Che cos’è l’anima: una nozione che proviene da lontano

Messina – Si è svolta nella prestigiosa cornice del Salone degli Specchi a Palazzo dei Leoni una giornata di studi dal titolo “Molte anime, un solo corpo”, organizzata dall’associazione SiciliAntica-Messina, presieduta dal prof. Francesco Tigani, in collaborazione con il Centro Italiano di Egittologia Giuseppe Botti (CIEB) di Domodossola e con il patrocinio dell’Accademia Peloritana dei Pericolanti.

A intrattenere il pubblico intervenuto con un trittico di relazioni – introdotte e moderate dalla prof. Valeria Smedile, storica – si sono avvicendati il dr. Enzo Alibrandi, egittologo e vicepresidente del CIEB; lo stesso Francesco Tigani, filosofo; e il dr. Eugenio Caratozzolo, archeologo. Il primo relatore, il dr. Alibrandi, ha fornito una panoramica sui concetti del Ka e del Ba, ossia  l’essenza vitale e lo spirito presso la civiltà egizia, attraverso un’analisi iconografica e una rassegna delle tecniche di mummificazione correlate a questi due princìpi.

Il prof. Tigani ha affrontato invece il concetto stesso di anima, che è centrale in molte tradizioni spirituali e filosofiche e ha assunto forme diverse nel corso della storia. Si è soffermato in particolare sulla nozione che esso ricopre in quattro contesti: la religione egizia, la filosofia greca, lo sciamanesimo e la psicologia junghiana. La religione egizia concepiva l’anima come un’entità complessa, composta da più elementi; la filosofia greca, da Platone ad Aristotele, ha sviluppato una visione tripartita dell’anima; mentre lo sciamanesimo considera l’anima come un’entità mobile e capace di viaggiare tra i mondi.

La psicologia junghiana, infine, vede l’anima come la totalità della psiche, comprendente sia l’io cosciente che l’inconscio collettivo. Il discorso è proseguito con il dr. Caratozzolo, che ha proposto un appassionante excursus cognitivo e immaginativo dell’oltretomba greco desunto dai miti più importanti, i cui moniti, i precetti e le rappresentazioni artistiche e letterarie hanno costituito una base per le pratiche funerarie, influenzando al contempo nozioni sociali e concettuali come la percezione e la proiezione della morte stessa. L’incontro si è concluso con un momento di dibattito, al quale la prof. Smedile ha dato la stura con un paio di domande, che hanno fagocitato il pubblico a intervenire con altri interrogativi e spunti di discussione.