DIETRO LE PROTESTE IN PIAZZA: IL FUTURO INCERTO FA PIU’ PAURA DEL CORONAVIRUS

di ANDREA FILLORAMO

Passano i giorni e la “narrazione” che viene fatta attorno al Covid-19, che rimane sempre più misterioso, continua imperterrita pur nelle forti e continue contraddizioni fra gli scienziati, cioè fra figure di virologi, di medici, per lo più di cattedratici, che lasciano per qualche ora i loro ospedali o le loro cattedre universitarie, per assicurare qualche minuto di mera apparenza sugli schermi televisivi.

Essi danno suggerimenti, sollecitano limitati interventi, illustrano o spiegano le alchimie di tabelle quotidiane, in cui le misteriose percentuali evidenziano sole le “avanzate” del virus ma non i veri motivi per i quali la pandemia si diffonde.  Sembra proprio che questi Signori, siano invitati per non fare altro che causare paura agli ignari spettatori che, frastornati sempre di più, sono obbligati alla segregazione, alla carcerazione domestica.

I più terrorizzati sono gli anziani, ritenuti la fascia più debole della popolazione, che stanno vivendo, uno dei momenti più tragici della loro vita, giacché temono da un momento all’altro di finire i loro giorni senza l’abbraccio terapeutico dei loro figli e nipoti, in qualche struttura ospedaliera, se ci sarà posto, dove, nell’isolamento totale, chiuderanno i loro occhi.  Tutto ciò accade mentre i politici, senza alcuna distinzione, della maggioranza, quindi, e dell’opposizione, nelle cui mani siamo obbligati ad affidare la nostra salute e il nostro futuro, si azzuffano fra di loro.

Sembra proprio che anche loro e, particolarmente loro, facciano di tutto per aumentare il clima di paura e di sconcerto per i loro fini prettamente partitici. Il Presidente del Consiglio, intanto, emana a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro i suoi DPCM, con cui chiude teatri, cinema, luoghi di cultura o dà insani e ingiustificati orari di apertura o di chiusura a bar e ristoranti, riesumando un termine non più utilizzato dall’inizio degli anni 40, quando si era nella Seconda Guerra Mondiale: il “coprifuoco”, la cui semantica richiama ancora la paura ed il terrore. Lo Psichiatra Paolo Crepet 69 anni, qualche tempo fa, commentando tale situazione, dopo aver affermato che l’adattamento sociale a quanto sta avvenendo è una forma di intelligenza e in parte si è verificato, sostiene: “C’è una pentola a pressione con sotto ancora il fuoco acceso. Speriamo che la valvola per il vapore regga (…) La società è cambiata in tanti modi diversi – perché siamo tante persone. C’è anche chi ha reagito tirando fuori ulteriore rabbia e odio (…). La paura viene quando non si sanno le cose, non quando si sanno.

Dare numeri così, ogni giorno, non ha senso. Il governo ci dovrebbe aiutare togliendoci un po’ di paure e dandoci notizie chiare e certe. Sapere che ci sono oltre 8mila casi significa conoscere un numero, ma non chi il virus sta colpendo”. Intanto il Presidente Conte non dà alcuna notizia chiara e certa – forse non ne ha o forse non si rende conto della raggiunta inutilità del Comitato Tecnico scientifico da lui voluto che non è oltretutto un organo parlamentare e che continua a essere il suggeritore delle sue stesse decisioni. Egli, quindi, continua, a parere di molti, a navigare nel buio più pesto e nel buio lascia i cittadini. Intanto afferma con sicurezza

«Ci sono situazioni che non ci possono lasciare indifferenti, la crescita della curva epidemiologia e lo stress del servizio sanitario. Vogliamo tenere tutto sotto controllo e dal momento che il Paese non può permettersi un nuovo lockdown generalizzato, dobbiamo scongiurarlo cercando di tutelare la salute e preservare l’economia. Faremo il possibile per proteggere le due cose. Se fossi dall’altra parte anche io sarei arrabbiato con il Governo…»”. Occorre necessariamente dire che quel che temeva Crepet da qualche giorno sta avvenendo. Mentre in piazza ci sono i ristoratori a protestare, una delle categorie più penalizzate avendo affrontato già diverse spese per adeguarsi ai protocolli e ora con i nuovi orari corti, molti decideranno di non aprire.

Non solo i ristoratori, ma anche i lavoratori del mondo della musica e dello spettacolo. In tutta Italia i lavoratori colpiti dalle ultime misure del governo sono scesi già in piazza e in molte città le proteste si sono trasformate in scontri violenti con le forze dell’ordine. Allerta massima al Viminale per le infiltrazioni criminali. Prima che la situazione esploda ancora di più, data la crisi economica, destinata a fare più vittime dello stesso virus, causata non soltanto dalla diffusione della pandemia, ma anche dai rimedi che il governo pretende ancora non di suggerire ma di costringere ad applicare “ope legis” attraverso DPCM, comunicati attraverso Conferenze Stampa non sufficientemente esplicative.

E’ necessario che al più presto il Parlamento, superando tutte le diatribe fra maggioranza e opposizioni, abbandonando, quindi, tutte le inutili polemiche che lasciano il tempo che trovano, ci informi della vera natura del virus, della sua vera letalità che, da quel che leggiamo, non supera il 2% o il 4%, numero, in ogni caso di gran lunga minore dei morti a causa del fumo, sul quale non si agisce chiudendo le tabaccherie.

Mettendo tutte le risorse dello Stato, poi, riorganizzi il sistema sanitario, assumendo, subito, anche giovani medici, facendo tornare in servizio tutti i medici in pensione disponibili, fornendo ogni scuola o ogni insieme di scuole di quello che era una volta il medico scolastico. Affronti subito il problema dei trasporti affinché per gli studenti che devono andare a scuola non ci sia soltanto un invito al distanziamento sociale ma che esso venga garantito. Tornando non all’applicazione del “coprifuoco”, inaugurato da Conte, ma al suo concetto, diciamo che, se siamo in un momento di guerra contro il Covid-19, dobbiamo sapere con estrema chiarezza chi è il nemico contro cui dobbiamo combattere, quali sono le armi a nostra disposizione, quali sono le strategie che dobbiamo utilizzare e infine il tempo necessario per “portare a casa” la vittoria; mai però possiamo essere costretti in modo occulto ad accettare una guerra che potrebbe essere inutile e dannosa.