo osservato azioni simili da parte dei servizi segreti russi che hanno ucciso Litvinenko. Questa non è una novità. I tentativi di omicidio per avvelenamento hanno riguardato anche cittadini polacchi, e tali azioni sono state intraprese anche dai servizi comunisti polacchi. Abbiamo alcuni indizi e sospetti”, ha affermato il ministro Ziobro. Il corpo del sacerdote è stato riesumato, il pubblico ministero ha commissionato una serie di test a esperti nel campo dell’antropologia, della genetica, della tossicologia, della medicina legale e delle analisi mediche. Nel corso dell’inchiesta sono state ascoltate in qualità di testimoni anche persone che erano a conoscenza dell’evento ma che finora non avevano testimoniato. In questo modo si è scoperto che don Blachnicki, uno dei sacerdoti più sorvegliati dai servizi comunisti, fu assassinato dagli agenti di tali servizi per avvelenamento.

Redzioch sostiene che in questa faccenda è coinvolta Jolanta Lange, dell’associazione Pro Humanum, che promuove l’ideologia Lgbt, amica del sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski, un politico della sinistra anticlericale e libertina del partito Piattaforma Civica, il suo vero cognome è Gontarczyk.

In passato è stata collaboratrice dei servizi di sicurezza comunisti. “In missione nella Germania occidentale, insieme a suo marito, sorvegliava don Franciszek Blachnicki, un sacerdote polacco in esilio in Germania a causa della sua attività pastorale, fondatore del Movimento “Luce e Vita”. I Gontarczyk furono le ultime persone a vedere don Blachnicki prima della sua improvvisa e misteriosa morte”.

Ma qual era, agli occhi del regime comunista, la colpa di don Blachnicki? “La colpa” più grave di questo prete polacco, ex prigioniero dei campi di concentramento e di detenzione tedeschi, era il fatto che si occupasse della pastorale dei giovani, sottraendoli all’indottrinamento comunista”. Ha fondato nel 1957, avviò il movimento nazionale “Crociata dell’Astinenza”, che avrebbe dovuto essere una risposta al problema sempre più profondo dell’alcolismo nella società. Per le autorità comuniste, invece, si trattava di un’attività sovversiva, perché la vendita di alcolici era fonte di ingenti guadagni per il bilancio dello Stato. Nel marzo 1961, fu intentata una causa contro don Blachnicki: il sacerdote fu condannato a nove mesi di carcere per “emissione illegale di stampe e diffusione di notizie false sulla persecuzione della Chiesa”. Dopo diversi mesi di detenzione, venne rilasciato. Nel 1963 nacque il Movimento Chiesa Vivente e poi il Movimento Luce e Vita (Swiatlo Życie).

Negli anni 1964-1989, ai ritiri organizzati dal Movimento Luce e Vita parteciparono circa due milioni di giovani. Perciò questo movimento cattolico, che coinvolgeva le giovani generazioni, era percepito come molto pericoloso dal regime: a settembre 1977 fu organizzata una squadra speciale di servizi comunisti per indagare sul movimento delle Oasi, nonché condurre attività di disinformazione. Dopo l’introduzione – il 13 dicembre 1981 – della legge marziale, don Blachnicki non fu arrestato solo per puro caso, perché qualche giorno prima era partito per Roma. Se fosse tornato nella Repubblica Popolare di Polonia, sarebbe andato in prigione, motivo per cui decise di rimanere in esilio per aiutare gli emigranti polacchi e diffondere l’iniziativa delle Oasi in altri Paesi. Nel 1982 si stabilì a Carlsberg, nella Germania Ovest, dove venne poi assassinato – come si scopre oggi – da due agenti dei servizi segreti comunisti. Così, il nome di don Blachnicki si aggiunge agli altri 18 sacerdoti polacchi uccisi durante il regime comunista: e questi sono soltanto i casi accertati.

a cura di Domenico Bonvegna