
Un omaggio visionario di Barbara Baraldi al cinema horror d’annata, tra possessioni meccaniche, atmosfere gotiche e inquietudini contemporanee…
In edicola dall’8 maggio il trimestrale di Dylan Dog Color Fest n. 53 “A prova di morte”, edito dalla Sergio Bonelli Editore, con soggetto e sceneggiatura di Barbara Baraldi, copertina, disegni e colori Sergio Algozzino.
La storia si apre di notte, come molto spesso avviene nel genere horror, in una specie di strada suburbana, popolata da presenze inquietanti e appena tangibili, con Dylan al volante; qualche scena dopo è in ospedale in compagnia di una fanciulla enigmatica e affascinante: lei ripara veicoli con “problemi”. Da qui una serie di situazioni veramente perturbanti e adrenaliniche, perché le auto in questione costituiscono una minaccia ancora di più quando vengono nuovamente messe in funzione, indipendentemente dalle intenzioni della cooprotagonista dell’avventura, Jane. Ancora una volta la sceneggiatrice Baraldi dimostra di possedere un vasto background culturale relativo alla letteratura e cinematografia gotica / gialla del Novecento e non solo. I riferimenti a pellicole molto controverse, ma indubbiamente storiche per il segno che hanno impresso nell’immaginario collettivo, si sprecano; è sempre stato molto affascinante e straniante assistere al connubio possessione malefica – tecnologia. In genere è più scontato abbinare le presenze diaboliche a case neogotiche in disarmo; invece nel ventennio 1970 – 1990 il filone macchine assassine è stato declinato in modo molteplice e con svariati esiti; Barbara Baraldi ci offre la sua versione, con le atmosfere che la contraddistinguono da sempre: eleganti, angoscianti, psicologicamente dense. Le pagine scorrono veloci mentre passato e presente si inseguono fino a sovrapporsi e a sciogliere gli interrogativi che erano stati lasciati in sospeso. Il bene trionfa, ma fino a un certo punto, soprattutto quando il collezionismo di reliquie macabre acceca lo stolto riccone di turno.
I disegni sono veramente interessanti e strizzano l’occhio, nei colori e nelle inquadrature, ai film horror, anche B Movies, in molti casi oggi considerati cult, tanto in voga nel periodo di cui si parlava. Belli i cromatismi saturi e insolita la corposità attribuita all’ectoplasma malvagio. Delicati pur nella spigolosità dei tratti i primi piani.
In copertina un Dylan esanime e con lo sguardo sbarrato riceve l’abbraccio protettivo di Jane. Sullo sfondo, da una colonna di fumo lattiginoso e fosforescente, si profila la sagoma di uno spettro ghignante.
Romano Pesavento