CONTRO IL “PARTITO DELLA GUERRA”

“Si può morire per Danzica?”, era la domanda che veniva posta agli europei nel 1939, dopo l’aggressione dell’esercito nazionalsocialista della Polonia. E oggi pare che la storia si ripeta, “si può morire per Kiev”. Parto da lontano prima di arrivare all’attualità. Anche qui premetto di non essere un esperto di geopolitica, ma di essere un semplice cristiano, preoccupato e forse anche in un certo senso terrorizzato. Cito un grande scrittore cattolico, Chesterton che da grande realista, ci viene in soccorso: “La direzione che il mondo dovrebbe prendere non esiste, non è mai esistita…

Il mondo non sta andando verso nessun parte… il mondo è come lo descrissero i santi e i profeti: non migliora né peggiora. Ma c’è una cosa che il mondo fa … barcolla. Lasciato- scrive Fontana – a se stesso non va da nessuna parte, ma se viene guidato da giusti riformatori della vera religione e filosofia, può migliorare sotto molti aspetti, e a volte per periodi abbastanza lunghi”. Mi scuso se mi ripeto, ma da mesi padre Livio Fanzaga, che non è l’ultimo arrivato, tutte le mattine invita accoratamente i radioascoltatori a ritornare a Dio e alla Fede, se vogliamo raggiungere la salvezza. Lungo la storia la fede cristiana ha svolto il compito qui accennato da Chesterton e quando vigeva la “civiltà cristiana” le guerre di certo non cessavano, ma la morale comune condivideva alcune loro limitazioni, espressione del diritto delle genti, che ha alimentato il dritto di guerra (da intendersi non come diritto alla guerra, ma come diritto in caso di guerra), corroborato dalla morale e dalla carità cristiane. La Chiesa non è mai stata pacifista, avendo essa lasciato questa posizione alle sette ereticali, ma è sempre stata pacificatrice”. (Stefano Fontana, La Chiesa è pacificatrice, non pacifista, 28.2.22, lanuovabq.it).

Di fronte alla crisi Ucraina, si ripropone la concezione della Chiesa sulla “guerra giusta”,Che non significava giustificare la guerra, ma controllarla moralmente e spiritualmente, e quindi anche politicamente. Il concetto di guerra giusta, con i suoi criteri di giudizio a carattere prudenziale, permetteva, per contrasto, di vedere con chiarezza quando la guerra era ingiusta. Non impediva che la guerra venisse fatta, ma tratteneva dal farla e imponeva garanzie di giustizia e moderazione”.

Certo nel passato, ci sono state delle guerre giuste, che avevano delle ragioni per intervenire in difesa dell’aggredito, per ripristinare la giustizia, ma nell’epoca moderna, anche la guerra è cambiata afferma Marco Invernizzi, responsabile nazionale di Alleanza Cattolica. Lo hanno capito, Benedetto XV, quando definì nel 1917, la Prima Guerra mondiale una “inutile strage”. E poi Pio XII, nel 1939, per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale: Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra, invitando i potenti a parlarsi, a dialogare per evitare la guerra. Non fu ascoltato e sappiamo come andò a finire.

Tutti abbiamo visto l’altro giorno, il Santo Padre Francesco andare dall’ambasciatore russo, “a casa dell’aggressore”. E l’operatore di pace non è uno che rifiuta di fare guerra: è colui che entra in guerra per fare guerra alla guerra.

“Mai un Papa aveva compiuto un gesto così ad altissima tensione: una sorta di incursione, in piena regola, a casa dell’aggressore. Si è presentato letteralmente (blindato dentro il Lince o qualche carro armato nel quale si nasconde chi ha paura. È entrato zoppicando, preoccupato, a mani giunte: a chiedere semplicemente pace. Pur dotato di una diplomazia tra le più precise al mondo, ha fatto da solo, all’insaputa del mondo suo e nostro. E così, in sordina, il Papa è sbarcato laddove nessun Papa era ancora riuscito: in Russia”. (Marco Pozza, Mentre la Chiesa discute, Francesco va in guerra, 27.2.22 il sussidiario.net).

Intanto stiamo assistendo da più parti a una sorta di corsa agli armamenti, alla guerra, in prima fila in questo delirio, troviamo molti politici, giornalisti, tutti con l’elmetto e la baionetta fra i denti: “Fermiamo il dittatore!”. Anche oggi come nel 1915 si sente l’assordante “partito della guerra”, scrive Antonio Socci. (“Delirio bellico globale. La Chiesa unica realista, 27.2.22, Libero). Sostanzialmente il giornalista senese afferma che Il Partito della guerra domina a Mosca e a Washington (a cui si accodano servili i governi Ue che fomentano il conflitto con le armi). L’unica voce della ragione e dell’umanità è quella del Papa: inascoltata come quella di Benedetto XV (e così il mondo finì nella catastrofe).

