Roma – Testimonianza viva della forza riabilitativa della musica e dell’arte nei contesti di fragilità, l’intervento Portami là fuori. rap e teatro negli istituti di pena per minori si inserisce nel programma del Fuori Festival dell’Economia di Trento nel contesto delle discussioni sull’Economia Sociale. Il panel sarà giovedì 22 maggio alle ore 18:15 in Piazza Fiera e nasce dall’esperienza di CCO – Crisi Come Opportunità, associazione che organizza laboratori musicali e teatrali negli istituti penali minorili italiani dal 2013.
L’incontro, moderato dalla giornalista Simona Rossitto de Il Sole 24 Ore, vede protagonisti Francesco Kento, rapper, autore e formatore con una lunga esperienza in laboratori musicali all’interno degli IPM e Adriana Follieri, regista e pedagogista teatrale, da anni attiva con progetti di teatro partecipato in contesti di marginalità.
Chiude il panel la testimonianza diretta e l’esibizione live di Totò, giovane rapper la cui carriera musicale si intreccia con i laboratori rap di CCO presso la Comunità Ministeriale di Catanzaro per continuare su palchi italiani e internazionali. La sua voce non sarà solo performance, ma prova vivente della forza trasformativa dei progetti artistico-formativi in luoghi dove è facile perdere la speranza verso il futuro.
«Portare il rap sul palco del Festival dell’Economia di Trento è un risultato importante, che testimonia non soltanto la potenza espressiva di questo strumento, ma anche il suo ormai imprescindibile ruolo sociale» commenta Kento, orgoglioso di poter raccontare la realtà di CCO – Crisi Come Opportunità. «La musica e la scrittura servono a raccontare la vita e la realtà che viviamo, ma anche ad ispirare il cambiamento: è una magia che vediamo ripetersi di fronte ai nostri occhi, giorno dopo giorno, tramite i laboratori di musica rap all’interno delle carceri minorili italiane».
In un’Italia dove l’intervento educativo nei confronti dei minori autori di reato è spesso trascurato o ridotto alla dimensione custodiale, CCO da anni lavora per portare dentro le carceri minorili strumenti di crescita e di consapevolezza. Musica e teatro diventano così veicoli di resilienza, strumenti attraverso cui i ragazzi possono riconnettersi con le proprie emozioni, dare voce al dolore, e soprattutto immaginare – e costruire – una via d’uscita.
«Negli anni ho visto il teatro trasformare persone e luoghi, favorire l’emersione di particelle luminose, risvegliare qualità sopite, edificare relazioni indistruttibili, dare vita a opere d’arte d’inestimabile valore. Vedo accadere tutto ciò anche nel mezzo del dolore, soprattutto nelle carceri, dove la povertà di visioni divora tutto. Sono testimone di una bellezza particolare, di un privilegio che condivido con le attrici e gli attori detenuti, protagonisti e artefici di queste straordinarie emersioni. È il teatro, questa vertigine di vita che scavalca la morte» conclude Adriana Follieri che, sul palco, vuole portare anche il pensiero di A.W., uno dei ragazzi che ha partecipato ai percorsi teatrali promossi da CCO, che riassume il senso stesso di teatro: «Il teatro in carcere e poi fuori è un’opportunità e una scelta. È un normalissimo incontro tra persone che nel tempo crea dimensioni e realtà diverse. È rafforzamento interiore, domande, possibili risposte. È fusione tra riflessioni, culture, idee e sentimenti. È esplorazione e riscoperta delle piccole cose della vita a cui spesso non diamo importanza. È una storia, sono racconti, è una ribellione, è un urlo. È dove siamo presenti nonostante il passato e il futuro. Venite a vedere»
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