C’ERA UNA VOLTA LA DC. UNA STORIA TRA CHIESA, POPOLO, MAFIA

Come mai la Democrazia Cristiana fu ritenuta l’elemento di cerniera tra la mafia e la politica, nonostante affondasse le sue radici nel Partito Popolare Italiano, fondato nel 1919 da Luigi Sturzo, e dei cui valori fondati sul cristianesimo democratico e il popolarismo cattolico si considerava erede?

A questa e altre domande vuole rispondere il saggio storico-polito di Elio Sanfilippo “C’ERA UNA VOLTA LA DC. UNA STORIA TRA CHIESA, POPOLO, MAFIA” (Navarra Editore/Area Navarra, pp, 208, € 18,00) che verrà presentato a Palermo venerdì 15 dicembre alle ore 17:00 a Villa Zito (via della Libertà 52). A introdurre l’incontro sarà Calogero Mannino, già ministro della Repubblica e leader democristiano in Sicilia. Interverranno, con l’autore, Rosalba Bellomare, Nino Caleca, Nino Fasullo e Peppino Lupo, coordinati da Elvira Terranova. Porterà i saluti della Fondazione Sicilia il suo presidente Raffaele Bonsignore.

Attraverso la storia della DC, questo illuminante testo ricostruisce luci e ombre della Prima Repubblica: la storia del nostro Paese e della Sicilia in particolare si intreccia infatti profondamente con quella della Democrazia Cristiana. “Restituire a questo partito il posto che merita nella nostra memoria non è solo un doveroso riconoscimento al suo ruolo – afferma l’autore Elio Sanfilippo – ma anche un contributo per ripristinare una verità storica che molti hanno inteso mistificare. La cosiddetta Prima Repubblica, di cui la DC è stata protagonista, è infatti spesso presentata come un cumulo di nefandezze, corruzione e mafia. Tutte forme degenerative che hanno avuto sì un peso rilevante, ma che erano componenti di un progetto ispirato ai valori del cattolicesimo sociale, al miglioramento delle condizioni di vita delle aree più deboli, ai principi di libertà e di laicità. Personalità di rilievo, da De Gasperi ad Aldo Moro, da Luigi Sturzo a Piersanti Mattarella, così come tanti parroci e dirigenti politici, ignorati dai più, hanno lasciato un’impronta indelebile in questo percorso”. Com’è stato possibile, dunque, che un partito con un retroterra di ispirazione cristiana, erede della politica di Sturzo, dal netto profilo e impegno antimafioso, abbia potuto in alcune sue parti colludere e favorire il potere della mafia?

L’AUTORE: Elio Sanfilippo (Licata, 1949) ha svolto sin da giovane un’intensa attività politica. È stato segretario della federazione del PCI di Palermo nel 1981 – quando Pio La Torre era segretario regionale – e componente del comitato centrale fino al suo scioglimento. È stato presidente della Legacoop Sicilia e vice presidente nazionale con delega ai problemi del Mezzogiorno. Ha tenuto cicli di lezioni nelle Università di Messina e Palermo. Tra le più recenti pubblicazioni: Perché è stato ucciso Pio La Torre, con N. Caleca (Istituto Poligrafi co Europeo-Casa Editrice 2012); Mafia e coop rosse. Misteri, intrighi e depistaggi con N. Caleca (Istituto Poligrafico Europeo-Casa Editrice 2014); Michele Sala. Storia di un rivoluzionario di Altofonte (2021). Per Navarra Editore ha già pubblicato Mafia senza onore, con M. Scaglione (2022) e Il grande abbaglio. Peppino Impastato e il PCI (2022).