Chiesa & Papa Francesco: la nostra vicinanza va a coloro che hanno sofferto l’abuso

Al di là delle accuse gratuite che l’ex Nunzio Apostolico Mons. Viganò ha fatto a Papa Francesco di essere stato tollerante con i vescovi pedofili, Bergoglio, continuando la sua non facile lotta alla pedofilia clericale, ha disposto la dimissione dallo stato clericale di due vescovi cileni in pensione, l’arcivescovo emerito di La Serena Francisco José Cox e il vescovo emerito di Iquique Marco Antonio Órdenes, applicando così “l’articolo 21 comma 2,2 di “Sacramentorum Sanctitatis Tutela, in conseguenza di atti evidenti di abuso di minori” di Papa Benedetto XVI.

 

di ANDREA FILLORAMO

Al di là delle accuse gratuite che l’ex Nunzio Apostolico Mons. Viganò ha fatto a Papa Francesco di essere stato tollerante con i vescovi pedofili, Bergoglio, continuando la sua non facile lotta alla pedofilia clericale, ha disposto la dimissione dallo stato clericale di due vescovi cileni in pensione, l’arcivescovo emerito di La Serena Francisco José Cox e il vescovo emerito di Iquique Marco Antonio Órdenes, applicando così “l’articolo 21 comma 2,2 di “Sacramentorum Sanctitatis Tutela, in conseguenza di atti evidenti di abuso di minori” di Papa Benedetto XVI.
A tal proposito il Comitato permanente della Conferenza Episcopale del Cile, approvando appieno la decisione del Papa in un comunicato ha scritto: “La nostra parola di vicinanza va a coloro che hanno sofferto l’abuso e il danno causato dai vescovi. A loro, alle loro famiglie e comunità, chiediamo perdono in nome dei vescovi e della Chiesa. Noi vescovi della Conferenza Episcopale continuiamo il nostro cammino di rinnovamento ecclesiale, con il nostro servizio a disposizione del discernimento del Santo Padre. (……). Che lo Spirito santo susciti pastori umili e pieni dell’amore di Dio per condurre il suo popolo”.
Mentre questa decisione papale si diffonde dappertutto, i giornali e Internet ridanno la notizia che centinaia di preti cattolici in Pennsylvania avrebbero molestato migliaia di bambini e alti prelati, incluso l’arcivescovo di Washington Donald William Wuerl, avrebbero sistematicamente coperto gli abusi. Il “reale numero” dei bambini abusati potrebbe ammontare a diverse migliaia. “I preti hanno violentato ragazzini e ragazzine e i loro superiori non solo non fecero niente, ma hanno nascosto tutto”. I sacerdoti coinvolti sarebbero oltre 300.
Lo sappiamo: Il mondo è pieno di tentazioni e ogni giorno la fedeltà alla vita sacerdotale viene messa a dura prova. Ma quella odiosa della pedofilia non dovrebbe far parte delle tentazioni dei preti e dei vescovi. Le tentazioni, anche quelle sessuali , possono essere vinte attraverso una solida formazione che inizia nel seminario e diventa poi una formazione continua, ma spesso essa è mancata e ancora manca e talvolta lo “scivolamento” verso forme aberranti dell’esercizio della sessualità e fra queste la pedofilia, per i preti sessualmente immaturi, irresponsabili, sessuofobi e misogini, può diventare, dato lo stato di debolezza del minore, e la facilità dell’approccio, la via di accesso la più agibile e la più immediata alle esperienze sessuali, che con l’andare del tempo possono anche diventare patologiche.
Mentre in tutto il mondo si è scatenata la caccia al prete e al vescovo pedofilo o ritenuto tale, un’altra triste storia per decenni tenuta nascosta, viene oggi alla luce.
Si tratta di rivelazioni dell’abuso sessuale di suore da parte di preti e vescovi in Europa, in Africa, nel Sud America e nell’Asia.
Alcune suore stanno facendo sentire le loro voci, sostenute dal movimento #MeToo, che denuncia pubblicamente anni di inerzia da parte della Chiesa, anche dopo che importanti studi sul problema in Africa sono stati segnalati al Vaticano già negli anni ’90.
Mentre nella Chiesa si ripetono questi tristi episodi legati alla sessualità, continua, intanto, l’abbandono del ministero da parte di molti preti, che lasciano una vita sicura, uno stipendio e si azzardano ad affrontare una nuova vita e una nuova identità, impegnati con la necessità di dover ricominciare, spesso senza un lavoro, senza un curriculum, senza una casa, prigionieri di una perenne “terra di mezzo” non solo sociologica, ma anche psicologica, in cui sono costretti a vivere.
Quello dell’abbandono del ministero di un grandissimo numero di preti è un’autentica “emorragia”, come la chiama il Papa. Lo sostiene l’arcivescovo José Rodríguez Carballo, segretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, in un’intervista all’Osservatore Romano all’indomani della plenaria del dicastero, in cui si è discusso l’allarme per questa “emorragia”. “Se il Papa parla di ’emorragia’ vuol dire che il problema è preoccupante, non soltanto per il numero ma anche per l’età in cui si verificano, la grande parte tra i 30 e 50 anni”, spiega Mons. Carballo. “Le cifre degli abbandoni negli ultimi anni restano costanti – prosegue l’arcivescovo – Negli anni 2015 e 2016 abbiamo avuto circa 2.300 abbandoni all’anno, compresi i 271 decreti di dimissione dall’istituto, le 518 dispense dal celibato che concede la Congregazione per il clero, i 141 sacerdoti religiosi incardinati pure et simpliciter in diverse diocesi”.
Anche la Chiesa, quindi, ha un problema generazionale. In Vaticano hanno, infatti, il problema di mantenere in servizio i sacerdoti attuali: non ci sono abbastanza giovani che li sostituiscano.
I numeri dell’Annuarium Statisticum Ecclesiae 2014 sul tasso di sostituzione dei sacerdoti dicono che ad oggi ogni 100 sacerdoti “in servizio” nel mondo ci sono 28,12 seminaristi maggiori. Quest’ultimi sono coloro che seguono un corso di studi di livello universitario in seminario, sono maggiorenni e hanno già accertato una vocazione. Sono quindi dei giovani che stanno studiando per prendere il posto dei sacerdoti anziani.
Ciò significa che la Chiesa Cattolica può fare affidamento su un futuro prete ogni 3,5 preti pensionabili. Difficile, pertanto, prevedere come la Chiesa possa vivere la sua missione “in uscita” come auspica Papa Francesco.