La voce del Signore è sopra le acque

Dal Salmo 29
Il Signore benedirà il suo popolo con la pace.

Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo.

La voce del Signore è sopra le acque,
il Signore sulle grandi acque.
La voce del Signore è forza,
la voce del Signore è potenza.

Tuona il Dio della gloria,
nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!».
Il Signore è seduto sull’oceano del cielo,
il Signore siede re per sempre

di Ettore Sentimentale

Secondo molti studiosi, questo inno alle forze della natura – originariamente di impronta “paganeggiante” – è stato inserito nel salterio (e pare che sia uno dei più antichi poemi, risalente verosimilmente all’inizio della monarchia) dopo essere stato “riletto” in chiave religiosa.
Si spiega così l’esordio solenne e impegnativo del salmo nel quale l’autore coinvolge immediatamente “i figli di Dio” (in una versione alternativa potremmo anche dire “dèi del cielo”, cfr. Mario Cimosa, Mia luce e mia salvezza è il Signore, LEV 2004, 249).
Dopo il debutto “della lode cosmica”, la nota più caratteristica è data – come accennato -dalla rilettura biblica dei fenomeni naturali (tuoni, fulmini, uragani, etc…) visti come manifestazioni esterne della “voce del Signore” (QolAdonaj). È come se Dio parlasse, si manifestasse attraverso i suddetti eventi naturali (talvolta catastrofici).
La fede del salmista proclama che Dio gestisce questi fenomeni: tutto è sotto il Suo controllo, anzi attraverso queste manifestazioni il Signore dà voce alla sua “maestà” e “potenza”.
Se la liturgia ci avesse offerto l’intero testo del salmo, avremmo notato una particolare litania, ritmata dal ritornello “la voce del Signore”, espressione che scandisce anche il nostro oculato “ritaglio”.
Per gli ebrei la “voce del Signore” è risuonata principalmente nella teofania del Sinai, nella quale affondano le radici le famose dieci “parole” (i comandamenti).
La lettura cristiana di questo salmo ci è offerta soprattutto dall’Apocalisse (capp. 7 e 10), mentre mi sembra alquanto azzeccata e suggestiva la scelta operata dalla Chiesa che ci fa cantare tale inno in occasione della liturgia domenicale di domani, Battesimo del Signore.
Nel Vangelo di Matteo (3,17), proposto alla meditazione dei fedeli per questa Festa, leggiamo infatti: «Ed ecco una voce dai cieli diceva: “Questi è il mio figlio diletto, nel quale mi compiaccio”».
Gesù, figlio diletto e volto autentico del Padre, ha dato voce all’iniziativa divina immergendoci nel mare sconfinato della misericordia paterna.
E noi, “figli nel Figlio diletto”, dobbiamo dar voce con la nostra vita a colui che siede sul trono (la croce) della gloria.