AMORE E ODIO TRA MOSCA E KIEV

Qualche anno fa presentando il libro di Fabrizio Bertot e Antonio Parisi, “Ucraina. La guerra geopolitica tra Stati Uniti e Russia” (Historica Edizioni, 2019) lamentavo la poco conoscenza di una guerra trascurata che durava da troppo tempo nel cuore dell’Europa. Il testo descrive la contrapposizione dei due eserciti (uno filorusso e l’altro ucraino) che si contendono un vasto territorio al confine con la Russia.

Un territorio con una sua Storia secolare con popolazioni diverse, con sensibilità diverse, tendenze diverse. Naturalmente gli autori erano consapevoli che si trattava di una Storia straordinariamente complessa e di non facile soluzione. Per Bertot sembrava di assistere a una sorta di riedizione della “guerra fredda”, protagonista nel secolo scorso che vide opporsi gli USA con i suoi alleati della Nato alla coalizione dell’URSS con il Patto di Varsavia.

Gli autori del libro sottolineano la brutalità del conflitto che ad allora aveva comportato più di dieci mila morti, tra militari e civili, con diritti violati da entrambi i fronti. Gli autori citando diversi osservatori internazionali erano convinti che i Ucraina potesse scoppiare il terzo conflitto mondiale. Secondo Bertot, «Le premesse ci sono tutte: controllo delle risorse energetiche, predominio sull’Europa e sull’Asia, l’eterno contenzioso tra Usa e Russia, insomma. Basterebbe un incidente più grave degli altri a scatenare una serie di conseguenze imprevedibili».

E l’incidente a quanto sembra è arrivato, il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha risposto con fermezza incassando il successo delle regioni di Donetsk e Lugansk, ora sembra voler proseguire con l’obiettivo “dell’operazione militare speciale” sembra essere quindi quello di completare la conquista di queste regioni per confermare il controllo sull’Ucraina russofona, creando una continuità territoriale tra la Crimea e il Donbass.

“Gli ucraini del resto dovrebbero essere ormai ben consapevoli che né gli USA né la NATO invieranno proprie truppe a combattere i russi e sembrano così destinati a pagare il prezzo dell’incapacità dell’Occidente (e soprattutto dell’Europa) di cogliere l’urgenza con cui Mosca ha presentato le sue stringenti esigenze di sicurezza: dall’ampliamento a est della NATO, alla presenza militare di consiglieri militari americani e alleati in Ucraina alle basi missilistiche americane in Polonia e Romania”. (Gianandrea Gaiani, La Russia invade, si apre la prospettiva di due Ucraine, 25.2.22, lanuocabq.it)

A questo proposito ho trovato interessante le riflessioni sul presidente russo di Antonio Socci, (“L’errore USA: cercare di stravincere”, 25.2.22, Libero) Il giornalista riporta la profezia del Premio Nobel Alexander Solgenicyn, che provò a farci capire il tragico errore dell’Occidente. Basta leggere il suo libro, “Ritorno in Russia. Discorsi e conversazioni 1994-2008” (Marsilio), “che errore stringere Mosca in un angolo”. Sostanzialmente, “l’errore degli Usa è stato quello di stravincere”. Solgenicyn faceva esplicito riferimento all’accerchiamento Nato e all’umiliazione della Russia. Putin quando arrivò al potere nel 1999 tese la mano all’Occidente ipotizzando l’adesione alla Nato, ma subito dopo gli americani, in particolare gli chiusero la porta in faccia. Ritornando alla campagna di guerra, iniziata ieri mattina all’alba, pare che Putin non voglia occupare l’Ucraina. Infatti, per Gaiani, Nonostante queste incursioni a ovest del Dnepr, resta improbabile che il Cremlino punti a occupare e controllare nel tempo l’’intera nazione più povera d’Europa, con 44 milioni di abitanti in parte ostili a Mosca e che andrebbero poi mantenuti economicamente e tenuti sotto il tallone dell’occupazione impegnando centinaia di migliaia di poliziotti e soldati. I costi di un’occupazione di queste dimensioni potrebbero risultare insostenibili per una Russia, 12° potenza economica mondiale per PIL ma in difficoltà e soggetta a sanzioni che verranno ora ulteriormente implementate”. Comunque, il mio intento qui non è quello di descrivere le condizioni della guerra e soprattutto non voglio intrupparmi in “tifoserie” da stadio, come è capitato per la pandemia, mi interessa fare qualche riflessione, partendo dai criteri che la Chiesa insegna in questi casi.

Il direttore della Nuovabussola, Riccardo Cascioli, prova a spiegare la crisi Ucraina, in alcuni punti-chiave. 1. La guerra è un male. Su questo non c’è bisogno fare troppi commenti, tutte le guerre sono un disastro per l’umanità. “Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra”. Così diceva Pio XII il 24 agosto 1939, invitando i potenti a parlarsi, a dialogare per evitare la guerra. Non fu ascoltato e sappiamo come andò a finire. Per il 2 marzo il Regnante Pontefice ha chiesto una giornata di preghiera e digiuno contro la guerra, prima che questa cominciasse.