A quanto pare la Storia non ha insegnato nulla, che cosa significa un conflitto totale, tutti stiamo giocando col fuoco e alcuni come la Ursula von der Leyn, anziché spegnere l’incendio, lo fa divampare. Certo il principale colpevole è il presidente della federazione Russa, Vladimir Putin, con il gesto inconsulto dell’invasione, se aveva qualche ragione, adesso l’ha buttata via e si è messo contro la ragione. “Così facendo Putin si è consegnato totalmente nelle mani della Cina, – afferma Invernizzi – perché ha rotto definitivamente con l’Occidente”. Ora la Cina lo aiuterà, ma gli detterà le sue condizioni, essendo un Paese più ricco e più potente. E attenzione, la Cina, non è un Paese qualsiasi, è il principale nemico della libertà religiosa e dei diritti umani nel mondo. Per Invernizzi, i Paesi occidentali hanno sbagliato non venendo incontro alle sue preoccupazioni e alle sue legittime richieste di sicurezza, in pratica, lo hanno costretto a mettersi con le peggiori dittature del mondo, Venezuela, Birmania, Cina.

“Ma il “partito della guerra” è sempre più forte anche qua. Le potenze occidentali, che hanno ignorato per otto anni il conflitto in Donbass – 14 mila morti fino ad oggi – scivolano ogni giorno di più nel bellicismo (che purtroppo hanno praticano per anni)”. Continua Socci, “Nessuno lavora per il cessate il fuoco e la trattativa, ma anzi siamo passati velocemente dalle sanzioni alla Russia agli aiuti militari all’Ucraina, fomentando Kiev allo scontro (con dichiarazioni incendiarie) e, di fatto, inducendola a non negoziare. Si arriva fino a ipotizzare il coinvolgimento occidentale nella guerra che pure l’ex segretario alla Difesa Usa e Capo della Cia, Leon Panetta, ritiene possibile”.

Praticamente ci sono troppi politici con toni abbastanza duri bellicisti come Johnson, Biden. E quando il Papa aveva espresso con angoscia il suo rammarico per la voglia di guerra che c’è nel mondo, nessuno ha capito e soprattutto ha snobbato le sue parole come fossero un’esortazione buonista da preti. Anche oggi il papa è egualmente snobbato. Si irride pure la sua giornata di preghiera e digiuno per la pace, il 2 marzo, perché – come dicono sarcasticamente i sapientoni – il mondo non si governa con i paternoster.

Il “partito della guerra” è fortissimo e ha voglia di fare il botto, secondo Socci. Del resto, è Papa Francesco che più volte ha denunciato l’inizio di una “guerra mondiale” per ora combattuta “a capitoli”, è sempre stato snobbato. Infatti, i governi hanno continuato a far guerre.

Papa Francesco assomiglia sempre più a papa Benedetto XV. Un papa che ha guidato la Chiesa in un periodo travagliato a causa del conflitto mondiale” e “fu coraggioso e profeta autentico di pace”.

“La voce di quel papa, cento anni fa, si levò quasi da sola contro “l’inutile strage” e restò del tutto inascoltata. Fu snobbata come un’irrilevante predica da prete fuori dal mondo, incapace di capire gli interessi delle nazioni e le dinamiche geopolitiche”. Sul tema della Prima Guerra mondiale ho prodotto diversi studi, dopo aver letto diversi libri. La voce di Benedetto XV fu profetica e realista. Un conflitto con una immane carneficina: 17 milioni di morti, che diventano 65 milioni se si comprende pure l’epidemia di spagnola che scoppiò e dilagò grazie a quel contesto (più 20 milioni di feriti mutilati). Inoltre, “La guerra non risolse nessun problema, ma li aggravò, essendo all’origine degli orrendi totalitarismi del Novecento (con le loro stragi) e destabilizzando totalmente l’Europa (che corse verso una Seconda guerra mondiale).

A costo di annoiare, oggi l’unico realismo è quello espresso dal Vicario di Cristo, non quello del “partito della guerra”. Il Pontefice non si fa strattonare dalle parti in causa: vuole difendere le vittime del conflitto iniziato e scongiurare tragedie più grandi per tutti. E le vittime soprattutto sono i milioni di ucraini che in poche ore hanno dovuto cambiare abitudini, chi è dovuto scappare, chi ha dovuto imparare ad usare le armi. Quando parliamo di guerra, non dobbiamo guardare solo agli aspetti geopolitici, ma anche alle conseguenze che toccano la gente comune.

Certo dovremmo fare le considerazioni politiche sul perché siamo arrivati a questo precipizio, Dove si è sbagliato in questi trent’anni? “Continuando ad applicare al nuovo mondo i vecchi schemi militari, prima è tornata la Guerra Fredda, poi la guerriglia e ora la guerra guerreggiata”. La questione adesione della Nato dell’Ucraina

Se non s’imbocca da subito la via nuova indicata dal Papa, sentendoci in Europa “fratelli tutti”, ci aspetta una tragedia planetaria.

DOMENICO BONVEGNA

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