Acclamate Dio con grida di gioia

Dal Salmo 47
Ascende il Signore tra canti di gioia.

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.

di Ettore Sentimentale

Il ritornello di questa selezione salmica – operata con cura – ci proietta nel clima liturgico della solennità dell’Ascensione. Il testo in oggetto è un inno alla regalità del Signore che “tutti i popoli” sono invitati a riconoscere. Tale sollecitazione è formulata, per la precisione, con in verbi all’imperativo: “cantate, gridate di gioia, battete le mani, acclamate con giubilo”.
Il contesto originale del salmo è sicuramente di natura liturgica e – stando al versetto centrale – si potrebbe pensare (tenuto conto dell’insistenza delle acclamazioni e dei canti di gioia, del suono della tromba…) alla cerimonia che accompagna il passaggio in processione dell’arca nel tempio, ove Jahweh siede come re sul suo trono.
L’esordio del salmo descrive già la “motivazione” di tale esultanza debordante: “perché terribile è il Signore, l’Altissimo, re grande su tutta la terra”. Simile motivazione viene poi ripresa quasi in chiusura: “Perché Dio è re di tutta la terra”.
Vorrei riprendere brevemente questi titoli che in un certo senso si equivalgono.
“Terribile” è da intendere in senso di “tremendo”, cioè una realtà che incute “timore”, perché così il Signore si è rivelato attraverso i numerosi interventi a favore del suo popolo contro le potenze straniere. Israele, pur essendo incastonato fra l’Egitto e l’Impero babilonese (oggi diremmo due superpotenze), ha sperimentato lungo il corso dei secoli il coinvolgimento divino contro i potenti e i prepotenti.
Il salmista definisce Dio come “l’Altissimo” (titolo molto comune nei salmi) e grande re”, perché a Lui appartengono tutti i regni.
L’autore del carme ci offre una delicata immagine anche sullo “stile” della lode: va fatta “con arte”. Chiaro riferimento alla necessaria preparazione di ogni liturgia, non per farne uno spettacolo, ma per trovare un codice comune di comunicazione che coinvolge tutti i partecipanti.
Nel nostro caso (Ascensione) si tratta di contemplare l’elevazione di Cristo alla destra del Padre per essere insignito della stessa regalità di Dio sul mondo.
Davanti a ciò, anche noi – fatti voce del creato – cantiamo
“A colui che siede sul trono e all’Agnello
lode, onore, gloria e potenza,
nei secoli dei secoli” (Ap 5,13).