  1. Il tifo va bene per lo sport, le relazioni internazionali sono complesse e richiedono lo sforzo di comprendere, per quanto possibile, i numerosi fattori che stanno dietro alle decisioni dei governi. Non per giustificarle, ma per poterle giudicare compiutamente. Nella crisi Ucraina si mescolano questioni identitarie, interessi economici, disegni geopolitici, politiche di sicurezza, strategie diplomatiche. Va presa in considerazione la complessità di questi fattori per capire quanto sta accadendo.
  2. Putin non è l’incarnazione del male, così come non è il salvatore della cultura cristiana o degli interessi europei, come molti credono. È semplicemente il capo autoritario di una potenza nucleare, che ha vissuto l’umiliazione della sconfitta nella Guerra fredda e che si sta rialzando, perseguendo la ricostruzione dell’impero.
  3. L’invasione di un paese sovrano è comunque un atto grave e una grave violazione del diritto internazionale, qualunque siano le motivazioni. In questo caso l’accerchiamento della Nato, la provocazione statunitense e l’atteggiamento contraddittorio dell’Unione Europea sono elementi che hanno certamente contribuito al passo di Putin, ma non lo giustificano. Accettare che una potenza si annetta un altro paese, o una frazione di paese, riconosciuto dalla comunità internazionale, apre a qualsiasi genere di sopruso e violazione. Che Kiev sia il cuore spirituale della Russia non legittima un’annessione o un’occupazione militare; altrimenti dovremmo dare luce verde alla Serbia per riprendersi il Kosovo, tanto per fare un esempio di un’altra situazione dove alta è la tensione al confine e dove il conflitto affonda le radici nella storia.

In un comunicato Alleanza Cattolica (“Ucraina”, del 24.2.22, alleanzacattolica.org) si afferma che ormai la guerra è in corso non basta più auspicare il dialogo, ma bisogna anche denunciare l’aggressione russa contro una nazione indipendente e uno Stato sovrano”. Il comunicato di fronte alle mire espansionistiche di Putin evidenzia, che dall’altra parte, c’è il Nulla è l’Unione europea che continua a fare riferimento a valori comuni che non possiede, essendo palesemente un insieme di Stati esclusivamente interessati a trarre vantaggi solo economici dalla alleanza. Nulla sembra anche la politica degli USA, che preparano sanzioni che la Russia ha già previsto di potere sopportare, come alcuni analisti hanno notato”. Mentre tace e sembra acconsentire ai progetti militari russi è la Cina, consapevole di trarre un vantaggio dal conflitto senza esporsi”. Rimane il popolo ucraino che patisce direttamente le conseguenze dell’invasione russa. Questo popolo ha una lunga storia di amore-odio con Mosca, ma anche una propria peculiarità storico-culturale. Esso oggi vuole l’Europa, probabilmente più per paura della Russia che per amore dell’Occidente. Essa si trova sul confine fra Est e Occidente e ne patisce le contraddizioni come tutti i Paesi dove le culture si mescolano. Ma nessuno può toglierle il diritto di coltivare il proprio passato e di decidere il proprio futuro, tanto meno con la violenza delle armi. Così come nessuno può negare alle comunità russe che vivono entro i confini ucraini di rivendicare il proprio diritto all’autodeterminazione. La conciliazione di questi diritti può avvenire però soltanto nell’ambito del diritto internazionale”.

Infine, il comunicato fa riferimento alle Chiese ucraine, riporta le significative parole di Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco cattolica di Ucraina, che in un messaggio, ai «figli e alle figlie del popolo ucraino», li ha esortatati a difendere la patria, «Oggi consideriamo la difesa della nostra terra natale, della nostra memoria e della nostra speranza, del nostro diritto di esistere concesso da Dio come una responsabilità personale e un sacro dovere dei cittadini ucraini» ha scritto il capo della Chiesa greco cattolica di Ucraina «Difendere la nostra Patria è un nostro diritto naturale e dovere civico» (Sir, 23 febbraio).

E il giorno successivo ha aggiunto: «La nostra Chiesa sarà sempre con il suo popoloAbbiamo l’esperienza della guerra all’Est dell’Ucraina ormai da 8 anni. Cerchiamo di organizzare bene la rete degli aiuti umanitari, metteremo a disposizione della gente, in caso di emergenza, le nostre chiese e gli edifici che abbiamo a disposizione per salvare ogni vita. Ricordiamo che le nostre chiese erano già diventate ospedali da campo nei tempi della Rivoluzione della dignità». L’arcivescovo lancia quindi un appello: «Continuiamo a chiedere alla comunità internazionale di essere uniti con noi, di credere nell’Ucraina che oggi difende la pace in Europa a costo del sangue dei propri figli. Ogni sforzo su ogni campo è molto importante». E aggiunge: «Stamattina ho fatto di nuovo un appello al popolo ucraino, chiedendo di mettersi al servizio uno all’altro, di essere solidarietà, di difendere la nostra Patria. Noi siamo un popolo che ama la pace, non vogliamo fare la guerra con nessuno, non pretendiamo il territorio di nessun altro paese, ma saremo predisposti fino all’ultimo a difendere la nostra casa comune che è la nostra cara terra ucraina» (Sir, 24 febbraio).

A noi – conclude il comunicato di Alleanza Cattolica – rimane il dovere della preghiera e dell’informazione, per quello che conosciamo e possiamo trasmettere. Mai come oggi crediamo veramente che solo preghiera e digiuno possono sconfiggere il demonio che vuole sempre dividere, eccitare all’odio e impedire l’ordine e la pace.

Domenico Bonvegna