Perchè l’hai fatto Andrea?

di ANDREA FILLORAMO

Allego al presente due email del prof. Salvatore Ruggiano, inviatemi a commento degli ultimi miei articoli su IMGPress, che non intendo commentare, dato che in esse vengono richiamate in causa persone, alle quali non posso e non devo sostituirmi e che senz’altro leggendole, se vogliono, possono personalmente intervenire. Vengono anche sollevati problemi che non tutti sono di facile e immediata soluzione, che altri devono affrontare. Leggendo attentamente i contenuti delle due email mi sono convinto ancora una voltache, a partire dal Concilio Vaticano II, la Chiesa non è solo gerarchia, ma è innanzitutto “popolo di Dio”, “communio fidelium” e che l’azione laicale non si riduce a una semplice supplenza o collaborazione e di questo compito il professore si fa carico. Le email mi hanno fatto pensare che l’azione laicale nasce dalla corresponsabilità, dall’esercizio attivo dei ministeri propri nella pastorale e che, per la Chiesa non vale più la prassi che “i panni sporchi si lavano in famiglia”.

Salvatore Ruggiano scrive: Caro Andrea, a parte la tua analisi obiettivamente senza infamia, ma cum laude, resta sempre quel fatto che nella nostra chiesa manca la voce del 98%, che, anche se si esprime, non ha voce. Il vescovo di Roma, il vescovo di Messina, non possono, oso dire, non devono "fare" la Chiesa, ma esserne sorveglianti, guide, testimoni di fede e chiedere la collaborazione vera e corresponsabile dei laici, non soltanto dicendo: pregate per me. Quando furono riproposti i ministeri di fatto, il clero "dei filatteri e delle frange" disse: ora vengono a comandare loro (riferendosi ai diaconi). Questi furono subito dirottati nello spazio liturgico a fare bella presenza all’altare, o il ministro in bella vista! Un contentino, purché fuori dal "potere". Ovviamente non mi riferisco alla mia parrocchia che ho frequentato per 32 anni, fino al 2015. Allora non piacque alla comunità la non-scelta del vescovo di allora, che lasciò ancora un parroco quasi novantenne a tenere una chiesa aperta un’ora al giorno, per non affidare al suo facente funzione di vice, quel compito, nonostante le centinaia di firme presentategli con la allegata richiesta. Quando ne parlai al giovane vicario del vescovo mi disse in dialetto "sì, va bene, ora venite voi a comandare…". Si riferiva al popolo che, da secoli non conta un piffero nella gestione della Chiesa, e a Messina in particolare. C’è una gerarchia che vuole andare a sbattere contro il muro che si è fabbricato. (…….). Ho fatto richiesta al giovane vice di S. Elena, padre Giovanni, di fissarmi un appuntamento col vescovo. E’ già passato quasi un mese! Sta per uscire un mio libro "santi subito …qui". Non c’è niente di nuovo per te, se non le mie riflessioni. Solo un modo, spero, di riflettere insieme al nostro popolo a cui desideriamo appartenere, la Chiesa universale di Cristo, cercando di far fruttare quel talento che Dio ci ha dato dalla nascita, nonostante l’impegno da parte di tanti a farcelo sotterrare!

Salvatore Ruggiano: Pazienza! Cominciamo da quello che hai scritto, l’arcivescovo Accolla è un uomo di grande esperienza, che sta facendo un buon lavoro, ma c’è sempre "quel" prete insoddisfatto e brontolone che l’arcivescovo sarà in grado di far ravvedere. Embè? Esci dal vago e indica tu una cosa per cui possiamo dire che questo arcivescovo, simpatico, alla mano, sta cambiando, anzi, rinnovando la chiesa di Messina. Resto in trepida attesa anche della risposta del suo segretario alla mia richiesta di un appuntamento col vescovo. Gli parlerò del Matteotti, per esempio, di una cappella, considerata bene pubblico sotto la protezione delle Belle Arti, ridotta a deposito di materiale edilizio delle costruende case popolari da parte del Comune. Gli parlerò delle sessanta famiglie in un’area già sovrappopolata, con l’inserimento di famiglie Rom, e i fedeli che frequentavano quella Cappella da 80 anni, buttati fuori, accolti per 6 anni in un asilo; espulsi anche da lì ed ora non si sa a quale parrocchia appartenga questa enclave di cento famiglie, più le sessanta in arrivo. Si sono avvicendati suore, sacerdoti come padre Oliveri, Malfi e poi vari Gesuiti, Comboniani, ecc. Sono stato mandato dal parroco come accolito, animatore di carità, liturgia e catechesi per 25 anni…. Ma poi ci sono i temi insoluti da sempre: i laici, i poveri, i fedeli collaborano alla vita della loro comunità, si sentono comunità, ne sono corresponsabili? O c’è il solo uomo solo al comando, per cui quando arrivarono i diaconi, paventando la perdita di potere (clericale) o il doverlo condividere, fecero cartello e ritagliarono ai quasi-preti una fettina di "potere liturgico". Nel mio libro "santi subito…qui" elencando martiri, santi, testimoni di fede nel corso di vari secoli prendo lo spunto per parlare della chiesa di oggi dove è sempre aperta la "corsa" alla santità, ma partendo ognuno di noi da qui, da ora, e non facendo il tifo per la santità subito di altri. Chiaro il concetto?