Centro Teatrale Bresciano: Quando noi morti ci risvegliamo

Un testo scritto da Henrik Ibsen 125 anni fa e riletto oggi dal regista Rajeev Badhan che intreccia parola teatrale, video e live set.

Arriva al Teatro Mina Mezzadri Quando noi morti ci risvegliamo, nuova tappa del percorso della compagnia SlowMachine sull’utilizzo delle nuove tecnologie come mezzo per innovare diversi linguaggi artistici, in un’ottica di multidisciplinarietà e contaminazione che coinvolge direttamente lo spettatore.

Ultima opera del grande drammaturgo norvegese, Quando noi morti ci risvegliamo è un testo dalla forte portata simbolista e dall’epilogo drammatico, che viene riportato alla luce per riflettere sulla relazione tra arte e vita, sulle aspettative mancate, sulla vocazione artistica, sui rimorsi di una vita forse non pienamente vissuta, sull’arte come realizzazione di sé in quanto forma dell’esserci.

In scena per la cinquantesima Stagione del Centro Teatrale Bresciano, intitolata Il mondo nuovo, nell’ambito della rassegna Nello spazio e nel tempo. Palestra di teatro contemporaneo, Quando noi morti ci risvegliamo sarà al Teatro Mina Mezzadri di Brescia (Contrada Santa Chiara, 50/A) dal 23 al 25 febbraio 2024, venerdì e sabato alle ore 20.30, la domenica alle ore 15.30.

Ideazione, adattamento, regia, luci e musiche sono di Rajeev Badan; lo spettacolo è interpretato da (in o. a.) Rajeev Badhan, Alberto Baraghini, Rebecca Sisti, Elena Strada, con Yuri Piccolotto alla batteria. I video sono curati da Rajeev Badhan e Federico Boni; l’assistente alla regia è Harbans Badhan. Lo spettacolo è prodotto da SlowMachine con il sostegno del MiBACT.

Quando noi morti ci risvegliamo è realizzato grazie al sostegno di Ministero della Cultura, Gruppo A2A, Fondazione ASM, Gruppo BCC Agrobresciano e ABP Nocivelli.

Dopo Le notti bianche di Dostoevskij, il regista Rajeev Badhan porta avanti la sua ricerca tra teatro e video attraverso l’ultima opera teatrale scritta da Ibsen, sviluppando una riflessione sull’intreccio, indissolubile per un artista, tra arte e vita.

L’opera di Ibsen inizia in una località balneare della Norvegia dove lo scultore Arnoldo Rubek si è recato con la giovane moglie Maja. Reso famoso da un’opera realizzata molti anni prima, intitolata Il giorno della Resurrezione, ha perso da tempo la sua più profonda ispirazione. Confessa la sua inquietudine alla moglie, con la quale vive un momento di crisi. Nell’albergo in cui alloggia, Rubek ritrova Irene, la donna cui è stato legato da una forte passione e che gli fece da musa e modella per la sua opera più celebre. Ora la donna è quasi uno spettro e, in una sorta di delirio, rinfaccia a Rubek di averle rovinato la vita. Rubek sa che Irene fu per lui la fonte di un’ispirazione mai più ritrovata, e la persuade che è ancora possibile per loro vivere la vita che non hanno vissuto.

Commenta il regista Rajeev Badhan: “In questo testo assistiamo a dialoghi tra ‘morti’ che, inconsapevoli della loro condizione, vivono e discutono del loro declino. Il mio lavoro cercherà di restituire l’intimità e le suggestioni di questo testo attraverso l’intreccio tra la dimensione del teatro, quella del video e quella del live set. Tutto è dichiarato, tutto è reale e allo stesso tempo tutto è finzione, tutto è vivo, ma allo stesso tempo tutto è già morto. Il testo di Ibsen si fa punto di partenza, trampolino di lancio per sviluppare una dimensione visiva che cerca di andare oltre le parole, anche attraverso una costruzione sonora live e una scena che combina elementi materici naturali ed elementi tecnici”.