Padre Brancato scrive ad Andrea Filloramo

di ANDREA FILLORAMO

Utilizzare, per quasi tre anni, un “fiume d’inchiostro” (mi si perdoni questo anacronismo) per dar voce a tanti preti di quella arcidiocesi che è stata anche la mia e per far conoscere i loro problemi, i rapporti con il loro vescovo e il senso di disagio profondo che ha accompagnato il loro ministero, ha rappresentato indubbiamente per me un ritorno alle origini e ha causato non poca gratificazione umana e professionale. Tutto ciò mentre molte cose accadevano, anche in virtù dei miei scritti, fino ad arrivare alla scelta da parte di Papa Francesco di un nuovo arcivescovo nella persona di Mons. Giovanni Accolla. Non sono mancate le ingiurie, le accuse gratuite, l’ironia, nei miei confronti e l’invito a mettermi da parte perchè, al di là di quello che alcuni preti, chiamati mistificatori, mi riferivano, tutto in diocesi andava, a loro dire, a gonfie vele. Con il passare del tempo mi sono convinto che non sono rari i preti che amano rosolarsi nell’indifferenza, nell’apatia, persone ipocrite, carrieristi, che non vogliono essere disturbati da nessuno; però, ci sono anche molti altri che non nascondono la soddisfazione e la gioia del loro ministero che esercitano nella maniera migliore. Ad uno di loro io ho pensato, leggendo ieri un post pervenutomi. Si tratta di don Giuseppe Brancato, già direttore della Caritas della diocesi di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela, trasferito per esigenze della diocesi e su invito del vescovo, a Salina nelle Isole Eolie. La lettura del post che riporto integralmente, mi ha fortemente colpito per l’intensa sua spiritualità.

Gentile professore, Sono Giuseppe Brancato, nuovo parroco di Santa Marina Salina. La ringrazio per aver contribuito a dare una giusta lettura circa il mio nuovo servizio pastorale che, come ha ben evidenziato, ho accolto con gioia e spirito di servizio che, in quindici anni di ministero, ho sempre cercato di mantenere. Non mi sono sentito mai depositario di prestigiosi incarichi, ma piuttosto sacerdote al servizio di Dio e della Chiesa. Il mio percorso, del resto, non mi ha mai collocato in parrocchie di “prestigio” (ammesso che questo gergo appartenga al mondo ecclesiale), ma sempre a servizio. Guai a me se, anche in questa circostanza, non l’avessi fatto. Ho sempre pensato, guidato anche da ottimi direttori spirituali, che il sacerdozio va vissuto con un alta dimensione soprannaturale: è Dio che mi vuole in un determinato posto ed in un determinato tempo! Questa, oltretutto, è la dimensione biblica ed ecclesiale di coloro che sono “scelti da Dio per servire l’umanità”. Ed anche in questo caso ho letto così il mio nuovo servizio. Nella Chiesa “di Papa Francesco”, fortunatamente, non c’è spazio per la logica del carrierismo, ma solo per la logica del servizio! Questo ho cercato di esprimerlo anche in un’intervista su un giornale online, dicendo che il santo padre, soprattutto attraverso il “magistero dei segni”, tenta di far comprendere, a noi presbiteri che non possiamo essere vittime del cieco carrierismo e, forse, non é un caso che elegga cardinale il vescovo di Perugia, di Ancona, di Agrigento, di Bamako o addirittura un ausiliare di San Salvator. Tutti al servizio. Solo al servizio! Non posso che ringraziare il Signore per gli anni trascorsi a Camaro San Paolo ed in Caritas Diocesana: un tempo di relazioni, di incontri, di rapporti umani straordinari e, ne sono certo, fecondi. La ringrazio per l’attenzione, ci tenevo a condividere con lei queste riflessioni, avendo sempre colto, nei suoi scritti, un profondo senso ecclesiale ed un cercare di aiutare noi presbiteri a sentirci Chiesa al servizio del Regno di Dio.

Con stima.

Giuseppe Brancato