Mondo segreto: sessualità e indagine sul celibato

di ANDREA FILLORAMO

Sesso e denaro: sono questi, tenendo conto di quanto quasi quotidianamente leggiamo nella Rete, gli scogli contro i quali spesso “cozzano” i preti. Cominciamo dal sesso. Richard Sipe nel suo libro “Mondo segreto: sessualità e indagine sul celibato” conduce una approfondita analisi scientifica del comportamento sessuale dei preti cattolici. Analizza 1500 interviste, da cui risulta che il 6% dei preti ha rapporti con minori, il 20-25% frequenta sessualmente donne e il 15% uomini e scrive: “Ho fiducia in Francesco, ma temo che gli scandali sessuali e i connessi problemi irrisolti della Chiesa porteranno, nel lungo periodo, alla sua distruzione. Abbiamo i banchi delle chiese vuoti, la domenica. Vi siete mai chiesti perché? Gli insegnamenti dottrinali sono troppo rigidi, vanno contro la nostra inclinazione, quello che la nostra natura ci insegna e ci mostra. Viviamo in una ricerca continua di affetto, amore e relazioni. Anche sessuali. Ma la Chiesa è l’esatto opposto. O cambia o si distruggerà con le proprie mani”.
E’ certo che l’allarme di Sipe non può essere inascoltato. Se è così, cerchiamo, nel nostro piccolo, di fare alcune considerazioni.
Partiamo innanzitutto dal fatto che gliscandali legati al disordine sessualedei pretisono indubbiamente sempre da deprecare, ma forse dovremmo serbare un filo di pietà nei loro confronti sepensiamoa quella che è stata la loro vita adolescenziale e giovanile, alla qualenel passato,durante i lunghi anni di seminario, essi sono stati costretti. Quello del seminario era allora e forse lo è ancora,infatti, unambiente asfittico, solo maschile dove predominava la misoginia,un ambienteche si riteneva idoneo per la preparazione a una scelta di vita che, “opelegis”, doveva esserenecessariamente celibataria.
Da tale esperienza discendono:un notevole ritardo nella maturazione personale,un’accentuata insicurezza,chesi estende a macchia d’olio a numerosi ambiti della loro vita e che tende a durare nel tempo,una fragile identità sessuale, che può trascinarsi nella vita intera.
Di questi, “limiti” oggi i preti nonamano parlare, forse perché non tutti se ne rendono pienamente conto.“Parlano”, però, le diverse manifestazioni disturbanti, quali: un’insofferenza diffusa, una solitudine esistenziale, le molte difficoltà nelle relazioni sociali. Sappiamo quali sono o possono essere le conseguenze ma a esse non si pensa. Non si pensache le pulsioni sessuali represse, alle volte possono (dico: possono e non debbono) trovare altre strade e indirizzarsi verso gli elementi fragili più disponibili, come sono i bambini ed ecco la pedofilia clericalee anche verso alcune donne più deboli. Ma non sono solo queste le carenze dei preti. Ci sono, infatti, mancanze molto legate allo spregiudicato e illecito uso di denaro, ai privilegi, alla collusione con i politici, sempre disponibili a “dare” per “avere”. Non mancano, pertanto, quelli pronti a condannare dall’altare la donna che interrompe o è costretta dalle circostanze a interrompere la gravidanza ma tacciono di fronte alla ricchezza da loro stessi o dai propri confratelli esibita, alle alleanze politiche e ai silenzi complici, dei quali non possono fare a meno.
Vittime di questi preti o vescovi sono, purtroppo, sempre i poveri defraudati del denaro che a loro dovrebbe essere destinato, costretti talvolta a vivere senza un reddito, senza una casa, in fatiscenti baracche, mentre loro con la fiscalità pubblica esigono la costruzione di chiese, di canoniche o di inutili campanili.
Prima che la profezia di Sipe, forse troppo pessimistica, si avveri, è, quindi, necessario mettere mano coraggiosamente alla “ristrutturazione" della figura del prete-pastore, “desacralizzandolo”, “declericalizzandolo”, restituendogli, cioè, quell’umanità “rubata” da chi l’ha reso più “monaco” che “prete”.