Fate lavorare in pace il vescovo di Roma

di ANDREA FILLORAMO

A completamento di quanto ho scritto precedentemente sulle dimissioni di Benedetto XVI, mi si consenta di dire che il mio articolo, che trattava questo argomento e si soffermava sull’operato del suo predecessore, non conteneva novità sul papa Giovanni Paolo Secondo. Le informazioni in esso riportate, infatti, sono ben note, assieme ad altre da me taciute e sicuramente sono state considerate anche nel processo di canonizzazione che si è svolto nel rispetto delle norme canoniche riguardanti le procedure contenute nella Costituzione apostolica “Divinus perfectionis magister” promulgata dallo stesso pontefice, fatta eccezione del periodo di tempo di cinque anni di attesa dopo la morte, dal quale, date le pressioni dei “devoti” e dell’episcopato polacco, è stato dispensato dal suo immediato successore. Non conosciamo, però, le motivazioni con le quali la “Congregazione delle cause dei santi”, anche per fugare i dubbi che permangono ancora, ha assolto velocemente il Pontefice da accuse che appaiono anche molto gravi sul suo pontificato. Altri dubbi precedentemente erano stati anche sollevati dal teologo Küng quando scrisse in “Wojtyla, il Papa che ha fallito”: “Per la Chiesa cattolica questo Pontificato si rivela, nonostante i suoi aspetti positivi, una grande speranza delusa, in fin dei conti un disastro, perché Karol Wojtyla, con le sue contraddizioni, ha profondamente polarizzato la Chiesa, allontanando i suoi innumerevoli uomini e gettandoli in una crisi epocale. Contro tutte le intenzioni del Concilio Vaticano II, il sistema romano medioevale— un apparato di potere caratterizzato da tratti totalitari — è stato restaurato grazie a una politica personale e dottrinale tanto astuta quanto spietata: i vescovi sono stati uniformati, i padri spirituali sovraccaricati, i teologi dotati di museruola, i laici privati dei diritti, le donne discriminate, le iniziative popolari dei sinodi nazionali e delle chiese ignorati. E poi ancora scandali sessuali, divieti di discussione, dominio liturgico, divieto di predica per i teologi laici, esortazione alla denuncia, impedimento dell’eucarestia. Di tutto questo è forse colpevole «il mondo»”? Anche una certa parte della stampa internazionale si è soffermata sulle debolezze di questo papato. Per esempio “El País” scrisse immediatamente dopo la morte del papa: “Apparentemente, Papa Giovanni Paolo II, che ha lottato attivamente per far finire la guerra e la repressione, è un simbolo di speranza per tutti quelli che desiderano la libertà. In realtà, il suo mandato antiriformista ha fatto piombare la Chiesa cattolica in una crisi di credibilità storica. La Chiesa cattolica è in una situazione disperata. Il Papa è morto e merita tutta la simpatia del mondo.
Ma la Chiesa deve andare avanti e, di fronte alla prospettiva dell’elezione di un nuovo Papa, necessita di una diagnosi, di un’analisi senza fronzoli e dal di dentro. Della terapia si parlerà più avanti. Molti si sono stupiti di fronte alla resistenza del capo della Chiesa cattolica, quest¹uomo così fragile, parzialmente invalido che, nonostante tutte le cure, quasi non riusciva a parlare. E’ stato trattato con una venerazione che mai si sarebbe dedicata al presidente degli USA o ad un cancelliere tedesco in una simile situazione. Altri, invece, si sono sentiti ingannati da un uomo del quale hanno pensato che è rimasto aggrappato caparbiamente al suo posto e che, invece di accettare una via cristiana verso l’eternità, ha utilizzato tutti i mezzi a sua disposizione per mantenersi al potere in un sistema fondamentalmente antidemocratico. Perfino per molti cattolici, questo Papa che, al limite delle sue forze fisiche, si è rifiutato di abbandonare il potere, è il simbolo di una chiesa fraudolenta che si è calcificata e diventata senile dietro la sua splendente facciata”. A conclusione, senza paura di essere smentiti possiamo dire: “Il potere non abbandonato da papa Giovanni Paolo II è stato abbandonato dal suo più stretto collaboratore e successore Benedetto XVI. A Papa Francesco restano i ruderi di una Chiesa che egli cerca in tutti i modi di restaurare”. Ai devoti di S. Giovanni Paolo e ai sostenitori del papa teologo Benedetto, alcuni dei quali lottano contro papa Francesco si può dire: “fate lavorare in pace il vescovo di Roma e come spesso chiede anche a voi: pregate per lui”.